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Il telecinema

Fare telecinema di film 8 mm e super 8

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Daniele Carrer: digitalizzare e restaurare film

Ho un archivio di film storici con cui fornisco documentari internazionali e, con quella stessa tecnologia, oggi restauro anche i film di famiglia.

E se dovessi trovare dei film 8 mm o super 8?

Con la mia Attività di digitalizzazione di film amatoriali, in parte per i clienti che si affidano a me e in parte per il mio archivio personale, ho salvato migliaia di pellicole 8 mm e super 8 dall’oblio. La media di chi si trova tra le mani quel genere di film, infatti, di solito opta per due decisioni:

  1. buttarle, vista la difficoltà di reperire un proiettore per guardarle
  2. metterle in uno scaffale in attesa di tempi indefiniti, che nella scala dell’oblio è una decisione poco migliore della prima (e non è detto che un giorno non si trasformi in questa).

Dall’orlo della discarica a Netflix

In tema di valorizzazione di film storici, il mio lavoro, per lo meno per quanto riguarda la collezione privata che ho acquistato pezzo per pezzo in giro per il mondo, non termina con la digitalizzazione e il restauro dei girati. I film esistono solo se qualcuno li può guardare. Se di questi esiste una copia ma non è consultabile, è come se non ci fossero.

Negli anni con il mio archivio ho fornito decine di documentari prodotti in giro per il mondo. Alcuni di questi sono fruibili nelle principali piattaforme di streaming al mondo, a cominciare da Netflix, come dimostra questo screenshot dei titoli di coda di un documentario del grande David Attenborough intitolato Superare i limiti: la scienza del nostro pianeta.

Le produzioni di David Attenborough, e tanto più quelle originali di Netflix, non badano a spese, quindi non si sono rivolti a me perché i video del mio archivio sono economici e di scarsa qualità, ma perché il livello della digitalizzazione e del restauro è all’altezza di uno dei migliori prodotti audiovisivi di questi anni.

Operazione Budapest – il documentario

Un’altro progetto a cui ho partecipato e al quale tengo particolarmente, perché è uno dei rari documentari italiani con i quali ho avuto il piacere di lavorare, lo trovate su Prime Video e si intitola “Operazione Budapest”.

In quel caso agli autori servivano immagini di Budapest girate nell’anno in cui si svolge la storia e io gli ho fornito queste, direttamente dal mio archivio:

 

Considerate che nel 1983 l’Ungheria era una dittatura e il turismo era minimo, quindi non è esattamente facile reperire immagini anche di una città importante come Budapest. Io ci sono riuscito grazie a un accordo che ho fatto con gli eredi di un regista amatoriale tedesco del quale ho acquisito la collezione, condividendo su questo sito e sul mio canale YouTube filmati che altrimenti sarebbero andati persi insieme alla storia che immortalano.

Potete verificare quanto ho detto controllando i titoli di coda dello stesso documentario dove, accanto a RAI Teche e ad altri fornitori, compare anche il nome del mio archivio (Footageforpro):

Titoli di coda del documentario Operazione Budapest

La mia collezione, creata con i filmati che ho acquistato in giro per il mondo accordandomi con i legittimi proprietari (quindi non di certo con ignari clienti che hanno acquistato il mio servizio di telecinema) è consultabile in questo sito.

Tutti i video che la compongono sono visibili liberamente sul mio canale YouTube e sono visti ogni mese da centinaia di migliaia di spettatori. Questo, lo sottolineo, nonostante si tratti di film storici in pellicola, quindi non esattamente focalizzati sui classici argomenti di cui parlano gli influencer che hanno successo su internet.

Grazie a questa popolarità, negli anni ho acquisito i diritti di numerose collezioni private, accordandomi a volte con i registi amatoriali che le hanno create o, più spesso, con i loro eredi. Così facendo, ho potuto dare la giusta ribalta a chi, in tempi in cui le cineprese non erano esattamente qualcosa che l’uomo medio utilizzava al pari della funzione video degli smartphone di oggi, con la sua arte e i suoi sacrifici ha ripreso il ‘900 da un’angolazione diversa da quella dei documentari istituzionali dell’epoca, spesso bellissimi ma che in tempi di forte censura non la raccontavano tutta.

I film orfani: senza autore, ma degni di essere visti

I film 8 mm si possono trovare in diversi modi. Quello che preferisco è accordarmi con i legittimi proprietari e avere la libertà di valorizzare i film, mettendoli su YouTube così da renderli fruibili da tutti, o dando la possibilità di riutilizzarli ai registi di documentari che sono molto più bravi di me a inserirli in una narrazione capace di dare un contesto storio alle immagini. Questo avviene, anche per la Legge normalmente non consente di diffondere opere senza una liberatoria scritta, almeno per i successivi 70 anni dalla morte dell’autore.

Esiste però un eccezione: i film orfani, ovvero quelli il cui autore non è noto e non è oggettivamente rintracciabile, quando questi riguardano un evento storico.

Non sono un Avvocato e quindi non mi addentro in discussioni giurisprudenziali, mi limito a dire che in qualsiasi ordinamento ci sono delle norme che tutelano due diritti che spesso sono in contrasto tra di loro:

  • il diritto dell’autore del filmato a diffondere l’opera solo con la sua autorizzazione
  • il diritto di cronaca, ovvero il rendere disponibili alla collettività le riprese (o le foto o, più in generale, le informazioni) che riguardano eventi pubblici

C’è un ulteriore Legge a tutela del diritto alla diffusione dei film orfani, e questa va anche oltre il fatto che si tratti di film il cui autore non è rintracciabile:

Secondo la Legge 22 aprile 1941 n. 633, le opere cinematografiche prive di carattere creativo divengono di pubblico dominio a partire dall’inizio dell’anno solare seguente al compimento del ventesimo anno dalla data di produzione.

A differenze delle opere dell’ingegno di carattere creativo che, come dicevo, lo diventano a 70 anni dalla morte dell’autore.

Di conseguenza se a un mercatino dell’antiquariato, nei meandri di una bancarella, trovo una bobina 8 mm che senza il mio intervento finirebbe la sua vita a fungere da fermaporta, o nella migliore delle ipotesi entrerebbe a far parte dell’archivio polveroso di un collezionista vecchia maniera che al massimo se la guarderebbe in solitaria per un paio di volte, io ho il diritto di diffonderla, e ho il dovere di:

  • digitalizzarla
  • restaurarla

nel migliore dei modi possibili, come il mio laboratorio è perfettamente in grado di fare, grazie allo scanner professionale che uso e alla mia esperienza con i programmi di restauro.

L’inaugurazione dello Stadio Olimpico nel 1953 e altri eventi sportivi degli anni ’50

Quello che oggi si chiama Stadio Olimpico, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non è stato ultimato nel 1960 per le Olimpiadi di Roma, ma 7 anni prima, quando ancora si chiamava Stadio dei Centomila, perché centomila era il numero massimo di spettatori consentiti, considerato che c’erano anche i posti in piedi (oggi sono 30 mila in meno, ma tutti a sedere).

L’evento di inaugurazione fu, più precisamente, una partita della nazionale di calcio contro l’Ungheria. Per la cronaca finì 3-0 per gli ungheresi che, considerato che gli equilibri calcistici odierni sono molto lontano da quelli, fa strano sapere che lo stesso anno vinsero con un analogo scarto una storica sfida contro l’Inghilterra a Wembley, complice anche la presenza del miglior calciatore di quella generazione, ovvero Ferenc Puskás, che per altro all’Olimpico, quel giorno, segnò due gol.

