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Il telecinema

Fare telecinema di film 8 mm e super 8

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amatoriale

Telecinema: ecco perché ho il miglior sistema sul mercato

Il sistema di telecinema che uso mi ha permesso di fondare un Canale Youtube che ha più di 10 milioni di visualizzazioni in continua crescita.

A partire dal mio scanner, il FilmFabriek HDS+ che trovate spiegato da chi lo produce in questa pagina, e dal programma di restauro che utilizzo (DaVinci Studio) ho costruito una collezione fatta di film che sono stati utilizzati in decine di progetti televisivi e cinematografici, come un documentario prodotto da Vice News e andato in onda su HBO, il canale americano che produce “Il Trono di Spade”.

In uno delle più di 1000 pellicole super 8 e 8 mm del mio archivio c’era uno spezzone di una decina di secondi di un luogo di Mosca che oggi non esiste più: la piscina Moskva. Un luogo che sorgeva sulle fondamenta di quello che doveva essere il Palazzo dei Soviet e che nel 1995 fu chiuso per ricostruire una Cattedrale che fino agli anni 30 sorgeva lì.

Unione Sovietica 1971

Ecco quel film, girato originariamente da un regista amatoriale austriaco. L’ho comprato e restaurato grazie al mio telecinema:

La mia collezione è piena di storie come questa.

Grazie alla mia passione per le pellicole ho messo a disposizione la mia esperienza di chiunque voglia salvare la sua storia e quella della sua famiglia, ottenendo la miglior qualità possibile.

L’ho fatto in un settore, quello della conversione dei filmati super 8 in digitale, dove c’è gente che lavora riprendendo con lo smartphone l’immagine del proiettore, rovinando dei documenti unici in maniera irreversibile.

Come costruire un impero di film amatoriali

Qualche mese fa una piattaforma che mette in contatto documentaristi e produttori televisivi con chi può fornire loro i contenuti, ha scritto questa pagina su di me e il mio progetto.

Articolo sul telecinema di Daniele Carrer apparso su un blog in lingua inglese

Se vi va di leggerla è tutto in inglese, ma proprio per questo, considerata la scarsa predisposizione all’innovazione che c’è in Italia, spero mi sia dato atto:

  1. Di aver costruito un telecinema di qualità professionale
  2. Di aver salvato tanta storia registrata su pellicola che senza di me sarebbe andata persa.

A differenza di quello che fanno certi concorrenti che, per incassare qualche euro, fanno credere alle persone che il risultato che ottengono sia buono.

Il mio telecinema

Sono partito anni fa acquistando uno scanner che si chiamava MovieStuff Retro 8. Con questo ho iniziato a salvare i film della mia collezione e quelli delle persone che si affidavano al mio laboratorio.

Poi sono passato a un modello di scanner ancora più professionale, il FilmFabriek HDS+, che acquisisce film 8 mm, super 8 e 16 mm, sonori e muti.

Questo, oltre a una qualità di acquisizione professionale, può contare su una caratteristica che altri sistemi non hanno: è stato progettato per non rovinare la pellicola.

I film:

  1. scorrono esternamente all’apparecchio,
  2. sono trascinati da degli ingranaggi senza dentini,
  3. sono illuminati da una luce fredda.

La mia collezione privata attualmente è composta da più di 1000 pellicole: lo scanner, nell’acquisirle, non si è inceppato una sola volta.

I telecinema tradizionali sono invece costruiti a partire da dei proiettori tradizionali. Apparecchi fuori produzione da più di 30 anni dove è all’ordine del giorno che i film escano dalle guide e le lampadine li brucino.

Nella migliore delle ipotesi alcuni laboratori usano scanner di livello molto economico, come quelli che elenco in questa pagina.  Questi per fortuna non danneggiano la pellicola, ma acquisiscono con un’immagine troppo scarsa per ottenere un livello di qualità finale accettabile, anche considerato che si tratta di film amatoriali e non di produzione professionali.

Potendo scegliere: a quale dei due sistemi metteresti in mano i vostri ricordi?

A proposito, questa è la differenza di qualità tra il mio telecinema e gli altri, riproducete il video:

Per chi vuole approfondire l’argomento spiego tutto in questa pagina.

Il restauro

Dopo aver acquisito i fotogrammi uno ad uno li inserisco in un software di restauro che si chiama DaVinci Studio che ha funzioni di montaggio video, ma nasce come un programma dedicato al restauro di film. Per imparare ad usarlo professionalmente ho impiegato mesi, pur avendo già anni di esperienza alle spalle come montatore televisivo.

