• Skip to primary navigation
  • Skip to main content

Il telecinema

Fare telecinema di film 8 mm e super 8

  • Home
  • Chi sono
  • Qualità
  • Collezione
  • Blog
    • Come ho costruito il mio impero dei film famigliari
    • I film amatoriali della Barcellona che non esiste più
    • I miei film amatoriali come le fotografie di Vivian Maier
  • Podcast
    • La pellicola 8 mm
    • Dove trovare i film 8 mm da salvare
    • I film 8 mm nelle dittature
    • Come finanziare la propria collezione
    • Toilette per non bianchi
    • New York 1972
  • Contatti/Prezzi

scanner

Telecinema: vi spiego perché sono quasi tutte fregature

Quando si parla di telecinema, bisogna partire da un presupposto: i proiettori per film

  • 8 mm,
  • super 8

sono fuori produzione da almeno 30 anni. Quindi, la maggior parte delle persone che oggi vogliono digitalizzare pellicole, non conosce lo stato di conservazione di quest’ultime, e tanti di coloro che svolgono questo servizio se ne approfittano.

Se non si è esperti, verrebbe spontaneo pensare che, a distanza di decenni, i propri filmati siano:

  • sbiaditi,
  • sfuocati
  • con pessimi colori.

In altre parole come il quadro a sinistra del video qui sotto che vi invito caldamente a guardare e confrontare con quanto esce dal mio laboratorio:

I film 8 mm e super 8 resistono al tempo (molto più dei VHS)

Il punto è che, a differenza della tecnologia che li ha sostituiti (il VHS e il video 8) i film 8 mm deperiscono poco nel tempo. Dall’alto del fatto che di quest’ultimi ne ho:

  • acquisiti
  • restaurati

migliaia, molti dei quali appartengono alla mia collezione personale che vendo a produzioni documentaristiche internazionali tramite questo mio sito in inglese, vi certifico che anche con pellicole degli anni ’30 del ‘900 si possono invece ottenere ottimi risultati.

I difetti della maggior parte dei lavori di telecinema

Tornando invece al filmato qui sopra, vi spiego in poche parole l’elenco dei principali difetti che ha il telecinema che è stato effettuato sulla destra e che rappresenta la media di quello che si trova sul mercato, ahimè anche se l’importo che vi chiedono è elevato (spiego sotto perché succede):

  • il quadro è stato ingrandito, quindi il 30% dell’immagine originale è stata tagliata,
  • i colori sono completamente sfasati,
  • non è stata effettuata nessuna pulizia digitale della pellicola (è pieno di puntini, pelucchi, ecc.),
  • l’immagine è visibilmente sfuocata,
  • la riproduzione non è fluida
  • il video è traballante (non è stato utilizzato uno stabilizzatore software).

Credetemi:

la maggior parte delle digitalizzazioni offerte sul mercato presentano tutti questi problemi.

Fin qui tutto normale, perché qualsiasi servizio può essere svolto da:

  • professionisti seri,
  • o da truffatori.

Se però chiamate un imbianchino a pitturarvi la casa e questo lascia sporco per terra e macchie sui muri, voi ve ne accorgete, e potete contestargli il lavoro. Se chiamate un tecnico ad aggiustarvi la lavatrice e questa si rompe di nuovo dopo tre giorni, voi lo richiamate e, quanto meno, vi fate rifare gratis la riparazione.

In virtù di questo, sul mercato, di truffatori tra gli imbianchini e i tecnici che riparano elettrodomestici di sicuro ce ne sono, ma sono una minoranza, proprio perché i clienti si accorgono di chi lavora male.

Con il telecinema purtroppo non è così, per un semplice motivo.

Le fregature si fanno fatica a riconoscere

Il problema di chi porta i suoi film in un laboratorio per digitalizzarli è che se si incontrano delle persone poco serie, non c’è modo di contestare il lavoro, perché dall’altra parte ci sarà sempre qualcuno che ribatterà:

Se si vede male è normale, perché il film è vecchio.

Frasi del genere a volte sono figlie della scarsa onestà, altre volte dell’ignoranza, perché la tecnologia disponibile fino a 10 anni fa consentiva solo di acquisire:

  • film 8 mm
  • film super 8

con la qualità visibile nel video di sinistra del filmato pubblicato sopra.

