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Il telecinema

Fare telecinema di film 8 mm e super 8

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telecinema

I telecinema di Milano: com’era la città ai tempi dei film 8 mm e super 8

Milano è la città Italiana che nel ‘900 ha avuto la più alta concentrazione di registi amatoriali.

Dagli anni ’30 agli ’80, i filmati non professionali venivano immortalati su tipi di pellicole:

  • 8 mm (dal 1932 ai primi anni ’70)
  • super 8 (dal 1965 alla metà degli anni ’80).

più raramente, in 16 mm (dal 1925 in poi).

Per lavoro mi occupo di telecinema, ovvero trasferisco film analogici in digitale. Comprando filmati in tutto il mondo ho messo in piedi un archivio storico con il quale fornisco documentari e programmi televisivi. Se, come me, amate la storia, potete vedere il migliaio di film della mia collezione in questo mio sito in inglese.

Dopo aver avuto tra i miei clienti la BBC, Netflix, Prime Video e praticamente tutti gli altri più importanti produttori di contenuti al mondo, ho deciso di mettere a disposizione l’esperienza che ho maturato a tutti coloro che vogliono salvare i loro ricordi di famiglia.

Sarà una questione statistica legata al fatto che Milano e il suo hinterland rappresentano l’area metropolitana più popolosa d’Italia. Sarà magari per il fatto che girare film 8 mm è stata un’attività molto costosa e Milano è storicamente il capoluogo della regione più ricca d’Italia, o sarà proprio per il fermento culturale che ha sempre caratterizzato la città, ma la maggior parte dei clienti che oggi si rivolgono a me provengono proprio dall’area milanese, e in questa pagina, oltre a dimostrare la qualità del mio sistema di restauro, volevo omaggiare alcuni dei luoghi che negli anni hanno fatto da sfondo ai film amatoriali girati in città.

Il mio archivio di film storici: la Milano dei telecinema

Prima solo per passione e poi anche per lavoro, una decina di anni fa ho creato il mio archivio di film 8 mm, super 8 e 16 mm. Nella maggior parte dei casi, si tratta di pellicole girate da registi non professionisti che documentano le città in un’epoca in cui la ripresa video, a differenza di oggi, era un hobby per pochi. Essendo queste pellicole girate durante viaggi effettuati da turisti, c’è molta fatica da parte mia a trovarne di ambientate a Milano, perché la città negli scorsi decenni non era una meta per milioni di visitatori da tutto il mondo come lo è oggi.

La mia collezione, piuttosto, è piena di filmati ambientati a:

  • Roma
  • Firenze
  • Venezia

che per molti anni sono state, di gran lunga, le tre mete turistiche più visitate d’Italia. Ciò non toglie che tra gli oltre 1000 film della mia collezione ci sia qualche perla ambientata a Milano.

Il film inedito di Milano durante la guerra

L’Italia entrò in guerra il 10 giugno 1940, quando Mussolini annunciò a una piazza Venezia esultante che saremmo scesi in campo a fianco della Germania in una guerra che, in quel momento, sembrava già avviata verso un finale scontato. Le cose poi sono andate molto diversamente, ma il motivo per cui cito questo evento non è parlare di un evento storico del quale non ho sufficienti competenze per aggiungere qualcosa di interessante, ma per mostrare il telecinema di un filmato inedito 16 mm della mia collezione che ritrae Milano nel 1941:

Se posso dare una mia modesta opinione da persona che la guerra, per fortuna, l’ha solo studiata nei documentari e nei libri di scuola, colpisce il vedere la Milano inaspettatamente serena che traspare dalle immagini di Piazza Duomo e della Stazione Centrale ma, lo ripeto, non sono qui per dare una visione alternativa della storia, per quanto i film amatoriali, essendo girati in piena libertà, riescono sempre a mostrare una prospettiva delle cose diversa da quella dei film istituzionali.

Il dato di fatto è che il 1941 fu l’unico anno di guerra in cui Milano non venne bombardata e questo senz’altro influisce sull’umore delle persone riprese da quello che credo fosse un soldato tedesco, o quanto meno una persona proveniente da un Paese di lingua tedesca. Questo lo posso dire con certezza non tanto perché ho acquistato qualche anno fa il film in Germania, come è effettivamente successo, ma perché la bobina reca la scritta Mailand ed è parte di una coppia di film 16 mm, il secondo dei quali è girato a Venezia, tipica abbinata turistica dell’epoca per chi arrivava in Italia via terra, considerato che i viaggi commerciali in aereo ancora non esistevano.

Come ho fatto a sapere di che anno è?

In questo caso ammetto di essere stato fortunato, perché all’inizio delle riprese, in una parte che ho tagliato, c’era un titolo con scritto 1941 e se non ci fosse stato, vista la relativa tranquillità che traspare dalle riprese avrei detto che erano i tardi anni ’40, ugualmente difficili visti i danni della guerra, ma nei quali le persone almeno potevano girare per strada senza la paura che piovessero bombe.