Tutto ciò ha permesso ai miei film di raggiungere un livello di qualità idoneo ad essere usati da alcune delle più importanti televisioni al mondo per i loro programmi e da documentari pluripremiati ai festival. Solo dopo aver raggiunto la soluzione tecnologica perfetta ho messo il mio telecinema a disposizione dei film degli altri.

Daniele Carrer

Daniele Carrer di fronte al suo scanner per il telecinema e al computer durante la fase di restauro dei film

Chiunque sia interessato a digitalizzare i suoi film 8 mm e super 8 con il mio telecinema, muti o sonori, può contattarmi usando il modulo qui sotto:

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    New York 1972

    Ascolta “New York 1972” su Spreaker.

    La gente che vive la vita normale, tanti anni fa. Sembra quasi che tu possa uscire dalla macchina del tempo e iniziare una conversazione con ognuno di loro:  Hey, cosa leggi? Sai dov’è il bar più vicino?

    Queste non sono parole mie, ma sono quelle di un Americano che ha commentato su Youtube un film che ho restaurato e che è stato girato a New York nel 1972. Per quanto io non abbia al momento rilasciato nessun contenuto in lingua inglese per spiegare quello che sto facendo, quell’utente ha colto in pieno l’essenza del mio progetto. Quindi questo contribuisce a dimostrare che dalla più profonda provincia italiana dalla quale provengo, quella stessa che uno di quegli intellettuali capoccioni che sono talmente intelligenti che sono rimasti al mondo di vent’anni fa denigrerebbe, grazie al web, che evidentemente non è solo:

    • notizie false
    • giovani che perdono i loro anni migliori nel nulla

    sto aggiungendo un piccolo tassello di storia alla città più importante del mondo, dandone con le sole mie forze una visione reale che si affianca a quella, senz’altro più celebre ma non più degna di rispetto, della finzione, neorealistica, della Mean Streets di Martin Scorsese o delle cronache un po’ schierate che sono arrivate ai giorni nostri direttamente da quell’America dell’anno della rielezione di Nixon.

    Il 1972 è importante per l’architettura Newyorkese. Il mio progetto si basa sul business, perché se cosi non fosse anziché essere qui a registrare un podcast ascoltato da centinaia di persone butterei il mio tempo a vagabondare per le sedi di partito in cerca di finanziamenti a quello che sulla carta rimarrebbe un ottimo progetto, visto che senza le spalle sufficientemente larghe che servono per farsi spazio nel mondo scarsamente meritocratico delle pubbliche relazioni non si va da nessuna parte. L’architettura di una città è importante perché sulla sagoma dei suoi palazzi è costruito l’immaginario collettivo della città stessa e quindi, più concretamente, ad un documentarista che sta parlando di New York nei primi anni 70 servono degli spezzoni di film che la identifichino in quell’epoca, in cui iniziano ad inalzarsi nel suo skyline quelle che, nella memoria che verrà tramandata ai posteri, rimarranno per sempre il simbolo più evocativo della città, non solo in quegli anni.

    Il mio progetto rimane in equilibrio su un presupposto poco legato alla storia, ma molto legato al business. lo, per prima cosa, devo trovare un metodo per comprare altri film, quindi il discorso economico viene prima di quello antropologico della gente che, come suggerisce il commentatore di cui ho parlato all’inizio, si comporta in un modo per nulla influenzato dalla cinepresa che sta riprendendo, visto che nel caso di quelle che hanno girato la mia collezione parliamo di un apparecchio poco più grande di una macchina fotografica reflex, con la quale ai tempi veniva spesso scambiato dai passanti. Un collezionista come me deve saperne di tante cose:

    • di mercato, perché c’è una bella differenza tra vendere la ripresa di un gruppo di broker di Wall Street che cammina per Manhattan negli anni 80 con atmosfere che sembrano uscite direttamente dal film di Oliver Stone, ma che a differenza di quelle di quest’ultimo sono scene reali, e vendere il filmato dì un gruppo di turisti che in quello stesso momento cammina per Venezia che, ve lo confermo se ce n’è bisogno, è esattamente identica ad oggi, tranne che per il ponte di Calatrava di cui esteticamente se non poteva fare a meno, ma quello è un altro discorso.