Oggi, per fortuna, la tecnologia è migliorata dal giorno alla notte, sempre che chi effettua il telecinema si sia aggiornato.

Chi sono quelli che fanno il telecinema?

Su internet ci sono decine di persone che si offrono per fare il telecinema. Più o meno ogni negozio di fotografia ha il suo “tecnico” di fiducia che chiama quando entra un cliente che vuole digitalizzare le proprie pellicole.

Il problema è che il 99% di questi, per svolgere il lavoro, usa il metodo della telecamera che riprende l’immagine del proiettore sul muro o su uno schermo bianco. In quel caso, non c’è nessuna possibilità che il risultato finale sia migliore di quello del video sulla destra del filmato pubblicato sopra.

Mi duole dirlo, ma situazioni del genere succedono anche se ci si affida a negozi di fotografia storici e serissimi nel loro lavoro. Accade, perché non essendo materia di cui sono direttamente competenti (fotografia e ripresa video, specie tanti anni fa, erano due cose molto distinte) non si sono aggiornati sulle nuove tecnologie.

Ma più che credere alle mie parole, che effettivamente sono parole interessate di una persona che svolge lavorazioni di telecinema, per capire con chi avete a che fare, prima di affidare i vostri ricordi a queste persone, dovreste semplicemente chiedere di farvi vedere il livello di qualità delle loro digitalizzazioni.

Anche se non ve ne intendete, basta riprodurre il filmato per capire se la qualità è quella del quadro sulla destra o del quadro sulla sinistra. Sarò pessimista, ma penso che a quel punto inventino una scusa. A proposito: questo è il mio canale YouTube con i film storici della mia collezione personale che ho acquistato negli anni. Ci sono più di 1000 video, perché la loro visione è un motivo di orgoglio, non di paura per la perdita di eventuali clienti.

State attenti ai possibili danni alle vostre pellicole

Inserire una pellicola in un proiettore fuori produzione da almeno 30 anni, significa metterne a serio rischio l’integrità. Una volta che la pellicola si rompe, i ricordi che ci sono immortalati sono persi per sempre.

I film 8 mm e super 8 si possono infatti rovinare irrimediabilmente se si ha la sciagurata idea di digitalizzati usando un proiettore. Per due motivi:

  1. la pellicola viene fatta scorrere in degli ingranaggi e in una canalina strettissima che spesso si inceppa, senza che ci sia un meccanismo di interruzione automatica del trascinamento, causando dei disastri.
  2. la luce con cui i proiettori illuminano le pellicole è di tipo tradizionale, quindi calda. Se la pellicola si blocca, come accade spessissimo, la lampada la brucia, rovinandola per sempre.

Visto che nessun cliente poi va a riprodurre il film una volta digitalizzato, attenzione che la stragrande maggioranza dei laboratori non dichiara se durante la lavorazione qualcosa è andato storto.

Perché il mio telecinema concilia qualità e sicurezza

Per quanto mi riguarda il mio telecinema, ovviamente non uso un vecchio proiettore, ma uno scanner di recente fabbricazione, più nello specifico il FilmaFabriek HDS+ che potete vedere illustrato in questa pagina direttamente dal produttore. Nel mio apparecchio, lo scorrimento avviene esternamente e su dei rulli (non su degli ingranaggi). La lampada che utilizza è a LED, quindi a luce fredda e, in quanto tale, non può bruciare la pellicola.

Se volete approfondire in cosa consiste nel dettaglio questo sistema lo spiego in questa pagina.

Tale scanner costa migliaia di euro ed è stato utilizzato da degli archivi professionali per digitalizzare la loro collezione.

Ma oltre all’apparecchio per la digitalizzazione, il punto di forza del mio sistema è il software di restauro, che è in grado di correggere la gran parte dei segni (graffi, pelucchi, puntini vari) che caratterizzano i film di qualche tempo fa.

La combinazione di scanner e software

Quasi tutti i laboratori più professionali, anche quelli che utilizzano uno scanner anziché il proiettore, non usano il software di restauro, e questo si ripercuote sulla qualità finale.

Come potete notare nel filmato in cima alla pagina (questa volta concentrandovi sul riquadro di destra) le immagini sono anche particolarmente stabili, nonostante le cineprese dell’epoca fossero molto più difficili da tenere ferme, perché lo scorrimento della pellicola all’interno generava delle vibrazioni e, tanto più, non c’erano gli stabilizzatori ottici ed elettronici che ci sono invece oggi.