Visto però che, anche in presenza di un titolo, non sarebbe stata la prima volta che un’indicazione del genere si fosse rivelata errata, a ulteriore conferma che il periodo è quello giusto ho fatto un controllo incrociato sul modello di autobus che si vede all’inizio del girato e ho avuto la conferma che è tutto coerente. Compreso il grigiore della facciata del Duomo, che è tipico di quell’epoca in cui i monumenti non venivano restaurati così di frequente.

I filmati degli aeroporti di Milano: Linate e Malpensa

Da quando ho fondato la mia Attività, ho digitalizzato migliaia di pellicole. Più di 1000 appartengono alla mia collezione personale e sono in parte film orfani (che quindi non hanno un autore conosciuto, per quanto io faccia di tutto per trovarlo) e in parte sono stati girati da registi amatoriali che me li hanno ceduti con tanto di liberatoria scritta. O, quanto meno, l’hanno fatto i loro eredi.

Una cosa che colpisce chi come me è nato negli anni ’70 dello scorso secolo, e quindi ha vissuto pienamente l’epoca delle compagnie low cost che hanno reso il viaggiare in aereo qualcosa di molto simile al prendere un autobus, è quanto gli aeroporti all’epoca fossero considerati dei luoghi avveneristici, e come tali andassero obbligatoriamente ripresi da chi portava in viaggio la sua cinepresa 8 mm. Un po’ come, forse, accadrà a breve con i viaggi turistici spaziali, e magari gli uomini del XXII secolo si stupiranno del perché eravamo così esageratamente interessati a riprendere le stazioni di lancio.

Il primo film degli aeroporti di Milano che ho acquistato, documenta un viaggio in aereo di un turista inglese da Londra a Roma, con l’aeroporto di Malpensa a fare da scalo tecnico tra le due città.

Inutile dire che all’epoca l’aeroporto di Malpensa, di cui nel filmato si vede la pista e l’esterno del terminal, sono irriconoscibili rispetto ad oggi. A conferma che il mondo e i trasporti oggi sono completamente diversi, si pensi che nel 1955 i passeggeri a Milano Malpensa erano 255 mila, contro i 24 milioni del 2018 (94 volte di più).

Questo qui sotto invece, è ambientato a Linate ed stato girato da un regista amatoriale che citerò ancora in questa pagina. Carlo Casu, classe 1938, con la sua cinepresa super 8 ha ripreso la città negli anni ’60 e ’70, con una qualità notevole, se si considera che non era un professionista.

Come è facile vedere dalle riprese, all’epoca l’aereo era un mezzo di trasporto elitario e i nonni la domenica mattina accompagnavano i nipoti ad ammirare la pista di atterraggio :

Piazza Duomo e Galleria Vittorio Emanuele II

Quando si parla di film turistici amatoriali, i soggetti più comuni sono di gran lunga i simboli del luogo che si visita. In una città, all’epoca, povera di visitatori, un simbolo importante come il teatro Alla Scala, per esempio, non l’ho ancora trovato immortalato, nonostante la vicinanza con Piazza Duomo. Questo succede, anche per il fatto che le pellicole erano molto costose. Per motivi anagrafici, il ricordo personale che ho è del 1998, quando 3 minuti e 20 secondi di film super 8 costavano 35 mila lire.

Riprendere dell’epoca era un’altra cosa rispetto ad oggi quando, visto il venir meno del costo del supporto di registrazione, è diventato fastidiosamente prolisso farlo (opinione personale, scusate).

Nei due telecinema di Milano che potete vedere qui sotto, datati 1958 e 1981, il centro è il protagonista assoluto:

Nel primo caso, a dire il vero, ci sono anche il Cimitero Monumentale, Parco Sempione e il Castello Sforzesco, per quanto molto di sfuggita.

Nel secondo, girato da un turista francese nel 1981 (in primavera-estate a giudicare dall’abbigliamento) c’è solo Piazza Duomo e Galleria Vittorio Emanuele II.

La grande Inter

Gli anni ’60 sono stati una grande epoca per la Milano del Calcio, con 4 Coppe dei Campioni vinte, 2 dal Milan (1963 e 1969) e 2 dall’Inter (1964 e 1965) e 6 scudetti.

Il filmato inedito qui sotto è stato girato con una pellicola 8mm nell’aprile 1967 e ritrae il dietro le quinte della trasferta dell’Inter a Sofia per la semifinale di Coppa dei Campioni contro il CSKA.

Si vedono le persone che hanno fatto grande l’Inter di quell’epoca, e non solo: il Presidente Angelo Moratti e il figlio Gian Marco, l’Avvocato Peppino Prisco, Mister Helenio Herrera, giocatori come Giacinto Facchetti, Sandro Mazzola, Luis Suárez, Tarcisio Burgnich, Mario Corso, Armando Picchi e Jair, e una schiera di giornalisti al seguito dove si riconoscono, tra i tanti, Gianni Brera e Aldo Biscardi.

Un altro calcio, senza dubbio:

Nell’immagine qui sopra, al centro il Presidente Angelo Moratti, con Helenio Herrera a destra e a sinistra, di spalle, l’Avvocato Peppino Prisco. Al centro, sullo sfondo, Mariolino Corso, bandiera dell’Inter di quell’epoca e, negli anni ’80, anche allenatore della stessa Inter.