Venendo al mio progetto, al di là che io non sappia chi sia l’autore del film che potete ammirare qui sotto e che con tutta la buona volontà del mondo non ho elementi per rintracciarlo, la Legge mi consente di diffondere quel film 8 mm inedito che ho restaurato e che è stato girato durante diversi eventi, uno dei quali risale proprio al 7 maggio 1953, ed è ambientato allo Stadio dei Centomila di Roma, proprio il giorno dell’inaugurazione (da 1:53 a 6:45):

Il mio lavoro di restauratore non si limita a ricavare il miglior video possibile perché, per completare il valore storica del video che diffondo, bisogna anche dargli:

  • un luogo
  • una data

visto che nelle bobine quasi mai ci sono quelle indicazioni.

A dire il vero, con tanti anni di esperienza alle spalle non mi è stato difficilissimo riuscirci.

Come dicevo nella bobina ci sono diversi eventi immortalati:

  1. un rally
  2. l’inaugurazione dello Stadio dei Centomila
  3. un’evento a un velodromo

Per quanto riguarda il rally, l’individuazione del luogo non è stata problematica, considerato che in carriera ho lavorato su migliaia di bobine. Si parte da due fotogrammi:

Cartello stradale a Radicofani, Val d'Orcia, 1953

La Rocca di Radicofani nel 1953

L’indicazione sul primo fotogramma:

  • il km 159 della Cassia

è già sufficiente a localizzare le riprese che, come visibile dal girato, si svolgono, per quanto riguarda il rally, sempre nello stesso luogo. A conferma incrociata che si tratta di Radicofani, c’è poi il secondo fotogramma che riporto, ovvero la Rocca . Grazie a ricerche piuttosto generiche su Google, del tipo:

  • castello Cassia toscana

appaiono una serie di immagini, tra cui quella qui sotto, in fondo a destra). Cliccandoci sopra, magari non al primo colpo visto che c’è sempre bisogno di controlli incrociati per confermare un luogo, ho avuto la certezza che si trattasse della Rocca di Radicofani.

Risultati su Google relativi a una ricerca per localizzare un luogo presente in un film 8 mm

La piccola curiosità è che nel 1953 la Cassia passava per l’abitato di Radicofani. 11 anni dopo è stata inaugurata una variante che ne evita l’attraversamento.

Il rimpianto è che nonostante le ricerche che ho effettuato l’evento rimane sconosciuto, o quanto meno non ce n’è traccia sul web, quindi se qualcuno avesse informazioni a riguardo sappia che mi farebbe molto piacere aggiungerle e catalogare un pezzo, per quanto piccolo, di storia d’Italia.

Italia-Ungheria 3-0: doppietta di Puksas

Si passa poi alla partita di calcio.

Per quanto riguarda il luogo che, viste le dimensioni dello stadio e il fatto che la prima parte della pellicola è ambientata in Toscana, la prima ipotesi che ho formulato per istinto si è rivelata sbagliata, ovvero:

  • Artemio Franchi di Firenze

Stadio ugualmente concepito in anni di architettura razionalista, quindi compatibile con le forme che si vedono.

Grazie a internet (chissà quanto difficile sarebbe il mio lavoro se non ci fosse…), mi è stato però estremamente facile imbastire una serie di controlli incrociati per giungere presto alla conclusione che si trattasse di Roma, nonostante in un primo momento fossi stato ingannato dall’immaginario post Italia ’90 di un Olimpico sfigurato dalla copertura, nonché dall’erronea convinzione che lo stadio di Roma fosse stato costruito per le Olimpiadi (in realtà, in una forma somigliante a quella dell’inaugurazione esiste, con nomi diversi, già dagli anni ’20).

Scoperto il contesto geografico, si passa alla data, che non può quindi essere antecedente al 1953. Essendo del tutto evidente che si tratta di una partita della nazionale di calcio e che i giocatori in maglia non azzurra (o non grigia, vista la pellicola in bianco e nero) escono felici dal campo, il gioco è quasi fatto. Andando infatti in questa pagina si trova la lista delle incontri giocati dalla nazionale allo Stadio Olimpico. Le uniche due sconfitte avvenute in un’epoca compatibile con le riprese sono con l’Ungheria nel 1953 e, meno probabilmente, con l’Inghilterra nel 1961. Quest’ultima partita però la si può con un’analisi appena un po’ più approfondita esclude, essendo successiva alle Olimpiadi, quindi quando lo stadio già presentava il tabellone elettronico, che invece manca nel film 8 mm.

Quindi, non c’è dubbio che è proprio il 7 maggio 1953. E di conseguenza anche gli altri due eventi ripresi (il rally in Val D’Orcia e la corsa al velodromo che si vede alla fine) sono verosimilmente avvenuti in quel periodo.

A riprova della data c’è appeso all’edificio della Farnesina, visibile dalle tribune, uno striscione con la scritta:

VOTA DEMOCRAZIA CRISTIANA

Striscione "Vota Democrazia Cristiana" appeso alla Farnesina e visibile dallo Stadio Olimpico nel 1953

Le elezioni politiche infatti si svolsero meno di un mese dopo, il 7 giugno 1953.

Mi permetto di fare una piccola annotazione con una vena di polemica. Trattandosi dell’inaugurazione del principale stadio italiano, l’evento all’epoca ebbe sicuramente una buona copertura filmica, per quanto si svolse in tempi in cui la televisione non c’era ancora (la RAI iniziò ufficialmente le trasmissioni l’anno dopo). Il problema è che se le immagini non vengono pubblicate e quindi la gente non le può vedere, è come se non esistessero e non è possibile che l’onere di mostrare agli Italiani quell’evento spetti a me.

Su internet in realtà c’è qualcosa, ma la qualità della digitalizzazione è quella, imbarazzante, di 30 anni fa, nonostante il girato sia di livello professionale, se non altro per la posizione migliore che i cameraman avevano e per la presenza di una troupe e non di un singolo, pur ottimo, regista amatoriale.

Solo in Italia può succedere

Con la parte del mio archivio che vendo alle produzioni di documentari, mi capita spesso di entrare in contatto con delle figure professionali che tecnicamente si chiamano archivisti. Spesso mi capita di collaborare con un’archivista italiana che lavora in Francia, la quale mi ha palesemente detto che quando la produzione di un documentario cerca materiale d’archivio girato nel nostro Paese, chiamano sempre lei, perché solo un Italiano è in grado di avere la pazienza di interagire con chi gestisce i principali archivi storici che ci sono da noi. Pere la cronaca questi sono di proprietà, diretta o indiretta, dello Stato, e sono:

  • l’archivio RAI
  • l’archivio dell’Istituto Luce.

Se entrambi, tra burocrazia, incompetenze e mentalità di altre epoche, nemmeno si degnano di rispondere alle mail di Netflix o Prime Video, figuriamoci se mai renderanno fruibili al pubblico i loro archivi. E dire, lo ripeto, che sono organismi statali e che dovrebbe essere uno degli scopi dello Stato il salvaguardare e diffondere la memoria storica del Paese.

Meglio fare da soli, credetemi.

I film della Milano degli anni ’60 e ’70: la collezione Casu

Con il mio servizio di telecinema, e più ancora con la mia collezione personale, visibile su:

  • YouTube
  • uno dei miei siti, footagefopro.com

riesco ad entrare in contatto con tanti filmaker o, quanto meno, con i loro eredi.

Carlo Casu è un regista amatoriale milanese che ha ripreso la sua città, e molti altri luoghi d’Italia, dagli anni ’60 agli anni ’80. Ho il piacere di includere i suoi girati, ovviamente dopo aver ottenuto il suo consenso scritto, nella mia collezione, a disposizione di documentaristi di tutto il mondo e a perenne memorai digitale dei suoi splendidi lavori.