Il software che uso, inoltre, corregge tutti i valori dell’immagine:

  • livelli,
  • contrasto,
  • luminosità,
  • saturazione

Se non si passa per un programma, è impossibile che lo scanner, e tanto più il proiettore e la telecamera, riescano ad acquisire con quelle impostazioni regolate alla perfezione.

Ma pochi hanno l’accortezza di effettuare tale ulteriore passaggio, perché rappresenta una notevole perdita di tempo, e se i clienti comprano a scatola chiusa, purtroppo, è molto più importante essere veloci che offrire un prodotto all’altezza dei ricordi che ci sono al suo interno.

Fate molta attenzione. La tecnologia di acquisizione odierna è arrivata al massimo della qualità a cui possono essere scannerizzati i film 8 mm e super 8. Quindi, quello che si effettua oggi è il lavoro definitivo di digitalizzazione delle pellicole perché, a differenza di quello che accadeva fino poco tempo fa quando il telecinema consisteva nel trasferire i film su nastri VHS, visto che le cassette erano più comode da vedere (ma scarse di qualità), nessuno, fra 10 anni ridigitalizzerà le pellicole che affidate ai vari telecinema. Quindi, attenti alle fregature.

Il risultato è ulteriormente migliorabile? Forse, ma già ci si può “accontentare”

Mi rivolgo ai veri appassionati di film 8mm e super 8. Se si ricordano dei loro film riprodotti dai proiettori, è un dato di fatto che gli attuali software consentono di creare video:

  • con meno grana
  • più luminosi
  • con i colori bilanciati
  • più stabili (le riprese originariamente erano quasi sempre mosse per l’assenza di stabilizzatori ottici nelle vecchie cineprese e per lo scorrimento delle pellicole che causava delle vibrazioni fastidiose).

Oggi c’è un ulteriore passo in avanti che si potrebbe fare per raggiungere una qualità ancora più professionale, ma questo, anche solo per un film di pochi minuti. richiede giorni se non settimane di lavoro da parte di un tecnico altamente specializzato, perché si tratta di una procedura che riguarda ogni fotogramma registrato.

I film 8mm, infatti, venivano girati a 16 fotogrammi al secondo, mentre i super 8 e i 16 mm a 18. Il sistema di riproduzione odierno lavora invece a 25 fotogrammi al secondo. Nell’adattare questa differenza, quando il movimento dei soggetti è evidente, come nelle panoramiche, c’è una perdita di fluidità perché 9 fotogrammi ogni secondo (o 7) vengono ripetuti, quindi l’immagine risulta un po’ scattosa.

E’ sempre stato così fin da quando cinema e televisione hanno iniziato ad usare pellicole 8 mm e super 8. Qualche anno fa Martin Scorsese fece un magnifico documentario su George Harrison in cui usò anche dei film amatoriali. Per adattarli usò la tecnica della ripetizione dei fotogrammi.

Da un paio d’anni a questa parte sono usciti dei software, in particolar modo:

  • Adobe After Effects
  • Davinci Studio

che per adattare questa differenza usano l’intelligenza artificiale, ovvero interpretano la scena e creano i 9 (o 7) fotogrammi mancanti senza ripetere quelli effettivamente girati, ma “immaginandoli” da zero.

Di conseguenza il video è fluido, con la controindicazione che in alcune scene il computer non riesce a calcolare correttamente il nuovo fotogramma e quindi l’immagine risulta distorta. Succede perché siamo appena all’inizio dell’era dell’intelligenza artificiale e quest’ultima deve ancora perfezionarsi.

Approfondisco questo discorso in questa pagina, dove trovate anche il video che segue:

che spiega le due tecniche di restauro che gli studi professionali usano, con i relativi pregi e difetti:

  • interpolazione
  • blending

La parte più interessante del filmato è quella da 5:20 in poi, perché si vede concretamente cosa comportano entrambi i sistemi di adattamento del numero dei fotogrammi al secondo.

Riassumendo la questione:

per una serie di motivi si preferisce utilizzare quasi sempre il blending per adattare il diverso numero di fotogrammi al secondo, anche se l’interpolazione permette di ottenere risultati migliori nella maggior parte di casi.