Tre anni prima l’Inter, da Campione uscente d’Europa, il 3 dicembre 1964 volava a Bucarest per affrontare la Dinamo negli Ottavi di ritorno di Coppa dei campioni, forte del 6-0 di San Siro all’andata. La formazione di quella partita era: Sarti, 
Burgnich

,
 Guarneri

,
 Malatrasi

, Picchi, Bedin

, Tagnin

, Corso

, Domenghini

, 
Gori

, Joaquín Peiró
. Finirà 0-1 con gol di Domenghini.

Qui sotto il video del dietro le quinte di quella trasferta dove si vedono i protagonisti dell’epoca: l’Avvocato Peppino Prisco, Vicepresidente, Erminia Cremonesi (moglie del Presidente Angelo Moratti e, a detta di molti, la persona che gli trasmise la passione per l’Inter), i giocatori Armando Picchi (il capitano) e Mario Corso.

Lo zoo di Milano

I film 8 mm e super 8, se li si analizza con un occhio un po’ meno superficiale di quello che un’epoca di video straripanti in tutte le forme ci porta ad avere, possono descrivere molti aspetti di un’epoca.

Mi spiego meglio. Per il mi archivio storico, in questa fase, cerco principalmente filmati che mostrano i luoghi, perché descrivono il cambiamento di queste più di mille parole. In Italia fino al 1975 c’erano solo due canali televisivi, quindi di città importanti, che non siano Roma e Milano, c’è poco a livello di video di quegli anni e io, salvando i filmati amatoriali dal cestino nel quale finiscono di solito dopo i lasciti ereditari, contribuisco a preservare la storia che questi hanno immortalato.

Uno dei miei sogni, attualmente in naftalina perché non è ben chiaro se la mia idea è realizzabile per motivi di tutela della privacy, è descrivere quel mondo che non esiste più attraverso la documentazione degli eventi privati, perché sono fortemente convinto che sia con i pranzi di Natale o con le immagini all’uscita dei bambini dalle Chiese dopo le Prime Comunioni che si capisce un’epoca, magari semplicemente dal modo di vestire e di comportarsi delle persone.

Proprio perché il mondo è cambiato, non immaginate quanti filmati di nuvole riprese dal finestrino dell’aereo io debba invece sorbirmi, in anni in cui volare era qualcosa di straordinario e come tale andava documentato, a differenza di quanto accade oggi quando un biglietto di una compagni low cost costa meno del viaggio in autobus dall’aeroporto al centro, e anche persone come me che non amo l’aereo, sono già abbondantemente al di sopra dei 100 voli effettuati.

In un’epoca in cui i documentari ambientati nella Savana di certo esistevano, ma non si vedevano a tutte le ore del giorno in televisione come accade oggi, gli zoo erano un altro luogo delle meraviglie, e che come tale andavano ripresi.

Lo zoo di Milano, a giudicare dalla quantità di telecinema che ho effettuato per i miei clienti, è paradossalmente il posto più ripreso della città. Come è ovvio, i film che non sono di mia proprietà non mi sognerei mai di pubblicarli, e tanto meno di guardarli più di quello che mi è consentito per verificare se il lavoro che ho svolto è allo stato dell’arte, ma sono riuscito a trovare anche un filmato del 1964 ambientato proprio allo zoo dei Giardini Pubblici di Porta Venezia.

Il proprietario, come nel caso degli altri film pubblicati in questa pagina, mi ha dato autorizzazione scritta a donarlo al mondo:

Fatto salvo per l’inizio, ambientato anche nei dintorni di Piazza Duomo e di Palazzo Dugnani, le immagini sono un trionfo di bambini milanesi divertiti dalla visita. Oggi quegli stessi bambini sono probabilmente nonni, ma non essendoci più lo zoo (è stato chiuso nel 1991) hanno altri luoghi in cui andare con i loro nipoti.

Questi 4 filmati di Carlo Casu invece lo documentano dal 1969 e al 1973:

I giardini di Porta Venezia

Lo zoo di Milano chiuse nel 1992. Era situato, ed è tutt’ora visibile attraverso i ruderi che ne rimangono, in quelli che all’epoca si chiamavano Giardini Pubblici di Porta Venezia e oggi si chiamano Giardini Pubblici Indro Montanelli, perché il giornalista, come tanti Milanesi, ci amava andare.

A testimonianza di quanto la città li abbia sempre amati ho restaurato questi due filmati, datati 1969 e 1973, che documentano il trenino dei giardini, ovvero un treno in miniatura nel quale intere generazioni di bambini di Milano sono saliti, e una classica domenica di inverno dei primi anni ’70 in cui le famiglie approfittavano delle giornate di sole per passeggiare senza pensieri, nonostante il clima dell’Italia e della città, in quegli anni, non fosse dei migliori, tra terrorismo e criminalità.

Parco Lambro

Le città di ogni luogo del mondo cambiano. La linea dell’orizzonte, dove qualche decennio prima si stagliava al massimo qualche raro grattacielo, col tempo si infittisce, e luoghi che prima esistevano spariscono. Alcuni lasciando solo i rimpianti della propria gioventù, come lo zoo, nel caso di Milano. Altri scorci iconici, che in rete, dove in genere si trova di tutto, si fanno anche fatica a trovare sotto forma di foto.