Per capire l’importanza dell’opera che ha voluto condividere, a livello storico bisogna considerare che nel suo periodo di attività Milano non era ancora una meta turistica di massa come lo è oggi. Era una città molto importante in Italia e, quanto meno, in Europa, ma in tempi in cui il turismo erano due settimane di ferie ad agosto e il viaggio di nozze, e a viaggiare erano solo i ricchi che vivevano in Europa Occidentale, Nord America e Giappone, non ci sono molti filmati che testimoniano com’era la vera Milano degli anni ’60 e ’70.

In più, anche valutando la quantità inferiore di turisti che girava, bisogna considerare che quest’ultimi rivolgevano le loro attenzione di registi amatoriali, in un periodo in cui le cineprese erano rare e le pellicole costavano parecchio, esclusivamente sui luoghi più iconici della città, quindi molta Piazza Duomo, molta Galleria Vittorio Emanuele e dintorni, una discreta quantità di Castello Sforzesco e poco altro.

I giardini pubblici

I giardini pubblici, o giardini di Porta Venezia, sono da sempre un luogo molto amato dai Milanesi. Oggi sono molto cambiati, a cominciare dal nome, visto che nel frattempo sono stati intitolati a Indro Montanelli che, negli anni in cui il video qui sotto è stato girato, spesso li frequentava. E sono cambiati anche perché nel frattempo, per l’esattezza nel 1992, una delle attrazioni che li caratterizzava, ovvero lo zoo, ha chiuso.

Vedere i Giardini Pubblici in una domenica d’inverno del 1973 nel filmato di Carlo Casu con gli stessi occhi di chi ci andava, a differenza di quello che invece mostrano  i filmati professionali, è una possibilità per nulla scontata. Probabilmente in cantine, soffitti e scatoloni sparsi in angoli poco frequentati delle case, c’è ancora tanto girato di analoga importanza da salvare di quel periodo.

L’aeroporto di Linate

Abituati in un’epoca in cui le Compagni low cost hanno reso nella percezione dei viaggiatori gli spostamenti in aereo molto simili a dei tragitti in autobus, fa un po’ sorridere ripensare a quando a Linate c’erano le tribune per gli spettatori e i nonni portavano la domenica mattina i loro nipoti a vedere l’andirivieni di aeromobili sulla pista.

Questo accadeva nel 1968 anche a Linate, magistralmente ripresa sempre da Carlo Casu in questo filmato super 8 d’epoca:

A proposito di viaggi aerei. Da possessore di oltre 1000 film d’epoca, vi certifico che la differenza di approccio tra oggi e gli anni ’60 non è solo una questione di stupore per la tecnologia in sé. C’è anche la componente del pensare di vedere cose che si sarebbe viste una volta sola nella vita e che per questo andavano immortalate per godersele una volta tornati a casa grazie a moviole e proiettori.

Non immaginate quanta parte delle bobine che salvo dopo averle scovate in giro per il mondo sia fatta di nuvole viste dai finestrini durante i voli, con mio enorme dispiacere, considerato che i cieli fanno parte di quei soggetti che rimangono invariati negli anni, a differenza di quanto si poteva invece immortalare nei luoghi di destinazione dove spesso, proprio a causa dei costi elevatissime delle pellicole, si riprendeva in velocità.

La magnifica Sicilia degli anni ’50 e ’60 nei film di Corrado Randone

Da persona nata nel 1977, se penso alle estati degli anni ’60, non potendo contare sui ricordi la fotografia più facile che mi viene in mente è Il Sorpasso, magnifico esempio di quando il cinema italiano era ancora grande.

Per avere però un’idea realistica di quello che facevano le persone all’epoca non posso affidarmi a un film, e nemmeno alle immagini di repertorio della RAI, perché in quest’ultime c’è la mediazione di una troupe di diverse persone e la consapevolezza di chi viene ripreso della presenza della televisione, elemento che presuppone un’atteggiamento innaturale. L’unico documento che mi dà un’idea realistica di come fossero quelle estati in un’epoca e in un mondo completamente diversi da oggi sono i film amatoriali, come questo, che Corrado Randone ha girato a Marina di Ragusa nel 1965:

Solo un regista amatoriale con in mano una cinepresa grande come una macchina fotografica e che magari che riprende persone conosciute e che quindi non lo considerano un regista, ma uno del gruppo, può cogliere la realtà in un momento storico in cui, a differenza di oggi, solo una persona su 1000 aveva l’apparecchiatura per girare filmati.

La cerimonia di Laurea del 1968

Pur essendo tecnicamente possibile registrare il sonoro anche nei film 8 mm e super 8, di fatto questo non accadeva mai. Tra le migliaia di film che ho digitalizzato posso contare sulle dita della mano quelli con l’audio in presa diretta. L’assenza del parlato non preclude però la possibilità di accorgersi, facilmente, delle differenze tra oggi e l’epoca in cui i nonni hanno avevano l’età dei loro odierni nipoti.

Sempre di Corrado Randone, che ovviamente mi ha dato autorizzazione scritta a diffondere i filmati della sua collezione, è questo filmato del 1968, girato nella facoltà di matematica dell’Università di Catania e che ritrae la Laurea del fratello. Non bisogna essere degli storici e nemmeno degli agenti sotto copertura per cogliere i dettagli che permettono di capire quanto diversa fosse la vita dell’epoca. Non tanto per la tecnologia o per altri elementi di cui ci si può facilmente informare nei libri. E nemmeno per l’estetica dell’epoca, più elegante e rispettosa di oggi, come anche solo le fotografie sono in grado di dirci.

E’ una questione di comportamento: gente semplice, educata, serena. E nulla più dei film, soprattutto quelli amatoriali, ce lo dice:


Le collezioni semi professionali di film 8 mm, super 8 e 16 mm

La gran parte delle collezioni di film 8 mm e super 8 amatoriali, o i rarissimi film 16 mm che venivano girati dai registi non professionisti, ritraggono eventi privati. Da collezionista, e soprattutto da restauratore delle bobine delle persone che si affidano al mio laboratorio per salvaguardare i video che ritraggono la storia della loro famiglia, posso certificare che il 99% di quanto si trova immortalato in quel genere di film appartiene alla categoria:

  • pranzi di Natale
  • Matrimoni
  • gite fuori porta

Tutti eventi che descrivono un’Italia che non c’è più (bastano 10 secondi per accorgersi di quanto lontano sia quel mondo) e che proprio per questo vanno mostrati, ma che necessitano di un lavoro non indifferente per essere valorizzati e fatti capire. Dovrebbe farlo lo Stato o, quanto meno, gli storici e le Fondazioni. In realtà è tutto lasciato sulle spalle di persone come me, che a proprie spese lavorano per evitare il disastro di un Paese che oltre a dimenticarsi della propria storia, si dimostra perfino indifferente di fronte alla distruzione dei documenti che la immortalano.

I luoghi dove la storia è più preziosa, perché ritratta con un occhio competente e che magari ha immortalato gli eventi che meglio descrivono la storia d’Italia, sono gli archivi semi professionali. Quelli di creati da appassionati che facevano un altro lavoro nella vita ma che nonostante questo, in un’epoca pionieristica, passavano il loro tempo libero con cineprese, moviole e taglierine, spendendo su queste i propri risparmi, in un’epoca in cui il costo delle pellicole era talmente elevato che l’hobby della ripresa non era per tutti.