Per quanto riguarda il futuro: fra 10 anni nessuno può dire la tecnologia dove potrà arrivare, ma non bisogna aspettare troppo perché è anche possibile che il deterioramento delle pellicole dovuto al tempo che passa causi nel frattempo danni irreparabili.

Daniele Carrer

Daniele Carrer di fronte al suo scanner per il telecinema e al computer durante la fase di restauro dei film

Chiunque sia interessato a digitalizzare i suoi film 8 mm e super 8 con il mio telecinema può contattarmi usando il modulo qui sotto:

    Nome (obbligatorio)

    Indirizzo email (obbligatorio)

    Messaggio (obbligatorio)

    Restaurare film 8 mm: le impostazioni per correggere i segni del tempo

    La professionalità con cui si restaurano i film 8 mm e super 8 fa la differenza tra il:

    • buttare i propri ricordi,
    • conservare (e tramandare) qualcosa che, se andasse persa, non sarebbe mai più recuperabile.

    Ecco perché tra i laboratori che effettuano la digitalizzazione delle pellicole esistono:

    • servizi che lavorano a prezzi di saldo, in cui il presunto restauro si limita a riprendere con lo smartphone il quadro sul muro illuminato dal proiettore (procedura che oltre a ottenere una qualità d’immagine scarsa rischia anche di rovinare irrimediabilmente il supporto).
    • servizi professionali, portati avanti da persone che sanno quello che fanno e che hanno a cuore l’importanza della storia immortalata nelle pellicole 8 mm.

    Questo è uno dei tanti lavori che ho effettuato e che è stato girato nel 1958 (pubblicato in questo sito con l’autorizzazione del legittimo proprietario).

    Giudicate voi a quale delle due categorie appartiene il mio laboratorio.

    Consigli approfonditi per il restauro (solo per gente molto appassionata)

    Non tutti hanno:

    • voglia,
    • tempo

    di imparare a restaurare i film 8 mm e super 8. Guardando al mio laboratorio, avendo uno scanner di acquisizione molto costoso, se qualcuno volesse ottenere la stessa qualità di restauro, dovrebbe anche investire migliaia di euro per comprare le apparecchiature.

    Premesso questo però, per chi volesse procedere con le proprie forze, mi permetto di condividere dei consigli sulle diverse fasi della lavorazione che trasformano una pellicola analogica segnata dal tempo in un file digitale restaurato.

    L’esposizione

    Per quanto riguarda l’esposizione delle singoli immagini è prassi acquisire i film sottoesponendoli leggermente, perché la quantità di bit colore dei file jpg che elabora uno scanner professionale è molto alta, quindi, in fase di montaggio, la luminosità si può aumentare senza ripercussioni sulla qualità del video finale (se il film è in buono stato di conservazione ed è stato girato con una tecnica accettabile).

    Adottando questa soluzione, l’ideale è intervenire poi sul filmato restaurato con un qualsiasi software di editing (DaVinci Studio, Final Cut, Adobe Premiere,), aumentando la luminosità, perché la procedura corretta che anch’io uso per i video della mia collezione (pubblicata su footageforpro.com) con la quale ho fornito produzioni andate in onda sulla BBC, su Netflix e su Prime Video, è ottenere prima un’immagine un po’ scura, per poi correggere durante il montaggio.

    Si procede in questo modo perché se lo scanner fosse impostato con l’esposizione automatica, al cambio di scena si verificherebbe un fastidioso effetto di sovraesposizione (fino allo stabilizzarsi del sensore).

    Se invece lo scanner fosse impostato in manuale, ma con un’esposizione maggiore, le immagini che in ripresa sono state, anche solo leggermente sovraesposte, cosa che accadeva frequentemente con i film 8 mm e super 8, a differenza di quelle sottoesposte sarebbero molto meno recuperabili durante il restauro.

    I software per restaurare i film (consigli pratici per veri appassionati)

    Il mio restauro dei film 8 mm e super 8 si svolge in questo modo.

    1. Acquisisco la pellicola fotogramma per fotogramma con il mio scanner (il FilmFabriek HDS+).
    2. Con il programma DaVinci Studio correggo i colori, la luminosità, la grana e altre imperfezioni che sono presenti.