Forse non tutti sanno che… il Parco Lambro aveva un lago, dove i ragazzini pescavano. A giudicare dalle immagini qui sotto che lo ritraggono prima rigoglioso e poi desolatamente asciutto, deve essere sparito tra il 1971 e il 1972, ma i Milanesi che c’erano all’epoca sapranno sicuramente essere più precisi di me:

O luoghi temporanei, che magari esistono tutt’ora, come i mercatini di Natale, che però nel 1972 erano completamente diversi rispetto ad oggi, non tanto per le bancarelle, ma per il modo di essere delle persone che li popolavano:

La Stramilano

Dal 1972, ogni anno, nei giorni in cui si passa dall’inverno alla primavera, i Milanesi che amano correre, o più verosimilmente camminare veloci, trovano nella Stramilano un evento collettivo che unisce migliaia di persone che una domenica mattina vivono la città percorrendone le strade.

Da un balcone di Corso Buenos Aires, non lontano da Piazzale Loreto , Carlo Casu ha ripreso l’edizione 1978:

La Fiera campionaria

Milano è sempre stata la Capitale economica d’Italia e, in quanto tale, ha ospitato le più importanti manifestazioni fieristiche del nostro Paese. Oggi la Fiera di Milano è a Rho perché, seguendo una tendenza in atto dappertutto, i padiglioni fieristici tendono ad essere spostati verso la periferia, come in qualche modo era già successo negli anni ’30, quando la Fiera traslocò dai Bastioni di Porta Venezia al Portello.

Successivamente, fino al 2006, la Fiera Campionaria si è svolta infatti dove oggi c’è City Life. Erano gli anni in cui le aziende spesso portavano il nome del loro fondatore e tra i padiglioni fieristici giravano quasi esclusivamente uomini in giacca a cravatta.

Questi due filmati 8 mm e super 8 sono stati girati il primo, probabilmente, nel 1953 e il secondo nel 1969, quindi dal punto di vista storico: prima e dopo il boom economico.

Gli scioperi degli anni ’60

La seconda parte degli anni ’60 è stato un periodo di conflitti, a volte pacifici e a volte violenti. Da fornitore di video storici a documentaristi, una delle richieste più comuni che mi vengono fatte è quella relativa a immagini delle manifestazioni degli studenti a Parigi nel ’68 o dei vari movimenti per i diritti civili negli USA nello stesso periodo. Purtroppo non ho né le une né le altre, per quanto la buona diffusione dei film 8mm all’epoca implica che queste ci siano da qualche parte, anche se non è facile trovarle.

Il filmato qui sotto è ambientato a Milano, in particolare nella zona di Piazza della Scala dove aveva sede all’epoca la Banca Commerciale Italiana (nel palazzo che oggi ospita le Gallerie di piazza della Scala). Le immagini ritraggono uno sciopero di bancari che, da ricerche che ho effettuato, dovrebbe essere avvenuto il 7 novembre 1969.

Da notare che circa un mese dopo una bomba scoppierà presso la sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, non lontana dai luoghi dove si svolge la manifestazione.  Mette i brividi pensare che tra le persone che si vedono nel video è probabile che qualcuno abbia poi perso la vita nell’attentato.

Tra l’altro lo stesso giorno, proprio nella Banca Commerciale che si vede nel filmato, fu piazzato un ordigno altrettanto potente che, grazie al cielo, non esplose, evitando decine di morti.

Il telecinema di Monza

La Provincia è stata raramente il soggetto di film 8 mm e super 8. Anche quella, all’epoca, di Milano (Monza ne ha fatto parte fino al 2004, quando è diventata autonoma).

O meglio, di registi amatoriali nei centri più piccoli ce n’erano, come, quanto meno nei Capoluoghi, c’erano anche i cineclub. Il problema è che stando lontani dalla città, in tempi comodi come quelli che viviamo oggi, al lascito generazionale delle bobine, spesso, quei tesori di storia vanno persi. Di conseguenza si fa anche molta fatica a trovarne e a renderli disponibili alla collettività.

Questo è ancor più preoccupante se si pensa che fino al 1975 in Italia c’erano solo due televisioni, RAIUNO e RAIDUE, quindi i film 8 mm e super 8 sono gli unici che hanno documentato la Provincia italiana di quegli anni.

Il telecinema che ho fatto qui sotto è relativo a un filmato girato a Monza il 15 settembre 1963. Contrariamente agli altri a cui, nella maggior parte dei casi, a malapena si riesce a dare con precisione una data a livello di anno, qui c’è anche un mese e un giorno, perché documenta un evento sportivo, ovvero il Gran Premio di motociclismo. Che io sappia, queste è l’unico video (quantomeno tra quelli pubblici) di quel giorno.

La prospettiva da cui si vede la corsa e è la stessa che si aveva stando lì in mezzo a meccanici e piloti, a differenza delle riprese ufficiali:

Dall’immagine qui sopra capirete perché oggi i box vengono chiamati “muretto”.