    Deve saperne:

    • di pellicole, che nel caso dell’8 mm sono talmente perfette dal punto di vista della qualità dell’immagine che solo all’inizio dell’attuale secolo sono state superate a livello amatoriale dall’avvento delle prime telecamere HD. Provate a pensarci: dal 1932 ai primi anni 2000 non c’è stato nessun miglioramento qualitativo, ma semmai una regressione con l’avvento dei nastri negli anni 80,

    e ne deve sapere

    • di storia, se non attingendo solo al suo bagaglio culturale, consultando i mezzi che la tecnologia gli mette a disposizione e che, di informazione in informazione, contribuiscono a renderlo una persona più competente e per questo migliore.

    Quindi, capita spesso che, nei siti dove metto a disposizione di documentaristi e televisionari vari gli spezzoni di film che restauro, io debba risalire al luogo dove quelle riprese sono state fatte, partendo magari dallo zoom su un cartello stradale o da uno stile architettonico che, incrociato su Google immagini con la città, e restituito dal motore dì ricerca in un colpo d’occhio che, pur con centinaia di risultati, si consulta in 10 secondi, permette di ottenere una ricostruzione precisa, oltre che del tempo, anche del luogo esatto in cui si stava svolgendo la scena.

    Nonostante io non abbia mai avuto il piacere di visitare New York, quando mi capita di assistere ad un dialogo di un film di Hollywood o, più probabilmente, di una serie TV alla Sex and The City, succede sempre più spesso che io riesca a riconoscere delle ambientazioni che avevo visto in una qualche pellicola amatoriale di decenni prima. Luoghi che non sono necessariamente quelli che anche le casalinghe avanti negli anni hanno in mente, come:

    • la Statua della Libertà
    • Times Square
    • Central Park

    ma, giusto per citare concretamente icone un po’ meno alla portata di tutti che mi sono già capitate, possono essere anche:

    • Washington Square
    • la Chiesa di Saint Thomas
    • il Radio City Music Hall.

    Tutti posti che il turista medio Italiano difficilmente visita, nonostante i 1000 euro che spende per il volo e la quantità esorbitante di selfie di fronte all’Apple Store della quinta strada che si trovano in rete, e che evidentemente non sono sinonimo di tanto tempo a disposizione, ma del semplice desiderio di farsi forza fingendosi una persona migliore, comunicando ai propri contatti che si trova in quel posto.

    Il punto di forza di un filmato ambientato a New York nel 1972 è che quelle che furono le icone più importanti della città per i successivi 3 decenni, in quell’anno erano ancora in costruzione, per quanto l’unico segnale di cantiere visibile nel film che ho restaurato io fosse oramai solo una gru in cima ad una delle due torri. In virtù di questa fotografia temporale, durata per l’esattezza dal 1966, anno della posa della prima pietra, all’inaugurazione avvenuta nell’anno successivo a quello del mio filmato, la pellicola super 8 che ho comprato da uno svuotacantine austriaco e poi ho reso disponibile alla collettività dopo un restauro passato attraverso uno scanner in alta definizione ed un software open source, diventa ancora più preziosa nel momento in cui cerco di venderla.

    Non l’ho detto ma credo che l’abbiate capito: le ho definite icone al plurale e non esistono a memoria altri esempi al mondo di simboli doppi, scervellatevi pure e non considerate i cloni che ci sono a Malesia. lo sto parlando del World Trade Center e più in particolare degli edifici più alti di quel complesso, ovvero le Torri Gemelle.

    Provate a pensarci:

    • il mio scopo è vendere a dei clienti, tendenzialmente dei documentaristi, uno spezzone di filmato storico di pochi secondi.

    Il primo elemento importante è la città immortalata e New York, su questo non c’è nessuno spazio per la discussione, è la Capitale del mondo e quindi il posto che è in grado di generare i migliori guadagni per uno come me.

    In secondo luogo c’è il lasso temporale, che nel caso in questione è diviso in tre tempi: fino all’inizio del cantiere e dopo il 2001 quando non ci sono, nei 7 anni di costruzione e dal 1973 fino ai successivi 28 anni.

    Qual è l’immagine più preziosa?

    Nonostante si tratti di quella che identifica il minor numero di anni è proprio quella in mio possesso che è ambientata durante la costruzione.