O le collezioni dei piccoli studi di produzione, dei quali ne esistevano un paio per Provincia fino agli anni ’60, molto prima che passasse il tragico messaggio che ognuno ha il diritto di fare che vuole che ha riempito l’Italia di pseudo artisti mantenuti a 40 anni dai loro genitori. Quei laboratori artigianali di un’Italia che non esiste più, non fornivano le loro riprese all’Istituto Luce, ma immortalavano altrettanto nobilmente eventi dei quali altrimenti non sarebbe rimasta traccia. O magari si improvvisavano a pubblicitari di borgata, riprendendo l’apertura di un supermercato o la mostra di quadri nelle strade del Paese.

Cosa succeda a quelle collezioni quando viene a mancare l’artigiano/regista che le ha create posso solo immaginarlo, e il più delle volte non sono buone notizie, a causa degli eredi che non capiscono il valore, più storico che economico, dei film che ricevono.

Ma io sono qui per evitare a catastrofe del mancato trasferimento da analogico a digitale che garantirebbe a quella storia che è stata ripresa la vita eterna. Se mai vi capitasse di avere a disposizione dei film amatoriali di valore, perché siete gli eredi di qualcuno che si dilettava a riprendere quando per registrare un video non bastava tirare fuori dalle tasche il telefono, contattatemi con il modulo qui sotto: Possiamo salvaguardare insieme un pezzo di Italia.

Daniele Carrer

Daniele Carrer di fronte al suo scanner per il telecinema e al computer durante la fase di restauro dei film

Chiunque sia interessato a giungere ad un accordo per distribuire la sua collezione di bobine 8 o 16 mm, o a digitalizzare i suoi film (8 mm, super 8 e 16 mm – muti o sonori) con il telecinema del mio laboratorio, può contattarmi usando il modulo qui sotto:

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    I telecinema di Milano: com’era la città ai tempi dei film 8 mm e super 8

    Milano è la città Italiana che nel ‘900 ha avuto la più alta concentrazione di registi amatoriali.

    Dagli anni ’30 agli ’80, i filmati non professionali venivano immortalati su tipi di pellicole:

    • 8 mm (dal 1932 ai primi anni ’70)
    • super 8 (dal 1965 alla metà degli anni ’80).

    più raramente, in 16 mm (dal 1925 in poi).

    Per lavoro mi occupo di telecinema, ovvero trasferisco film analogici in digitale. Comprando filmati in tutto il mondo ho messo in piedi un archivio storico con il quale fornisco documentari e programmi televisivi. Se, come me, amate la storia, potete vedere il migliaio di film della mia collezione in questo mio sito in inglese.

    Dopo aver avuto tra i miei clienti la BBC, Netflix, Prime Video e praticamente tutti gli altri più importanti produttori di contenuti al mondo, ho deciso di mettere a disposizione l’esperienza che ho maturato a tutti coloro che vogliono salvare i loro ricordi di famiglia.

    Sarà una questione statistica legata al fatto che Milano e il suo hinterland rappresentano l’area metropolitana più popolosa d’Italia. Sarà magari per il fatto che girare film 8 mm è stata un’attività molto costosa e Milano è storicamente il capoluogo della regione più ricca d’Italia, o sarà proprio per il fermento culturale che ha sempre caratterizzato la città, ma la maggior parte dei clienti che oggi si rivolgono a me provengono proprio dall’area milanese, e in questa pagina, oltre a dimostrare la qualità del mio sistema di restauro, volevo omaggiare alcuni dei luoghi che negli anni hanno fatto da sfondo ai film amatoriali girati in città.

    Il mio archivio di film storici: la Milano dei telecinema

    Prima solo per passione e poi anche per lavoro, una decina di anni fa ho creato il mio archivio di film 8 mm, super 8 e 16 mm. Nella maggior parte dei casi, si tratta di pellicole girate da registi non professionisti che documentano le città in un’epoca in cui la ripresa video, a differenza di oggi, era un hobby per pochi. Essendo queste pellicole girate durante viaggi effettuati da turisti, c’è molta fatica da parte mia a trovarne di ambientate a Milano, perché la città negli scorsi decenni non era una meta per milioni di visitatori da tutto il mondo come lo è oggi.

    La mia collezione, piuttosto, è piena di filmati ambientati a:

    • Roma
    • Firenze
    • Venezia

    che per molti anni sono state, di gran lunga, le tre mete turistiche più visitate d’Italia. Ciò non toglie che tra gli oltre 1000 film della mia collezione ci sia qualche perla ambientata a Milano.

    Il film inedito di Milano durante la guerra

    L’Italia entrò in guerra il 10 giugno 1940, quando Mussolini annunciò a una piazza Venezia esultante che saremmo scesi in campo a fianco della Germania in una guerra che, in quel momento, sembrava già avviata verso un finale scontato. Le cose poi sono andate molto diversamente, ma il motivo per cui cito questo evento non è parlare di un evento storico del quale non ho sufficienti competenze per aggiungere qualcosa di interessante, ma per mostrare il telecinema di un filmato inedito 16 mm della mia collezione che ritrae Milano nel 1941:

    Se posso dare una mia modesta opinione da persona che la guerra, per fortuna, l’ha solo studiata nei documentari e nei libri di scuola, colpisce il vedere la Milano inaspettatamente serena che traspare dalle immagini di Piazza Duomo e della Stazione Centrale ma, lo ripeto, non sono qui per dare una visione alternativa della storia, per quanto i film amatoriali, essendo girati in piena libertà, riescono sempre a mostrare una prospettiva delle cose diversa da quella dei film istituzionali.

    Il dato di fatto è che il 1941 fu l’unico anno di guerra in cui Milano non venne bombardata e questo senz’altro influisce sull’umore delle persone riprese da quello che credo fosse un soldato tedesco, o quanto meno una persona proveniente da un Paese di lingua tedesca. Questo lo posso dire con certezza non tanto perché ho acquistato qualche anno fa il film in Germania, come è effettivamente successo, ma perché la bobina reca la scritta Mailand ed è parte di una coppia di film 16 mm, il secondo dei quali è girato a Venezia, tipica abbinata turistica dell’epoca per chi arrivava in Italia via terra, considerato che i viaggi commerciali in aereo ancora non esistevano.

    Come ho fatto a sapere di che anno è?

    In questo caso ammetto di essere stato fortunato, perché all’inizio delle riprese, in una parte che ho tagliato, c’era un titolo con scritto 1941 e se non ci fosse stato, vista la relativa tranquillità che traspare dalle riprese avrei detto che erano i tardi anni ’40, ugualmente difficili visti i danni della guerra, ma nei quali le persone almeno potevano girare per strada senza la paura che piovessero bombe.

    Visto però che, anche in presenza di un titolo, non sarebbe stata la prima volta che un’indicazione del genere si fosse rivelata errata, a ulteriore conferma che il periodo è quello giusto ho fatto un controllo incrociato sul modello di autobus che si vede all’inizio del girato e ho avuto la conferma che è tutto coerente. Compreso il grigiore della facciata del Duomo, che è tipico di quell’epoca in cui i monumenti non venivano restaurati così di frequente.

    I filmati degli aeroporti di Milano: Linate e Malpensa

    Da quando ho fondato la mia Attività, ho digitalizzato migliaia di pellicole. Più di 1000 appartengono alla mia collezione personale e sono in parte film orfani (che quindi non hanno un autore conosciuto, per quanto io faccia di tutto per trovarlo) e in parte sono stati girati da registi amatoriali che me li hanno ceduti con tanto di liberatoria scritta. O, quanto meno, l’hanno fatto i loro eredi.