Perché è importante digitalizzare i film 8 mm e super 8 oggi

L’attuale tecnologia, a differenza di quella di anche solo 10 fa, ha raggiunto il massimo della qualità che i supporti 8 mm e super 8 possono consentire. Chi ha trasferito tali pellicole negli anni 90 e 2000, usando per questo nastri VHS e DVD, ha degradato la loro qualità originaria, a favore della comodità di consultazione, visto che proprio VHS e DVD, per essere guardati, non richiedevano l’utilizzo di scomodi e rumorosi proiettori.

Nei film 8 e super 8, oltre ai ricordi di famiglia che se andassero rovinati non sarebbero in nessun modo recuperabili, c’è un patrimonio storico su cui nemmeno i film professionali della stessa epoca possono contare. In quelle pellicole amatoriali c’è la vita reale dell’Italiano medio e, da creatore di un archivio, so perfettamente quanto alto sia il rischio che tale tesoro vada perso a causa della difficoltà di riprodurli, a oltre 30 anni dall’uscita di produzione dell’ultimo proiettore per pellicole.

Ecco perché ho messo in piedi un telecinema tecnologicamente avanzato dove la qualità di visione è all’altezza della storia che nei film 8 mm e super 8 è conservata.

Attenzioni infatti ad una cosa:

Non è vero che i telecinema sono tutti uguali.

Non sono io a dirlo, ma lo dice il filmato qui sotto, che vi invito a guardare. Da una parte il mio sistema di restauro, frutto di investimenti e di anni di prove per arrivare alla qualità di restauro più alta possibile, dall’altra il laboratorio medio che offre i suoi servizi sul mercato:

Se volete ulteriormente approfondire il discorso sulla qualità, vi invito a visitare questa pagina dove spiego tutto.

Le mie sono sicuramente le parole di un appassionato che sulla sua passione ha costruito un’attività, grazie alla quale ha fornito filmati d’archivio a decine di produzioni in tutto il mondo. Ma al di là del mio giudizio interessato, rivolgersi a un laboratorio professionale per salvare i propri ricordi, considerando che non esiste nessuna tecnologia in grado di trasformare il filmato che sopra vedete sulla destra in quello di sinistra una volta digitalizzato, è la spesa più sensata che potete fare.

Se avete dei film 8 mm, e non volete dare in mano i vostri ricordi a gente che non li rispetta, potete contattarmi con il modulo qui sotto. Prima di farlo, se vi va, potete consultare il mio listino.

Daniele Carrer

Daniele Carrer di fronte al suo scanner per il telecinema e al computer durante la fase di restauro dei film

Chiunque sia interessato a digitalizzare i suoi film 8 mm e super 8 con il mio telecinema può contattarmi usando il modulo qui sotto.

Non sono a Milano, ma in Veneto. Grazie ad internet però, corrieri come spediamo.it per solo 7 euro vengono a casa vostra a ritirare le pellicole e ve le riportano, senza nemmeno la perdita di tempo di dover uscire.

Con le migliaia di bobine che ho ricevuto nel mio laboratorio non ho mai avuto un solo problema di consegna.

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    Telecinema: vi spiego perché sono quasi tutte fregature

    Quando si parla di telecinema, bisogna partire da un presupposto: i proiettori per film

    • 8 mm,
    • super 8

    sono fuori produzione da almeno 30 anni. Quindi, la maggior parte delle persone che oggi vogliono digitalizzare pellicole, non conosce lo stato di conservazione di quest’ultime, e tanti di coloro che svolgono questo servizio se ne approfittano.

    Se non si è esperti, verrebbe spontaneo pensare che, a distanza di decenni, i propri filmati siano:

    • sbiaditi,
    • sfuocati
    • con pessimi colori.

    In altre parole come il quadro a sinistra del video qui sotto che vi invito caldamente a guardare e confrontare con quanto esce dal mio laboratorio:

    I film 8 mm e super 8 resistono al tempo (molto più dei VHS)

    Il punto è che, a differenza della tecnologia che li ha sostituiti (il VHS e il video 8) i film 8 mm deperiscono poco nel tempo. Dall’alto del fatto che di quest’ultimi ne ho:

    • acquisiti
    • restaurati

    migliaia, molti dei quali appartengono alla mia collezione personale che vendo a produzioni documentaristiche internazionali tramite questo mio sito in inglese, vi certifico che anche con pellicole degli anni ’30 del ‘900 si possono invece ottenere ottimi risultati.

    I difetti della maggior parte dei lavori di telecinema

    Tornando invece al filmato qui sopra, vi spiego in poche parole l’elenco dei principali difetti che ha il telecinema che è stato effettuato sulla destra e che rappresenta la media di quello che si trova sul mercato, ahimè anche se l’importo che vi chiedono è elevato (spiego sotto perché succede):

    • il quadro è stato ingrandito, quindi il 30% dell’immagine originale è stata tagliata,
    • i colori sono completamente sfasati,
    • non è stata effettuata nessuna pulizia digitale della pellicola (è pieno di puntini, pelucchi, ecc.),
    • l’immagine è visibilmente sfuocata,
    • la riproduzione non è fluida
    • il video è traballante (non è stato utilizzato uno stabilizzatore software).

    Credetemi:

    la maggior parte delle digitalizzazioni offerte sul mercato presentano tutti questi problemi.

    Fin qui tutto normale, perché qualsiasi servizio può essere svolto da:

    • professionisti seri,
    • o da truffatori.