    Sono sicuro che ogni tanto incappate su una di quelle rubriche tipiche del sito dei giornali importanti e dove si mostrano cose del tipo:

    • Le 20 foto che di sicuro non avete mai visto

    e a quel punto appare il cantiere della Torre Eiffel, che essendo relativo al biennio 1887-1889 è documentato solo con immagini statiche, essendo il cinema un’invenzione successiva, per altro successiva di pochissimi anni. Esistono milioni di foto in bianco e nero della Torre Eiffel, magari contestualizzate in epoche lontanissime rispetto alle nostre, fatte di carrozze e uomini con cilindro e i baffi alla Re Vittorio Emanuele, ma quelle sono fotografie che raccontano un momento di cui esistono tante prospettive che sono giunte ai giorni nostri. Il cantiere invece è un’immagine rara, una di quelle immagini che per la negligenza di una singola persona magari poteva anche togliere all’intera Umanità la fotografia di un attimo di storia che nessuna tecnologia sarà mai in grado di ricreare con la stessa realisticità della vita vera. Ai film 8 mm può toccare la stessa sorte, perché in questo formato amatoriale spesso non trovano in chi li eredita sufficienti motivazioni per essere conservati e in quanto, non ridete ma questa è proprio la triste realtà,

    • filmato, quindi supporto più complesso da fruire rispetto ad un’immagine statica

    diventa spesso un tondino di metallo, all’apparenza senza contenuto, da relegare nella spazzatura.

    Mi permetto di ringraziare un ascoltatore, che si firma Thor ODT e che conosco anche per l’altro mio podcast che, vi ricordo, si chiama:

    Vendere foto e video online

    Ha scritto:

    Finalmente tornano questi episodi, che ascoltavo volentieri ogni settimana.

    Grazie amico mio del sostegno. Sapete che la diffusione di un contenuto nel web è una questione di algoritmi e per determinare il successo di un podcast i commenti contano, in più sono fondamentali per farmi sapere che ci siete. Di solito registro in una stanza un po’ buia e solitaria, non perché io sia un eremita, ma perché è il luogo migliore della casa per evitare i rumori di fondo, quindi in un contesto del genere vedere le statistiche degli ascolti e ancor di più le vostre parole mi conforta. Il progetto è ancora del genere

    • fatto in casa, per quanto 700 pellicole oramai occupino più spazio di un’utilitaria

    quindi io ci credo molto visto lo sforzo che mi comporta portarlo avanti da solo. Che dire: grazie di avermi ascoltato, spargete la voce, commentate, moltiplicatevi. Ricordatevi che il mondo può migliorare anche per i gesti delle singole persone. Ci sentiamo il prossimo episodio.

    I film 8 mm nelle dittature

    Molti dei tour acchiappaturisti che si fanno oggi nelle Capitali dell’est Europa sono incentrati sul periodo comunista. Chi non ha mai vissuto una dittatura, e tutt’oggi lo zoccolo duro di chi gira il mondo è formato da gente che ha conosciuto solo la democrazia, subisce il fascino dei regimi totalitari, per lo meno quando questi sono terminati e si sa che il finale, per quanto non del tutto indolore, è stato meno catastrofico di quello che alcuni prospettano in tempi come quelli che stiamo vivendo per colpa di chi è diventato il nuovo nemico dei buoni.

    Praga, Budapest, Mosca e San Pietroburgo sono state raccontate con una discreta copertura dai film dei turisti occidentali, che erano all’epoca infinitamente di meno rispetto a quelli che le affollano oggi, ma erano comunque presenti, quasi sempre all’interno di tour organizzati e, a volte, all’interno di visite delle delegazioni dei Partiti Comunisti Occidentali, soprattutto Francesi ed Italiani, anche se tra le pellicole che ho trovato e restaurato, finora c’è traccia solo delle prime.

    In più, e qui vengo ad un discorso opposto rispetto a quello che ho fatto nell’episodio precedente, filmati del genere sono molto più facilmente reperibili in Europa rispetto agli Stati Uniti, visto che è un po’ difficile immaginarsi un Americano in vacanza in Unione Sovietica ai tempi di Breznev da una parte o di Reagan dall’altra. Quest’ultimo, lo ricordo, aveva coniato il termine Impero del Male, sarà un caso proprio in concomitanza con l’uscita del trailer de “Il ritorno dello Jedi”, ma lo dico con lo stesso scherno con cui si giudica Cristiano Ronaldo quando sbaglia un dribbling, visto che alla fine è stato proprio lui quello capace di vincere, intendo Reagan.