    Una cosa che colpisce chi come me è nato negli anni ’70 dello scorso secolo, e quindi ha vissuto pienamente l’epoca delle compagnie low cost che hanno reso il viaggiare in aereo qualcosa di molto simile al prendere un autobus, è quanto gli aeroporti all’epoca fossero considerati dei luoghi avveneristici, e come tali andassero obbligatoriamente ripresi da chi portava in viaggio la sua cinepresa 8 mm. Un po’ come, forse, accadrà a breve con i viaggi turistici spaziali, e magari gli uomini del XXII secolo si stupiranno del perché eravamo così esageratamente interessati a riprendere le stazioni di lancio.

    Il primo film degli aeroporti di Milano che ho acquistato, documenta un viaggio in aereo di un turista inglese da Londra a Roma, con l’aeroporto di Malpensa a fare da scalo tecnico tra le due città.

    Inutile dire che all’epoca l’aeroporto di Malpensa, di cui nel filmato si vede la pista e l’esterno del terminal, sono irriconoscibili rispetto ad oggi. A conferma che il mondo e i trasporti oggi sono completamente diversi, si pensi che nel 1955 i passeggeri a Milano Malpensa erano 255 mila, contro i 24 milioni del 2018 (94 volte di più).

    Questo qui sotto invece, è ambientato a Linate ed stato girato da un regista amatoriale che citerò ancora in questa pagina. Carlo Casu, classe 1938, con la sua cinepresa super 8 ha ripreso la città negli anni ’60 e ’70, con una qualità notevole, se si considera che non era un professionista.

    Come è facile vedere dalle riprese, all’epoca l’aereo era un mezzo di trasporto elitario e i nonni la domenica mattina accompagnavano i nipoti ad ammirare la pista di atterraggio :

    Piazza Duomo e Galleria Vittorio Emanuele II

    Quando si parla di film turistici amatoriali, i soggetti più comuni sono di gran lunga i simboli del luogo che si visita. In una città, all’epoca, povera di visitatori, un simbolo importante come il teatro Alla Scala, per esempio, non l’ho ancora trovato immortalato, nonostante la vicinanza con Piazza Duomo. Questo succede, anche per il fatto che le pellicole erano molto costose. Per motivi anagrafici, il ricordo personale che ho è del 1998, quando 3 minuti e 20 secondi di film super 8 costavano 35 mila lire.

    Riprendere dell’epoca era un’altra cosa rispetto ad oggi quando, visto il venir meno del costo del supporto di registrazione, è diventato fastidiosamente prolisso farlo (opinione personale, scusate).

    Nei due telecinema di Milano che potete vedere qui sotto, datati 1958 e 1981, il centro è il protagonista assoluto:

    Nel primo caso, a dire il vero, ci sono anche il Cimitero Monumentale, Parco Sempione e il Castello Sforzesco, per quanto molto di sfuggita.

    Nel secondo, girato da un turista francese nel 1981 (in primavera-estate a giudicare dall’abbigliamento) c’è solo Piazza Duomo e Galleria Vittorio Emanuele II.

    La grande Inter

    Gli anni ’60 sono stati una grande epoca per la Milano del Calcio, con 4 Coppe dei Campioni vinte, 2 dal Milan (1963 e 1969) e 2 dall’Inter (1964 e 1965) e 6 scudetti.

    Il filmato inedito qui sotto è stato girato con una pellicola 8mm nell’aprile 1967 e ritrae il dietro le quinte della trasferta dell’Inter a Sofia per la semifinale di Coppa dei Campioni contro il CSKA.

    Si vedono le persone che hanno fatto grande l’Inter di quell’epoca, e non solo: il Presidente Angelo Moratti e il figlio Gian Marco, l’Avvocato Peppino Prisco, Mister Helenio Herrera, giocatori come Giacinto Facchetti, Sandro Mazzola, Luis Suárez, Tarcisio Burgnich, Mario Corso, Armando Picchi e Jair, e una schiera di giornalisti al seguito dove si riconoscono, tra i tanti, Gianni Brera e Aldo Biscardi.

    Un altro calcio, senza dubbio:

    Nell’immagine qui sopra, al centro il Presidente Angelo Moratti, con Helenio Herrera a destra e a sinistra, di spalle, l’Avvocato Peppino Prisco. Al centro, sullo sfondo, Mariolino Corso, bandiera dell’Inter di quell’epoca e, negli anni ’80, anche allenatore della stessa Inter.

    Tre anni prima l’Inter, da Campione uscente d’Europa, il 3 dicembre 1964 volava a Bucarest per affrontare la Dinamo negli Ottavi di ritorno di Coppa dei campioni, forte del 6-0 di San Siro all’andata. La formazione di quella partita era: Sarti, 
Burgnich

,
 Guarneri

,
 Malatrasi

, Picchi, Bedin

, Tagnin

, Corso

, Domenghini

, 
Gori

, Joaquín Peiró
. Finirà 0-1 con gol di Domenghini.

    Qui sotto il video del dietro le quinte di quella trasferta dove si vedono i protagonisti dell’epoca: l’Avvocato Peppino Prisco, Vicepresidente, Erminia Cremonesi (moglie del Presidente Angelo Moratti e, a detta di molti, la persona che gli trasmise la passione per l’Inter), i giocatori Armando Picchi (il capitano) e Mario Corso.

    Lo zoo di Milano

    I film 8 mm e super 8, se li si analizza con un occhio un po’ meno superficiale di quello che un’epoca di video straripanti in tutte le forme ci porta ad avere, possono descrivere molti aspetti di un’epoca.

    Mi spiego meglio. Per il mi archivio storico, in questa fase, cerco principalmente filmati che mostrano i luoghi, perché descrivono il cambiamento di queste più di mille parole. In Italia fino al 1975 c’erano solo due canali televisivi, quindi di città importanti, che non siano Roma e Milano, c’è poco a livello di video di quegli anni e io, salvando i filmati amatoriali dal cestino nel quale finiscono di solito dopo i lasciti ereditari, contribuisco a preservare la storia che questi hanno immortalato.

    Uno dei miei sogni, attualmente in naftalina perché non è ben chiaro se la mia idea è realizzabile per motivi di tutela della privacy, è descrivere quel mondo che non esiste più attraverso la documentazione degli eventi privati, perché sono fortemente convinto che sia con i pranzi di Natale o con le immagini all’uscita dei bambini dalle Chiese dopo le Prime Comunioni che si capisce un’epoca, magari semplicemente dal modo di vestire e di comportarsi delle persone.

    Proprio perché il mondo è cambiato, non immaginate quanti filmati di nuvole riprese dal finestrino dell’aereo io debba invece sorbirmi, in anni in cui volare era qualcosa di straordinario e come tale andava documentato, a differenza di quanto accade oggi quando un biglietto di una compagni low cost costa meno del viaggio in autobus dall’aeroporto al centro, e anche persone come me che non amo l’aereo, sono già abbondantemente al di sopra dei 100 voli effettuati.

    In un’epoca in cui i documentari ambientati nella Savana di certo esistevano, ma non si vedevano a tutte le ore del giorno in televisione come accade oggi, gli zoo erano un altro luogo delle meraviglie, e che come tale andavano ripresi.

    Lo zoo di Milano, a giudicare dalla quantità di telecinema che ho effettuato per i miei clienti, è paradossalmente il posto più ripreso della città. Come è ovvio, i film che non sono di mia proprietà non mi sognerei mai di pubblicarli, e tanto meno di guardarli più di quello che mi è consentito per verificare se il lavoro che ho svolto è allo stato dell’arte, ma sono riuscito a trovare anche un filmato del 1964 ambientato proprio allo zoo dei Giardini Pubblici di Porta Venezia.