    Se però chiamate un imbianchino a pitturarvi la casa e questo lascia sporco per terra e macchie sui muri, voi ve ne accorgete, e potete contestargli il lavoro. Se chiamate un tecnico ad aggiustarvi la lavatrice e questa si rompe di nuovo dopo tre giorni, voi lo richiamate e, quanto meno, vi fate rifare gratis la riparazione.

    In virtù di questo, sul mercato, di truffatori tra gli imbianchini e i tecnici che riparano elettrodomestici di sicuro ce ne sono, ma sono una minoranza, proprio perché i clienti si accorgono di chi lavora male.

    Con il telecinema purtroppo non è così, per un semplice motivo.

    Le fregature si fanno fatica a riconoscere

    Il problema di chi porta i suoi film in un laboratorio per digitalizzarli è che se si incontrano delle persone poco serie, non c’è modo di contestare il lavoro, perché dall’altra parte ci sarà sempre qualcuno che ribatterà:

    Se si vede male è normale, perché il film è vecchio.

    Frasi del genere a volte sono figlie della scarsa onestà, altre volte dell’ignoranza, perché la tecnologia disponibile fino a 10 anni fa consentiva solo di acquisire:

    • film 8 mm
    • film super 8

    con la qualità visibile nel video di sinistra del filmato pubblicato sopra.

    Oggi, per fortuna, la tecnologia è migliorata dal giorno alla notte, sempre che chi effettua il telecinema si sia aggiornato.

    Chi sono quelli che fanno il telecinema?

    Su internet ci sono decine di persone che si offrono per fare il telecinema. Più o meno ogni negozio di fotografia ha il suo “tecnico” di fiducia che chiama quando entra un cliente che vuole digitalizzare le proprie pellicole.

    Il problema è che il 99% di questi, per svolgere il lavoro, usa il metodo della telecamera che riprende l’immagine del proiettore sul muro o su uno schermo bianco. In quel caso, non c’è nessuna possibilità che il risultato finale sia migliore di quello del video sulla destra del filmato pubblicato sopra.

    Mi duole dirlo, ma situazioni del genere succedono anche se ci si affida a negozi di fotografia storici e serissimi nel loro lavoro. Accade, perché non essendo materia di cui sono direttamente competenti (fotografia e ripresa video, specie tanti anni fa, erano due cose molto distinte) non si sono aggiornati sulle nuove tecnologie.

    Ma più che credere alle mie parole, che effettivamente sono parole interessate di una persona che svolge lavorazioni di telecinema, per capire con chi avete a che fare, prima di affidare i vostri ricordi a queste persone, dovreste semplicemente chiedere di farvi vedere il livello di qualità delle loro digitalizzazioni.

    Anche se non ve ne intendete, basta riprodurre il filmato per capire se la qualità è quella del quadro sulla destra o del quadro sulla sinistra. Sarò pessimista, ma penso che a quel punto inventino una scusa. A proposito: questo è il mio canale YouTube con i film storici della mia collezione personale che ho acquistato negli anni. Ci sono più di 1000 video, perché la loro visione è un motivo di orgoglio, non di paura per la perdita di eventuali clienti.

    State attenti ai possibili danni alle vostre pellicole

    Inserire una pellicola in un proiettore fuori produzione da almeno 30 anni, significa metterne a serio rischio l’integrità. Una volta che la pellicola si rompe, i ricordi che ci sono immortalati sono persi per sempre.

    I film 8 mm e super 8 si possono infatti rovinare irrimediabilmente se si ha la sciagurata idea di digitalizzati usando un proiettore. Per due motivi:

    1. la pellicola viene fatta scorrere in degli ingranaggi e in una canalina strettissima che spesso si inceppa, senza che ci sia un meccanismo di interruzione automatica del trascinamento, causando dei disastri.
    2. la luce con cui i proiettori illuminano le pellicole è di tipo tradizionale, quindi calda. Se la pellicola si blocca, come accade spessissimo, la lampada la brucia, rovinandola per sempre.

    Visto che nessun cliente poi va a riprodurre il film una volta digitalizzato, attenzione che la stragrande maggioranza dei laboratori non dichiara se durante la lavorazione qualcosa è andato storto.

    Perché il mio telecinema concilia qualità e sicurezza

    Per quanto mi riguarda il mio telecinema, ovviamente non uso un vecchio proiettore, ma uno scanner di recente fabbricazione, più nello specifico il FilmaFabriek HDS+ che potete vedere illustrato in questa pagina direttamente dal produttore. Nel mio apparecchio, lo scorrimento avviene esternamente e su dei rulli (non su degli ingranaggi). La lampada che utilizza è a LED, quindi a luce fredda e, in quanto tale, non può bruciare la pellicola.

    Se volete approfondire in cosa consiste nel dettaglio questo sistema lo spiego in questa pagina.

    Tale scanner costa migliaia di euro ed è stato utilizzato da degli archivi professionali per digitalizzare la loro collezione.

    Ma oltre all’apparecchio per la digitalizzazione, il punto di forza del mio sistema è il software di restauro, che è in grado di correggere la gran parte dei segni (graffi, pelucchi, puntini vari) che caratterizzano i film di qualche tempo fa.