    Tra l’altro l’Austria, che insieme alla Germania è il luogo nel quale faccio i miei migliori affari da collezionista, ai tempi della guerra fredda aveva un Governo del tutto simile a quello degli altri Paesi occidentali, ma non faceva parte della NATO ed era quindi un bacino di turisti importante per tutto il blocco comunista sia, l’abbiamo capito, per motivi politici, sia per motivi geografici, visto che Bratislava, la seconda città più importante della Cecoslovacchia e oggi la Capitale della Slovacchia, è a soli 50 chilometri da Vienna.

    Quello che un ventenne non percepisce, ma forse nemmeno un trentenne o un quarantenne come me che ha fatto a tempo a girare quasi tutto il Continente grazie a Ryanair, è che le dittature in Europa non si sono limitate all’est, e che non serve nemmeno tornare indietro ai tempi che hanno portato alla seconda guerra mondiale per trovare dei regimi totalitari alternativi al comunismo.

    Se camminando per Berlino si ha l’evidenza del regime, considerato anche che c’era un muro a dividere i buoni dai cattivi e che oggi la grande cultura tedesca ha deciso di trasformare quello stesso muro in una mostra d’arte a cielo aperto dalle parti della East Side Gallery, e lo stesso vale per tanti altre città dove il comunismo anziché essere un’onta da cancellare è un motivo di attrazione turistica, camminando oggi per Barcellona e per Madrid non si ha la sensazione che la Spagna si sia liberata dalla dittatura con solo 15 anni di anticipo rispetto all’Europa dell’est. Non voglio infierire sull’ignoranza delle persone e mettere in piedi un giochino simile a quello che ho fatto nell’episodio precedente parlando dei Presidenti del Consiglio Italiani degli anni 60, ma se si chiede ad un qualsiasi turista quarantenne che cammina sulla Rambla che Governo c’era in Spagna cinquant’anni fa nove volte su 10 questo non nomina Franco.

    L’ho già detto:

    questo è un podcast che non parla di politica

    visto che non ho nessuna voglia di leggermi le classiche mail indignate che arrivano quando si cita la parola fascismo e si finisce sempre con il trovare dall’altra parte qualcuno che è convinto di saperne più di te e che per dimostrare la sua superiorità si attacca agli errori grammaticali o al curriculum scolastico. Sto raccontando la sensazione che un normalissimo turista percepisce camminando per una qualsiasi città spagnola al giorno d’oggi, a differenza di quello che accade a Praga dove esiste un magnifico museo sul Comunismo e dove in ogni tour, fosse anche legato a luoghi ben più antichi del novecento, la guida riesce sempre a mettere dentro una notizia legata ai tempi in cui si stava peggio, e quel palazzo magari era diventato la sede di una qualche Istituzione con cui il regime esercitava il potere o del gruppo da cui poi è nata la rivoluzione di velluto dell’89. Nell’Europa dell’est parlare del passato è quasi una strategia di marketing di un brand, la città, che differenzia il proprio prodotto dagli altri nel mondo globalizzato. In Spagna Franco non si nomina, almeno non lo si fa con i turisti, per quanto riguarda i Cittadini non mi fido del sentito dire e visto che non ho intenzione di andarci a vivere, anche se tante volte vedendo un telegiornale in Italia un pensierino ce lo farei, ho la dignità di non esternare un’opinione incompetente.

    Di fondo questo spaccato storico implica che si trovino con molta difficoltà film 8 millimetri girati a Barcellona, Madrid o, tanto più, in qualsiasi altra città che fino al 1975 è stata a tutti gli effetti sotto una dittatura fascista. Quello che di solito si trova sono filmini girati sulla costa, che come tali sono molto incentrati sui turisti stessi, tendenzialmente tedeschi che già al tempo trovavano un motivo per preferire altre destinazioni ai nostri mari, quindi bagni nel Mediterraneo, pranzi di pesce e corride, e pochissimo sui luoghi, facendo di quelle pellicole uno spaccato storico meno interessante, a parte per i poliziotti vestiti di nero che di solito erano a guardia del palco delle autorità proprio nelle corride e che i turisti armati di cinepresa andavano a cercare allo stesso modo con cui filmavano i cartelli “Spiaggia riservata ai bianchi” in Sudafrica in quegli stessi anni.