    Il proprietario, come nel caso degli altri film pubblicati in questa pagina, mi ha dato autorizzazione scritta a donarlo al mondo:

    Fatto salvo per l’inizio, ambientato anche nei dintorni di Piazza Duomo e di Palazzo Dugnani, le immagini sono un trionfo di bambini milanesi divertiti dalla visita. Oggi quegli stessi bambini sono probabilmente nonni, ma non essendoci più lo zoo (è stato chiuso nel 1991) hanno altri luoghi in cui andare con i loro nipoti.

    Questi 4 filmati di Carlo Casu invece lo documentano dal 1969 e al 1973:

    I giardini di Porta Venezia

    Lo zoo di Milano chiuse nel 1992. Era situato, ed è tutt’ora visibile attraverso i ruderi che ne rimangono, in quelli che all’epoca si chiamavano Giardini Pubblici di Porta Venezia e oggi si chiamano Giardini Pubblici Indro Montanelli, perché il giornalista, come tanti Milanesi, ci amava andare.

    A testimonianza di quanto la città li abbia sempre amati ho restaurato questi due filmati, datati 1969 e 1973, che documentano il trenino dei giardini, ovvero un treno in miniatura nel quale intere generazioni di bambini di Milano sono saliti, e una classica domenica di inverno dei primi anni ’70 in cui le famiglie approfittavano delle giornate di sole per passeggiare senza pensieri, nonostante il clima dell’Italia e della città, in quegli anni, non fosse dei migliori, tra terrorismo e criminalità.

    Parco Lambro

    Le città di ogni luogo del mondo cambiano. La linea dell’orizzonte, dove qualche decennio prima si stagliava al massimo qualche raro grattacielo, col tempo si infittisce, e luoghi che prima esistevano spariscono. Alcuni lasciando solo i rimpianti della propria gioventù, come lo zoo, nel caso di Milano. Altri scorci iconici, che in rete, dove in genere si trova di tutto, si fanno anche fatica a trovare sotto forma di foto.

    Forse non tutti sanno che… il Parco Lambro aveva un lago, dove i ragazzini pescavano. A giudicare dalle immagini qui sotto che lo ritraggono prima rigoglioso e poi desolatamente asciutto, deve essere sparito tra il 1971 e il 1972, ma i Milanesi che c’erano all’epoca sapranno sicuramente essere più precisi di me:

    O luoghi temporanei, che magari esistono tutt’ora, come i mercatini di Natale, che però nel 1972 erano completamente diversi rispetto ad oggi, non tanto per le bancarelle, ma per il modo di essere delle persone che li popolavano:

    La Stramilano

    Dal 1972, ogni anno, nei giorni in cui si passa dall’inverno alla primavera, i Milanesi che amano correre, o più verosimilmente camminare veloci, trovano nella Stramilano un evento collettivo che unisce migliaia di persone che una domenica mattina vivono la città percorrendone le strade.

    Da un balcone di Corso Buenos Aires, non lontano da Piazzale Loreto , Carlo Casu ha ripreso l’edizione 1978:

    La Fiera campionaria

    Milano è sempre stata la Capitale economica d’Italia e, in quanto tale, ha ospitato le più importanti manifestazioni fieristiche del nostro Paese. Oggi la Fiera di Milano è a Rho perché, seguendo una tendenza in atto dappertutto, i padiglioni fieristici tendono ad essere spostati verso la periferia, come in qualche modo era già successo negli anni ’30, quando la Fiera traslocò dai Bastioni di Porta Venezia al Portello.

    Successivamente, fino al 2006, la Fiera Campionaria si è svolta infatti dove oggi c’è City Life. Erano gli anni in cui le aziende spesso portavano il nome del loro fondatore e tra i padiglioni fieristici giravano quasi esclusivamente uomini in giacca a cravatta.

    Questi due filmati 8 mm e super 8 sono stati girati il primo, probabilmente, nel 1953 e il secondo nel 1969, quindi dal punto di vista storico: prima e dopo il boom economico.

    Gli scioperi degli anni ’60

    La seconda parte degli anni ’60 è stato un periodo di conflitti, a volte pacifici e a volte violenti. Da fornitore di video storici a documentaristi, una delle richieste più comuni che mi vengono fatte è quella relativa a immagini delle manifestazioni degli studenti a Parigi nel ’68 o dei vari movimenti per i diritti civili negli USA nello stesso periodo. Purtroppo non ho né le une né le altre, per quanto la buona diffusione dei film 8mm all’epoca implica che queste ci siano da qualche parte, anche se non è facile trovarle.

    Il filmato qui sotto è ambientato a Milano, in particolare nella zona di Piazza della Scala dove aveva sede all’epoca la Banca Commerciale Italiana (nel palazzo che oggi ospita le Gallerie di piazza della Scala). Le immagini ritraggono uno sciopero di bancari che, da ricerche che ho effettuato, dovrebbe essere avvenuto il 7 novembre 1969.

    Da notare che circa un mese dopo una bomba scoppierà presso la sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, non lontana dai luoghi dove si svolge la manifestazione.  Mette i brividi pensare che tra le persone che si vedono nel video è probabile che qualcuno abbia poi perso la vita nell’attentato.

    Tra l’altro lo stesso giorno, proprio nella Banca Commerciale che si vede nel filmato, fu piazzato un ordigno altrettanto potente che, grazie al cielo, non esplose, evitando decine di morti.

    Il telecinema di Monza

    La Provincia è stata raramente il soggetto di film 8 mm e super 8. Anche quella, all’epoca, di Milano (Monza ne ha fatto parte fino al 2004, quando è diventata autonoma).

    O meglio, di registi amatoriali nei centri più piccoli ce n’erano, come, quanto meno nei Capoluoghi, c’erano anche i cineclub. Il problema è che stando lontani dalla città, in tempi comodi come quelli che viviamo oggi, al lascito generazionale delle bobine, spesso, quei tesori di storia vanno persi. Di conseguenza si fa anche molta fatica a trovarne e a renderli disponibili alla collettività.

    Questo è ancor più preoccupante se si pensa che fino al 1975 in Italia c’erano solo due televisioni, RAIUNO e RAIDUE, quindi i film 8 mm e super 8 sono gli unici che hanno documentato la Provincia italiana di quegli anni.

    Il telecinema che ho fatto qui sotto è relativo a un filmato girato a Monza il 15 settembre 1963. Contrariamente agli altri a cui, nella maggior parte dei casi, a malapena si riesce a dare con precisione una data a livello di anno, qui c’è anche un mese e un giorno, perché documenta un evento sportivo, ovvero il Gran Premio di motociclismo. Che io sappia, queste è l’unico video (quantomeno tra quelli pubblici) di quel giorno.

    La prospettiva da cui si vede la corsa e è la stessa che si aveva stando lì in mezzo a meccanici e piloti, a differenza delle riprese ufficiali:

    Dall’immagine qui sopra capirete perché oggi i box vengono chiamati “muretto”.

    Perché è importante digitalizzare i film 8 mm e super 8 oggi

    L’attuale tecnologia, a differenza di quella di anche solo 10 fa, ha raggiunto il massimo della qualità che i supporti 8 mm e super 8 possono consentire. Chi ha trasferito tali pellicole negli anni 90 e 2000, usando per questo nastri VHS e DVD, ha degradato la loro qualità originaria, a favore della comodità di consultazione, visto che proprio VHS e DVD, per essere guardati, non richiedevano l’utilizzo di scomodi e rumorosi proiettori.