    La combinazione di scanner e software

    Quasi tutti i laboratori più professionali, anche quelli che utilizzano uno scanner anziché il proiettore, non usano il software di restauro, e questo si ripercuote sulla qualità finale.

    Come potete notare nel filmato in cima alla pagina (questa volta concentrandovi sul riquadro di destra) le immagini sono anche particolarmente stabili, nonostante le cineprese dell’epoca fossero molto più difficili da tenere ferme, perché lo scorrimento della pellicola all’interno generava delle vibrazioni e, tanto più, non c’erano gli stabilizzatori ottici ed elettronici che ci sono invece oggi.

    Il software che uso, inoltre, corregge tutti i valori dell’immagine:

    • livelli,
    • contrasto,
    • luminosità,
    • saturazione

    Se non si passa per un programma, è impossibile che lo scanner, e tanto più il proiettore e la telecamera, riescano ad acquisire con quelle impostazioni regolate alla perfezione.

    Ma pochi hanno l’accortezza di effettuare tale ulteriore passaggio, perché rappresenta una notevole perdita di tempo, e se i clienti comprano a scatola chiusa, purtroppo, è molto più importante essere veloci che offrire un prodotto all’altezza dei ricordi che ci sono al suo interno.

    Fate molta attenzione. La tecnologia di acquisizione odierna è arrivata al massimo della qualità a cui possono essere scannerizzati i film 8 mm e super 8. Quindi, quello che si effettua oggi è il lavoro definitivo di digitalizzazione delle pellicole perché, a differenza di quello che accadeva fino poco tempo fa quando il telecinema consisteva nel trasferire i film su nastri VHS, visto che le cassette erano più comode da vedere (ma scarse di qualità), nessuno, fra 10 anni ridigitalizzerà le pellicole che affidate ai vari telecinema. Quindi, attenti alle fregature.

    Il risultato è ulteriormente migliorabile? Forse, ma già ci si può “accontentare”

    Mi rivolgo ai veri appassionati di film 8mm e super 8. Se si ricordano dei loro film riprodotti dai proiettori, è un dato di fatto che gli attuali software consentono di creare video:

    • con meno grana
    • più luminosi
    • con i colori bilanciati
    • più stabili (le riprese originariamente erano quasi sempre mosse per l’assenza di stabilizzatori ottici nelle vecchie cineprese e per lo scorrimento delle pellicole che causava delle vibrazioni fastidiose).

    Oggi c’è un ulteriore passo in avanti che si potrebbe fare per raggiungere una qualità ancora più professionale, ma questo, anche solo per un film di pochi minuti. richiede giorni se non settimane di lavoro da parte di un tecnico altamente specializzato, perché si tratta di una procedura che riguarda ogni fotogramma registrato.

    I film 8mm, infatti, venivano girati a 16 fotogrammi al secondo, mentre i super 8 e i 16 mm a 18. Il sistema di riproduzione odierno lavora invece a 25 fotogrammi al secondo. Nell’adattare questa differenza, quando il movimento dei soggetti è evidente, come nelle panoramiche, c’è una perdita di fluidità perché 9 fotogrammi ogni secondo (o 7) vengono ripetuti, quindi l’immagine risulta un po’ scattosa.

    E’ sempre stato così fin da quando cinema e televisione hanno iniziato ad usare pellicole 8 mm e super 8. Qualche anno fa Martin Scorsese fece un magnifico documentario su George Harrison in cui usò anche dei film amatoriali. Per adattarli usò la tecnica della ripetizione dei fotogrammi.

    Da un paio d’anni a questa parte sono usciti dei software, in particolar modo:

    • Adobe After Effects
    • Davinci Studio

    che per adattare questa differenza usano l’intelligenza artificiale, ovvero interpretano la scena e creano i 9 (o 7) fotogrammi mancanti senza ripetere quelli effettivamente girati, ma “immaginandoli” da zero.

    Di conseguenza il video è fluido, con la controindicazione che in alcune scene il computer non riesce a calcolare correttamente il nuovo fotogramma e quindi l’immagine risulta distorta. Succede perché siamo appena all’inizio dell’era dell’intelligenza artificiale e quest’ultima deve ancora perfezionarsi.

    Approfondisco questo discorso in questa pagina, dove trovate anche il video che segue:

    che spiega le due tecniche di restauro che gli studi professionali usano, con i relativi pregi e difetti:

    • interpolazione
    • blending

    La parte più interessante del filmato è quella da 5:20 in poi, perché si vede concretamente cosa comportano entrambi i sistemi di adattamento del numero dei fotogrammi al secondo.

    Riassumendo la questione:

    per una serie di motivi si preferisce utilizzare quasi sempre il blending per adattare il diverso numero di fotogrammi al secondo, anche se l’interpolazione permette di ottenere risultati migliori nella maggior parte di casi.

    Per quanto riguarda il futuro: fra 10 anni nessuno può dire la tecnologia dove potrà arrivare, ma non bisogna aspettare troppo perché è anche possibile che il deterioramento delle pellicole dovuto al tempo che passa causi nel frattempo danni irreparabili.