    DaVinci Studio è un programma professionale e richiede molta esperienza per produrre buoni risultati. Dopo aver lavorato a migliaia di film, sia del mio archivio personale (lo potete vedere nel mio Canale YouTube), sia delle centinaia di clienti che si sono rivolti a me, oggi sono perfettamente in grado di togliere la gran parte dei segni del tempo che si accumulano su pellicole che, magari, hanno 50/60 anni, o anche più:

    • togliendo i puntini neri e i graffi (grazie al plug in Neat Video)
    • modificando livelli, luminosità, contrasto, saturazione e tutti i valori dell’immagine che il tempo ha fatto deteriorare.

    Ci sono delle alternative a DaVinci Studio. Alcune efficaci ma ancora più complicate, come VirtualDubMod, un software Open Source che richiede una certa esperienza di programmazione per essere utilizzato e non ha un servizio di assistenza. Altre più semplici, ma non altrettanto precise, visto che ogni programma di montaggio, anche amatoriale (Pinnacle Studio, Movie Maker, Moravi Video Editor), ha funzioni di correzione basilari.

    Una volta deciso il software, la vera sfida è impostarlo nel miglior modo possibile. Ciò richiede tanto studio e tanta passione, se si vogliono ottenere buoni risultati.

    Il peso dei file che si esportano

    La dimensione dei file video che si ottengono dal restauro, dipende da:

    • formato
    • risoluzione
    • codec

    che si impostano in fase di esportazione.

    Se, per esempio, si vuole il Full HD, 1920×1080, per apprezzarlo non ci si deve limitare ad esportare a quella risoluzione, ma bisogna lavorare in tutte le fasi precedenti con la stessa, e bisogna farlo con cognizione di causa. Non serve, infatti, essere perfezionisti quando il perfezionismo è inutile. Per esempio, la sequenza di fotogrammi che crea il mio scanner può essere indifferentemente:

    • jpg (compressa)
    • tiff (non compressa)

    ma, da diverse prove che ho effettuato, posso dire che la differenza di qualità, di fatto, non è visibile. Quindi attenzione.

    Le fasi del restauro

    Dopo aver acquisito, importo le sequenze di fotogrammi in DaVinci Studio e le divido nelle diverse inquadrature. Su queste applico una prima correzione generica e poi passo gli spezzoni uno ad uno impostando, eventualmente, delle correzioni su misura. Una volta terminato il restauro, esporto il filmato in:

    • un formato
    • una compressione (codec)

    compatibile con tutti i computer e tutti i televisori, ovvero:

    • .mov,
    • codec H.264

    Lo stesso filmato può essere anche importato da chi lo riceve in un software di montaggio, così da inserire musiche, titoli ed eventualmente togliere gli spezzoni indesiderati.

    I file .mov, codec H.264 possono avere diversi livelli di compressione che determinano la loro dimensione finale. In linea di massima, un filmato di mezz’ora pesa circa 2 Gb, e un filmato di 3/4 minuti, che corrisponde alle bobine da 7,5 cm di diametro, pesa circa 300 Mb.

    Una Laurea di fine anni ’60

    Qui sotto potete vedere un film girato nel 1968 nel formato 8 mm (quello di qualità minore rispetto al super 8).

    Mostra le immagini di una cerimonia di Laurea. Il video è indicativo della qualità media che si può ottenere digitalizzando professionalmente i filmati amatoriali d’epoca, visto che non è impeccabile dal punto di vista della tecnica di ripresa ed è girato in parte in un interno dove, essendoci poca luce, a causa della scarsa sensibilità delle pellicole del tempo l’immagine tende a sgranare.

    In fase di restauro, se però si sa come intervenire e si ha un’ottima attrezzatura, si possono ugualmente ottenere questi risultati (se non fosse per l’eleganza dell’epoca sembrerebbe registrato ieri):

    Per giungere a una qualità del genere non esistono formule miracolose, c’è solo:

    1. lo studio della tecnica
    2. decine di migliaia di euro di investimenti
    3. tantissima passione

    Come ogni filmato pubblicato in questo sito ho l’autorizzazione scritta datami da chi ha girato per pubblicare il video.