    Nei film 8 e super 8, oltre ai ricordi di famiglia che se andassero rovinati non sarebbero in nessun modo recuperabili, c’è un patrimonio storico su cui nemmeno i film professionali della stessa epoca possono contare. In quelle pellicole amatoriali c’è la vita reale dell’Italiano medio e, da creatore di un archivio, so perfettamente quanto alto sia il rischio che tale tesoro vada perso a causa della difficoltà di riprodurli, a oltre 30 anni dall’uscita di produzione dell’ultimo proiettore per pellicole.

    Ecco perché ho messo in piedi un telecinema tecnologicamente avanzato dove la qualità di visione è all’altezza della storia che nei film 8 mm e super 8 è conservata.

    Attenzioni infatti ad una cosa:

    Non è vero che i telecinema sono tutti uguali.

    Non sono io a dirlo, ma lo dice il filmato qui sotto, che vi invito a guardare. Da una parte il mio sistema di restauro, frutto di investimenti e di anni di prove per arrivare alla qualità di restauro più alta possibile, dall’altra il laboratorio medio che offre i suoi servizi sul mercato:

    Se volete ulteriormente approfondire il discorso sulla qualità, vi invito a visitare questa pagina dove spiego tutto.

    Le mie sono sicuramente le parole di un appassionato che sulla sua passione ha costruito un’attività, grazie alla quale ha fornito filmati d’archivio a decine di produzioni in tutto il mondo. Ma al di là del mio giudizio interessato, rivolgersi a un laboratorio professionale per salvare i propri ricordi, considerando che non esiste nessuna tecnologia in grado di trasformare il filmato che sopra vedete sulla destra in quello di sinistra una volta digitalizzato, è la spesa più sensata che potete fare.

    Se avete dei film 8 mm, e non volete dare in mano i vostri ricordi a gente che non li rispetta, potete contattarmi con il modulo qui sotto. Prima di farlo, se vi va, potete consultare il mio listino.

    Daniele Carrer

    Daniele Carrer di fronte al suo scanner per il telecinema e al computer durante la fase di restauro dei film

    Chiunque sia interessato a digitalizzare i suoi film 8 mm e super 8 con il mio telecinema può contattarmi usando il modulo qui sotto.

    Non sono a Milano, ma in Veneto. Grazie ad internet però, corrieri come spediamo.it per solo 7 euro vengono a casa vostra a ritirare le pellicole e ve le riportano, senza nemmeno la perdita di tempo di dover uscire.

    Con le migliaia di bobine che ho ricevuto nel mio laboratorio non ho mai avuto un solo problema di consegna.

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      Telecinema: vi spiego perché sono quasi tutte fregature

      Quando si parla di telecinema, bisogna partire da un presupposto: i proiettori per film

      • 8 mm,
      • super 8

      sono fuori produzione da almeno 30 anni. Quindi, la maggior parte delle persone che oggi vogliono digitalizzare pellicole, non conosce lo stato di conservazione di quest’ultime, e tanti di coloro che svolgono questo servizio se ne approfittano.

      Se non si è esperti, verrebbe spontaneo pensare che, a distanza di decenni, i propri filmati siano:

      • sbiaditi,
      • sfuocati
      • con pessimi colori.

      In altre parole come il quadro a sinistra del video qui sotto che vi invito caldamente a guardare e confrontare con quanto esce dal mio laboratorio:

      I film 8 mm e super 8 resistono al tempo (molto più dei VHS)

      Il punto è che, a differenza della tecnologia che li ha sostituiti (il VHS e il video 8) i film 8 mm deperiscono poco nel tempo. Dall’alto del fatto che di quest’ultimi ne ho:

      • acquisiti
      • restaurati

      migliaia, molti dei quali appartengono alla mia collezione personale che vendo a produzioni documentaristiche internazionali tramite questo mio sito in inglese, vi certifico che anche con pellicole degli anni ’30 del ‘900 si possono invece ottenere ottimi risultati.

      I difetti della maggior parte dei lavori di telecinema

      Tornando invece al filmato qui sopra, vi spiego in poche parole l’elenco dei principali difetti che ha il telecinema che è stato effettuato sulla destra e che rappresenta la media di quello che si trova sul mercato, ahimè anche se l’importo che vi chiedono è elevato (spiego sotto perché succede):

      • il quadro è stato ingrandito, quindi il 30% dell’immagine originale è stata tagliata,
      • i colori sono completamente sfasati,
      • non è stata effettuata nessuna pulizia digitale della pellicola (è pieno di puntini, pelucchi, ecc.),
      • l’immagine è visibilmente sfuocata,
      • la riproduzione non è fluida
      • il video è traballante (non è stato utilizzato uno stabilizzatore software).

      Credetemi:

      la maggior parte delle digitalizzazioni offerte sul mercato presentano tutti questi problemi.

      Fin qui tutto normale, perché qualsiasi servizio può essere svolto da:

      • professionisti seri,
      • o da truffatori.

      Se però chiamate un imbianchino a pitturarvi la casa e questo lascia sporco per terra e macchie sui muri, voi ve ne accorgete, e potete contestargli il lavoro. Se chiamate un tecnico ad aggiustarvi la lavatrice e questa si rompe di nuovo dopo tre giorni, voi lo richiamate e, quanto meno, vi fate rifare gratis la riparazione.

      In virtù di questo, sul mercato, di truffatori tra gli imbianchini e i tecnici che riparano elettrodomestici di sicuro ce ne sono, ma sono una minoranza, proprio perché i clienti si accorgono di chi lavora male.

      Con il telecinema purtroppo non è così, per un semplice motivo.

      Le fregature si fanno fatica a riconoscere

      Il problema di chi porta i suoi film in un laboratorio per digitalizzarli è che se si incontrano delle persone poco serie, non c’è modo di contestare il lavoro, perché dall’altra parte ci sarà sempre qualcuno che ribatterà:

      Se si vede male è normale, perché il film è vecchio.

      Frasi del genere a volte sono figlie della scarsa onestà, altre volte dell’ignoranza, perché la tecnologia disponibile fino a 10 anni fa consentiva solo di acquisire:

      • film 8 mm
      • film super 8

      con la qualità visibile nel video di sinistra del filmato pubblicato sopra.

      Oggi, per fortuna, la tecnologia è migliorata dal giorno alla notte, sempre che chi effettua il telecinema si sia aggiornato.

      Chi sono quelli che fanno il telecinema?

      Su internet ci sono decine di persone che si offrono per fare il telecinema. Più o meno ogni negozio di fotografia ha il suo “tecnico” di fiducia che chiama quando entra un cliente che vuole digitalizzare le proprie pellicole.

      Il problema è che il 99% di questi, per svolgere il lavoro, usa il metodo della telecamera che riprende l’immagine del proiettore sul muro o su uno schermo bianco. In quel caso, non c’è nessuna possibilità che il risultato finale sia migliore di quello del video sulla destra del filmato pubblicato sopra.

      Mi duole dirlo, ma situazioni del genere succedono anche se ci si affida a negozi di fotografia storici e serissimi nel loro lavoro. Accade, perché non essendo materia di cui sono direttamente competenti (fotografia e ripresa video, specie tanti anni fa, erano due cose molto distinte) non si sono aggiornati sulle nuove tecnologie.

      Ma più che credere alle mie parole, che effettivamente sono parole interessate di una persona che svolge lavorazioni di telecinema, per capire con chi avete a che fare, prima di affidare i vostri ricordi a queste persone, dovreste semplicemente chiedere di farvi vedere il livello di qualità delle loro digitalizzazioni.