    Daniele Carrer

    Daniele Carrer di fronte al suo scanner per il telecinema e al computer durante la fase di restauro dei film

    Chiunque sia interessato a digitalizzare i suoi film 8 mm e super 8 con il mio telecinema può contattarmi usando il modulo qui sotto:

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      Telecinema: ecco perché ho il miglior sistema sul mercato

      Il sistema di telecinema che uso mi ha permesso di fondare un Canale Youtube che ha più di 10 milioni di visualizzazioni in continua crescita.

      A partire dal mio scanner, il FilmFabriek HDS+ che trovate spiegato da chi lo produce in questa pagina, e dal programma di restauro che utilizzo (DaVinci Studio) ho costruito una collezione fatta di film che sono stati utilizzati in decine di progetti televisivi e cinematografici, come un documentario prodotto da Vice News e andato in onda su HBO, il canale americano che produce “Il Trono di Spade”.

      In uno delle più di 1000 pellicole super 8 e 8 mm del mio archivio c’era uno spezzone di una decina di secondi di un luogo di Mosca che oggi non esiste più: la piscina Moskva. Un luogo che sorgeva sulle fondamenta di quello che doveva essere il Palazzo dei Soviet e che nel 1995 fu chiuso per ricostruire una Cattedrale che fino agli anni 30 sorgeva lì.

      Unione Sovietica 1971

      Ecco quel film, girato originariamente da un regista amatoriale austriaco. L’ho comprato e restaurato grazie al mio telecinema:

      La mia collezione è piena di storie come questa.

      Grazie alla mia passione per le pellicole ho messo a disposizione la mia esperienza di chiunque voglia salvare la sua storia e quella della sua famiglia, ottenendo la miglior qualità possibile.

      L’ho fatto in un settore, quello della conversione dei filmati super 8 in digitale, dove c’è gente che lavora riprendendo con lo smartphone l’immagine del proiettore, rovinando dei documenti unici in maniera irreversibile.

      Come costruire un impero di film amatoriali

      Qualche mese fa una piattaforma che mette in contatto documentaristi e produttori televisivi con chi può fornire loro i contenuti, ha scritto questa pagina su di me e il mio progetto.

      Articolo sul telecinema di Daniele Carrer apparso su un blog in lingua inglese

      Se vi va di leggerla è tutto in inglese, ma proprio per questo, considerata la scarsa predisposizione all’innovazione che c’è in Italia, spero mi sia dato atto:

      1. Di aver costruito un telecinema di qualità professionale
      2. Di aver salvato tanta storia registrata su pellicola che senza di me sarebbe andata persa.

      A differenza di quello che fanno certi concorrenti che, per incassare qualche euro, fanno credere alle persone che il risultato che ottengono sia buono.

      Il mio telecinema

      Sono partito anni fa acquistando uno scanner che si chiamava MovieStuff Retro 8. Con questo ho iniziato a salvare i film della mia collezione e quelli delle persone che si affidavano al mio laboratorio.

      Poi sono passato a un modello di scanner ancora più professionale, il FilmFabriek HDS+, che acquisisce film 8 mm, super 8 e 16 mm, sonori e muti.

      Questo, oltre a una qualità di acquisizione professionale, può contare su una caratteristica che altri sistemi non hanno: è stato progettato per non rovinare la pellicola.

      I film:

      1. scorrono esternamente all’apparecchio,
      2. sono trascinati da degli ingranaggi senza dentini,
      3. sono illuminati da una luce fredda.

      La mia collezione privata attualmente è composta da più di 1000 pellicole: lo scanner, nell’acquisirle, non si è inceppato una sola volta.

      I telecinema tradizionali sono invece costruiti a partire da dei proiettori tradizionali. Apparecchi fuori produzione da più di 30 anni dove è all’ordine del giorno che i film escano dalle guide e le lampadine li brucino.

      Nella migliore delle ipotesi alcuni laboratori usano scanner di livello molto economico, come quelli che elenco in questa pagina.  Questi per fortuna non danneggiano la pellicola, ma acquisiscono con un’immagine troppo scarsa per ottenere un livello di qualità finale accettabile, anche considerato che si tratta di film amatoriali e non di produzione professionali.

      Potendo scegliere: a quale dei due sistemi metteresti in mano i vostri ricordi?

      A proposito, questa è la differenza di qualità tra il mio telecinema e gli altri, riproducete il video:

      Per chi vuole approfondire l’argomento spiego tutto in questa pagina.

      Il restauro

      Dopo aver acquisito i fotogrammi uno ad uno li inserisco in un software di restauro che si chiama DaVinci Studio che ha funzioni di montaggio video, ma nasce come un programma dedicato al restauro di film. Per imparare ad usarlo professionalmente ho impiegato mesi, pur avendo già anni di esperienza alle spalle come montatore televisivo.

      Tutto ciò ha permesso ai miei film di raggiungere un livello di qualità idoneo ad essere usati da alcune delle più importanti televisioni al mondo per i loro programmi e da documentari pluripremiati ai festival. Solo dopo aver raggiunto la soluzione tecnologica perfetta ho messo il mio telecinema a disposizione dei film degli altri.

      Daniele Carrer

      Daniele Carrer di fronte al suo scanner per il telecinema e al computer durante la fase di restauro dei film

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