    Questo per quanto riguarda le persone che da fuori andavano a visitare il Paese. Se parliamo invece di registi amatoriali spagnoli, non so darmi una spiegazione, ma quello che ho sempre trovato è di scarso livello. La pellicola è buona, del tutto simile a quella che si usava in occidente, lo sottolineo perché non avete idea di quanti film io abbia acquistato dall’ex Germania Est e di quanto la buona tecnica di chi l’ha girata sia stata appiattita verso il basso dalla qualità di un supporto che, a decenni di distanza, appare sbiadito e pieno di quelli che volgarmente vengono definiti graffi, ma che in realtà sono degli scrostamenti dell’emulsione.

    Dopo essermi sorbito un classico lotto di bobine acquistate in Spagna, ho di solito la sensazione che la peggiore invenzione applicata alle cineprese otto millimetri sia stata lo zoom che, in molti casi, nemmeno si trattasse di un giocattolino da esibire agli amici per dire

    guarda quanto sono bravo

    è stato fortemente abusato da chi c’era dietro l’obiettivo, riducendo i girati ad un ininterrotto andare avanti e indietro dell’inquadratura, facendo venire il mal di mare a chi guarda e contravvenendo alla regola documentarista di essere il più invisibili possibile, per concentrare l’attenzione dello spettatore sulla scena e non sulla regia.

    Per motivi analoghi, e qui mi allargo all’intera storia della ripresa amatoriale, quando negli anni 90 le pellicole oramai erano state soppiantate dei nastri, i videomatrimonialisti, in seguito all’introduzione dei primi mixer analogici, riempivano i loro video di effetti improbabili, del genere transizione a mongolfiera o a bolla di sapone, proprio per suscitare in chi guardava l’effetto wow, anche se per quanto mi riguarda è lo stesso effetto wow che mi suscita il vedere un ragazzino di 18 anni con il collo tatuato da qualcuno che ha la mano tremolante e un senso dell’arte da graffitaro che disegna su una statua medievale.

    C’è poi una terza categoria di film che si trovano di frequente su Ebay Spagna, e questa per una volta ci racconta il Paese del nuovo millennio, non quello di almeno trent’anni fa o quaranta se parliamo di Franco. Non è impossibile imbattersi in pellicole ambientate in Germania, nel Regno Unito o in Olanda, ma non il genere di film girati dallo Spagnolo medio, che poteva girare il mondo da turista più di quanto potessero fare in quella stessa epoca le persone che abitavano nell’Est Europa, ma i tipici film di famiglia che sono esattamente quello che un collezionista come me non vuole, anche se tutt’oggi mi imbatto spesso nelle tipiche scene del genere:

    • Prima Comunione
    • Cena di Natale

    visto che compro a scatola chiusa e il talento che ho sviluppato per riconoscerli non è sempre sufficiente ad evitarli.

    La Spagna è da una ventina d’anni il luogo in cui vanno a trascorrere la vecchiaia migliaia di Europei del Nord, che cercano un luogo caldo, tranquillo e rispettoso per vivere gli ultimi anni della loro vita, e in funzione di questo, chissà perché, non scelgono mai l’Italia. Questi Europei del Nord sono spesso ricchi e senza eredi, quindi il target perfetto per trovare gli ex registi di film otto millimetri che quando poi passano a miglior vita fanno la fortuna degli svuotacantine Iberici.

    La Spagna è solo uno dei tanti spaccati di storia che si può inquadrare meglio solo tramite i film 8 mm, piuttosto che tramite i telegiornali di regime o anche, per opposto, tramite le interviste di archivio di quegli artisti esiliati che lasciarono il Paese in contrapposizione con Franco.

    Se questo podcast avrà un buon riscontro vi racconterò cosa accadeva altrove nei prossimi episodi. Come immagino sappiate il mio nome è Daniele Carrer e se visitate uno dei miei siti, potete vedere che ho messo in piedi il più grande progetto al mondo di restauro e conservazione di film amatoriali otto millimetri. Al momento ho qualche centinaio di pellicole e le ho messe a disposizione della collettività in uno dei miei canali Youtube. Non ho mai voluto soldi dallo Stato e quindi mi sono dovuto inventare un modo per mettere a reddito questa collezione per riuscire ad ingrandirla in continuazione. Nel prossimo episodio vi spiegherò nel dettaglio come ho fatto, nel frattempo vi ricordo che il podcast che state ascoltando è una delle voci del progetto e se quello che faccio vi piace vi invito a sostenerla mettendo semplicemente una recensione su Itunes.

    Grazie di essere arrivati fino a questo punto e, come diceva un vecchio giornalista americano, arrivederci e buona fortuna.

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