      Anche se non ve ne intendete, basta riprodurre il filmato per capire se la qualità è quella del quadro sulla destra o del quadro sulla sinistra. Sarò pessimista, ma penso che a quel punto inventino una scusa. A proposito: questo è il mio canale YouTube con i film storici della mia collezione personale che ho acquistato negli anni. Ci sono più di 1000 video, perché la loro visione è un motivo di orgoglio, non di paura per la perdita di eventuali clienti.

      State attenti ai possibili danni alle vostre pellicole

      Inserire una pellicola in un proiettore fuori produzione da almeno 30 anni, significa metterne a serio rischio l’integrità. Una volta che la pellicola si rompe, i ricordi che ci sono immortalati sono persi per sempre.

      I film 8 mm e super 8 si possono infatti rovinare irrimediabilmente se si ha la sciagurata idea di digitalizzati usando un proiettore. Per due motivi:

      1. la pellicola viene fatta scorrere in degli ingranaggi e in una canalina strettissima che spesso si inceppa, senza che ci sia un meccanismo di interruzione automatica del trascinamento, causando dei disastri.
      2. la luce con cui i proiettori illuminano le pellicole è di tipo tradizionale, quindi calda. Se la pellicola si blocca, come accade spessissimo, la lampada la brucia, rovinandola per sempre.

      Visto che nessun cliente poi va a riprodurre il film una volta digitalizzato, attenzione che la stragrande maggioranza dei laboratori non dichiara se durante la lavorazione qualcosa è andato storto.

      Perché il mio telecinema concilia qualità e sicurezza

      Per quanto mi riguarda il mio telecinema, ovviamente non uso un vecchio proiettore, ma uno scanner di recente fabbricazione, più nello specifico il FilmaFabriek HDS+ che potete vedere illustrato in questa pagina direttamente dal produttore. Nel mio apparecchio, lo scorrimento avviene esternamente e su dei rulli (non su degli ingranaggi). La lampada che utilizza è a LED, quindi a luce fredda e, in quanto tale, non può bruciare la pellicola.

      Se volete approfondire in cosa consiste nel dettaglio questo sistema lo spiego in questa pagina.

      Tale scanner costa migliaia di euro ed è stato utilizzato da degli archivi professionali per digitalizzare la loro collezione.

      Ma oltre all’apparecchio per la digitalizzazione, il punto di forza del mio sistema è il software di restauro, che è in grado di correggere la gran parte dei segni (graffi, pelucchi, puntini vari) che caratterizzano i film di qualche tempo fa.

      La combinazione di scanner e software

      Quasi tutti i laboratori più professionali, anche quelli che utilizzano uno scanner anziché il proiettore, non usano il software di restauro, e questo si ripercuote sulla qualità finale.

      Come potete notare nel filmato in cima alla pagina (questa volta concentrandovi sul riquadro di destra) le immagini sono anche particolarmente stabili, nonostante le cineprese dell’epoca fossero molto più difficili da tenere ferme, perché lo scorrimento della pellicola all’interno generava delle vibrazioni e, tanto più, non c’erano gli stabilizzatori ottici ed elettronici che ci sono invece oggi.

      Il software che uso, inoltre, corregge tutti i valori dell’immagine:

      • livelli,
      • contrasto,
      • luminosità,
      • saturazione

      Se non si passa per un programma, è impossibile che lo scanner, e tanto più il proiettore e la telecamera, riescano ad acquisire con quelle impostazioni regolate alla perfezione.

      Ma pochi hanno l’accortezza di effettuare tale ulteriore passaggio, perché rappresenta una notevole perdita di tempo, e se i clienti comprano a scatola chiusa, purtroppo, è molto più importante essere veloci che offrire un prodotto all’altezza dei ricordi che ci sono al suo interno.

      Fate molta attenzione. La tecnologia di acquisizione odierna è arrivata al massimo della qualità a cui possono essere scannerizzati i film 8 mm e super 8. Quindi, quello che si effettua oggi è il lavoro definitivo di digitalizzazione delle pellicole perché, a differenza di quello che accadeva fino poco tempo fa quando il telecinema consisteva nel trasferire i film su nastri VHS, visto che le cassette erano più comode da vedere (ma scarse di qualità), nessuno, fra 10 anni ridigitalizzerà le pellicole che affidate ai vari telecinema. Quindi, attenti alle fregature.

      Il risultato è ulteriormente migliorabile? Forse, ma già ci si può “accontentare”

      Mi rivolgo ai veri appassionati di film 8mm e super 8. Se si ricordano dei loro film riprodotti dai proiettori, è un dato di fatto che gli attuali software consentono di creare video:

      • con meno grana
      • più luminosi
      • con i colori bilanciati
      • più stabili (le riprese originariamente erano quasi sempre mosse per l’assenza di stabilizzatori ottici nelle vecchie cineprese e per lo scorrimento delle pellicole che causava delle vibrazioni fastidiose).

      Oggi c’è un ulteriore passo in avanti che si potrebbe fare per raggiungere una qualità ancora più professionale, ma questo, anche solo per un film di pochi minuti. richiede giorni se non settimane di lavoro da parte di un tecnico altamente specializzato, perché si tratta di una procedura che riguarda ogni fotogramma registrato.

      I film 8mm, infatti, venivano girati a 16 fotogrammi al secondo, mentre i super 8 e i 16 mm a 18. Il sistema di riproduzione odierno lavora invece a 25 fotogrammi al secondo. Nell’adattare questa differenza, quando il movimento dei soggetti è evidente, come nelle panoramiche, c’è una perdita di fluidità perché 9 fotogrammi ogni secondo (o 7) vengono ripetuti, quindi l’immagine risulta un po’ scattosa.

      E’ sempre stato così fin da quando cinema e televisione hanno iniziato ad usare pellicole 8 mm e super 8. Qualche anno fa Martin Scorsese fece un magnifico documentario su George Harrison in cui usò anche dei film amatoriali. Per adattarli usò la tecnica della ripetizione dei fotogrammi.

      Da un paio d’anni a questa parte sono usciti dei software, in particolar modo:

      • Adobe After Effects
      • Davinci Studio

      che per adattare questa differenza usano l’intelligenza artificiale, ovvero interpretano la scena e creano i 9 (o 7) fotogrammi mancanti senza ripetere quelli effettivamente girati, ma “immaginandoli” da zero.

      Di conseguenza il video è fluido, con la controindicazione che in alcune scene il computer non riesce a calcolare correttamente il nuovo fotogramma e quindi l’immagine risulta distorta. Succede perché siamo appena all’inizio dell’era dell’intelligenza artificiale e quest’ultima deve ancora perfezionarsi.

      Approfondisco questo discorso in questa pagina, dove trovate anche il video che segue:

      che spiega le due tecniche di restauro che gli studi professionali usano, con i relativi pregi e difetti:

      • interpolazione
      • blending

      La parte più interessante del filmato è quella da 5:20 in poi, perché si vede concretamente cosa comportano entrambi i sistemi di adattamento del numero dei fotogrammi al secondo.

      Riassumendo la questione:

      per una serie di motivi si preferisce utilizzare quasi sempre il blending per adattare il diverso numero di fotogrammi al secondo, anche se l’interpolazione permette di ottenere risultati migliori nella maggior parte di casi.

      Per quanto riguarda il futuro: fra 10 anni nessuno può dire la tecnologia dove potrà arrivare, ma non bisogna aspettare troppo perché è anche possibile che il deterioramento delle pellicole dovuto al tempo che passa causi nel frattempo danni irreparabili.

      Daniele Carrer

      Daniele Carrer di fronte al suo scanner per il telecinema e al computer durante la fase di restauro dei film

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