    Gli scanner per pellicola 8 mm e super 8 economici

    Gli scanner per film 8 mm e super 8 di buon livello partono tutti da almeno 10 mila euro. Quindi non ha nessun senso per una collezione che si acquisisce una volta per tutte in qualche giorno di lavoro, acquistarne uno.

    Il modello più economico per ottenere buona qualità è il MovieStuff Retro Universal che trovate illustrato in questa pagina direttamente dal produttore.

    Poi ci sono gli scanner ultra professionali come il mio, il FilmFabriek HDS+, o altri prodotti, come l’MWA Flashscan o il Blackmagic Cintel, che costano decine di migliaia di euro, ma li valgono tutti se si cerca la qualità.

    Di tutt’altra categoria sono invece iprodotti molto economici, come il:

    • Reflecta Film Scanner Super 8 – Normal 8

    che su Amazon costa intorno ai 400 euro e di cui esistono versioni identiche di altre marche (Film2Digital, Somikon…). O il:

    • Reflecta Super 8 Scanner

    che si fa fatica a trovare ancora sul mercato, perché è un modello di qualche anno fa, e che costa intorno ai 1000 euro.

    Ho feedback diretto solo sul secondo modello, perché ce l’ha un amico, e posso garantire che non ne vale la pena.

    I fotogrammi al secondo: differenze tra ieri e oggi

    Fatto salvo per i rarissimi film 8 mm e super 8 girati in cinemascope, la differenza estetica che subito salta agli occhi tra un film amatoriale dello scorso secolo e un video odierno è il formato dello schermo.

    I film 8 mm e super 8 erano infatti in formato 4/3, mentre i moderni video delle videocamere e degli smartphone sono in formato 16/9. I primi quindi, su un moderno televisore, si vedono con le bande nere verticali.

    Nonostante l’apparenza, però, c’è un’ulteriore differenza tra i filmati di ieri e quelli di oggi, ed è ben più complicata da adattare ai moderni televisori/smartphone/computer: il numero di fotogrammi al secondo, che una volta erano 16 (film 8 mm) o 18 (film super 8) e oggi sono 25.

    In questa pagina spiego tutto in maniera approfondita, e in quest’altra, per chi ha voglia di applicarsi, spiego come ottenere i migliori risultati nella conversione usando Adobe After Effects.

    Faccio notare che nessuno dei laboratori che effettua digitalizzazioni di pellicola nomina tale questione. Ciò è esemplificativo del loro livello di serietà.

    Adattare il numero di fotogrammi al secondo con il blending

    Adattare il numero di fotogrammi al secondo che:

    • nei film 8 mm erano 16
    • nei film super erano 18
    • oggi sono 25

    è possibile in diversi modi. Quello più facile, ma il peggiore dal punto di vista qualitativo, è ripetere (circa) un fotogramma ogni tre. In tal modo si sacrifica la fluidità dei soggetti e il filmato appare scattoso.

    I moderni software di restauro consentono di utilizzare un metodo più efficace, ma non privo di difetti, ovvero creare una dissolvenza incrociata tra fotogrammi adiacenti. Quest’ultima tecnica si chiama blending ed è quello usata di solito dai laboratori più seri, compreso il mio, perché è il compromesso migliore.

    L’intelligenza artificiale e l’interpolazione

    Da un po’ di anni a questa parte, però, la tecnologia ha inventato qualcosa di straordinario, ovvero una tecnica di restauro definita interpolazione (interpolation o sampling in inglese): ricreare i fotogrammi mancanti via software grazie all’intelligenza artificiale che li calcola.

    Io ho usato questo sistema con le migliaia di bobine della mia collezione privata che pubblico sul mio canale YouTube e su un altro mio sito. Attraverso l’interpolazione si  trasformano i 18 o 16 fotogrammi al secondo in 25, creando 25 fotogrammi uno diverso dall’altro, senza quindi ripetere quelli esistenti.

    Si tratta di una elaborazione molto dispendiosa a livello di tempo che richiede anche un intervento manuale di un’operatore esperto:

    1. quando il computer non è in grado di calcolare perfettamente i fotogrammi e quindi bisogna tagliare qualche scena (di solito l’1 o 2% del totale)
    2. ad ogni cambio di inquadratura, quando si crea un fotogramma che fonde l’ultimo della scena precedente con il primo della successiva.

    Molto meglio delle mie parole la differenza tra blending e interpolazione la spiega questo video che ho restaurato personalmente:

    Siamo a Catania nel 1966 a un torneo di tennis al quale partecipa, tra gli altri, Nicola Pietrangeli. Il filmato è stato girato in 8 mm da Corrado Randone che mi ha autorizzato a distribuire la sua splendida collezione di pellicole che raccontano la Sicilia degli anni ’60.

    Nel video qui sopra si apprezzano le differenze tra i due diversi metodi di restauro, con questa scaletta:

    • da 0 a 1’45”: il filmato restaurato con la tecnica dell’interpolazione
    • da 1’46” a 3’32”: il filmato restaurato con la tecnica del blending
    • da 3’33 a 5’18”: due finestre che mostrano contemporaneamente il filmato restaurato con le due differenti tecniche
    • da 5’19” alla fine: i due filmati comparati a rallentatore

    Oggettivamente il filmato interpolato è il migliore nel 99% del girato. Usare il blending per adattare il numero di fotogrammi al secondo significa avere un’immagine che presenta un’effetto sfuocato/mosso sui soggetti in movimento.

    Quello che fa impressione è che l’intelligenza artificiale, che è il cervello alla base dei calcoli sull’interpolazione, ricrea dei fotogrammi perfettamente credibili con una precisione che, chi come me ha seguito le evoluzioni di tale tecnica lo sa, anche solo un paio d’anni fa era impensabile.

    Questo grazie:

    • al software Davinci Studio
    • alla funzione Optical Flow – Speed Warp

    e a un’operatore che ha studiato il metodo e ha decine di ore di pratica.

    Artefatti dovuti all'interpolazione dei fotogrammi in un film 8 mm

    L’unica controindicazione, a parte i tempi di rendering e l’esperienza necessaria per ottenere il miglior risultato possibile, è, appunto, che in una piccola quantità di girato si creano degli artefatti che rovinano la scena, come quando a 28 secondi si vede il giocatore di tennis passare dietro alla sedia dell’arbitro.

    Una qualità così scadente, seppur in un frangente temporale così limitato, a mio avviso non è accettabile e da operatore software non posso prendermi la responsabilità di decidere per un taglio, perché il filmato non è mio. Ecco perché continuo a restaurare i film di chi si affida al mio laboratorio usando il blending.

    Conclusioni

    Non esiste tecnologia attuale e futura in grado di ricreare un film amatoriale su pellicola una volta che questo è stato buttato, e nemmeno di recuperare la qualità di un film che è stato acquisito con metodi poco professionali.

    In tanti anni di lavoro mi è capitato tante volte di parlare con clienti a cui avevo restaurato alcuni loro film e che dopo aver visto il risultato da me ottenuto mi avevano chiesto di intervenire anche su pellicole che avevano buttato e di cui conservavano solo il file digitale precedentemente digitalizzato da laboratori poco seri. La delusione che ricevono quando scoprono che non si può fare più nulla è la più grande pubblicità che posso fare al mio laboratorio.

    Se la pellicola è stata cestinata, non esiste (e non esisterà mai) una tecnologia in grado di recuperare un acquisizione fatta male.

    Fino a 20 anni fa, meno di una famiglia su 100 aveva una cinepresa in casa. Chi ha avuto la fortuna di essere stato ripreso in un’epoca in cui i film amatoriali erano per pochi dovrebbe pensarci due volte prima di affidare i propri ricordi a servizi di digitalizzazione non all’altezza della situazione.

    Daniele Carrer

    Daniele Carrer di fronte al suo scanner per il telecinema e al computer durante la fase di restauro dei film

    Chiunque sia interessato a digitalizzare i suoi film 8 mm e super 8, muti o sonori, con il mio telecinema può contattarmi usando il modulo qui sotto:

      Nome (obbligatorio)

      Indirizzo email (obbligatorio)

      Messaggio (obbligatorio)

      Digitalizzazione film 8 mm: perché conviene farlo proprio oggi

      La digitalizzazione dei film è una tecnica che consente di trasformare la pellicola, ovvero un supporto analogico, in formato digitale. Questo, dai laboratori seri, viene fatto con degli scanner che acquisiscono i fotogrammi e li trasformano in file:

      1. jpg, tiff, png, …, nel caso si tratti di fotografie;
      2. video .mov, nel caso si tratti di immagini in movimento.

      Tale procedimento, oltre a consentire una fruizione più facile del contenuto originario, fissa per sempre la qualità della foto o del filmato che, nei supporti analogici, è soggetta invece a deterioramento.

      Digitalizzare filmati

      Per quanto riguarda i video, chi ha dei VHS registrati negli anni 80 e 90, se riesce ancora a vederli, noterà che sia l’audio che le immagini si sono fortemente rovinati. Se poi si considera che i supporti amatoriali su nastro:

      • VHS;
      • video 8;
      • Betamax;
      • Video 2000

      erano già in partenza scarsi dal punto di vista qualitativo, per evitare il disastro di perderli per sempre conviene sbrigarsi a trasferirli in digitale prima possibile.

      Proiettore 8 mm Vs videoregistratore

      Ho passato una parte degli anni ’90 a trasferire pellicole su nastro, ovvero passando un supporto di buona qualità (il film 8 mm e super 8) in un supporto scarso (il VHS).

      Daniele Carrer nel 1998 mentre lavora con una moviola

      Questo avveniva, e temo in alcuni laboratori poco professionali avvenga tutt’ora, con una procedura artigianale che prevedeva il riprendere con una telecamera il quadro illuminato dal proiettore 8 mm, con delle perdite enormi di qualità:

      • deformazione del quadro;
      • perdita di risoluzione;
      • sfasamento dei colori…

      Il motivo per cui la gente trasformava in VHS le pellicole era solo la comodità. Chi non ha mai usato i videoregistratori, e tanto meno i proiettori super 8, fatica a rendersene conto, ma riprodurre una videocassetta era infatti molto più facile di:

      • tirare fuori dall’armadio il proiettore;
      • stendere uno schermo bianco;
      • inserire il film nell’apparecchio;
      • sopportare il forte rumore della riproduzione;
      • dover cambiare la lampada ogni 10 ore.

      Quindi, sapendo ciò, la gente accettava di degradare la qualità dei propri film in cambio della comodità con cui i videoregistratori permettevano la riproduzione. Il problema di quel genere di trasferimento, da un supporto analogico all’altro, era che i nastri deperiscono molto più velocemente delle pellicole, quindi chi negli anni 90 ha optato per quella soluzione oggi si ritrova con in mano delle videocassette VHS che a malapena riesce a vedere.

      Ma niente è perso, se si ha avuto la lungimiranza di conservare le originali bobine 8 mm e super 8.

      Digitalizzare: perché conviene farlo oggi

      Per fortuna le pellicole deperiscono molto meno dei nastri. Ne è un esempio il filmato qui sotto che ho restaurato dopo aver acquisito con il mio scanner professionale (leggi come funziona). E’ stato girato nel 1970 a Cattolica e ritrae la tipica vacanza estiva al mare di quegli anni.

      La qualità ottica degli odierni apparecchi professionali per la digitalizzazione dei film non è superabile dalla prossima tecnologia che verrà inventata, perché la loro risoluzione è superiore rispetto a quella del supporto originario. Quindi, digitalizzare oggi, a differenza di quanto accadeva negli anni ’90, non dà nessuno svantaggio rispetto a farlo in futuro.

      Certamente la qualità dei programmi di restauro aumenterà ancora, permettendo un domani di migliorare anche i filmati che i laboratori seri oggi forniscono ai loro clienti, ma l’acquisizione, ovvero quel procedimento che fotografa tutti i fotogrammi che compongono la pellicola, è già giunta ad un livello di qualità non superabile.

      Ecco perché conviene tirare fuori dalle cantine i propri ricordi di famiglia, digitalizzarli e magari condividerli con un clic con chi li apprezza.

      Daniele Carrer

      Daniele Carrer di fronte al suo scanner per il telecinema e al computer durante la fase di restauro dei film

      Chiunque sia interessato a digitalizzare i suoi film 8 mm e super 8 con il mio telecinema, muti o sonori, può contattarmi usando il modulo qui sotto:

        Nome (obbligatorio)

        Indirizzo email (obbligatorio)

        Messaggio (obbligatorio)

        • Go to page 1
        • Go to page 2
        • Go to Next Page »

        © 2023 - Dafactory di Daniele Carrer - Partita IVA IT04666280260