Ascolta “Come finanziare la propria collezione” su Spreaker.
Per una persona che vuole portare avanti un progetto di valore storico o culturale, in Italia, ci sono due strade:
la prima è quella dello Stato, e può avere la forma di una collaborazione con un’Associazione che a fine anno riceve il classico finanziamento pubblico. Dico classico finanziamento pubblico, perché, se nella teoria è una cosa assolutamente nobile e della quale ogni contribuente dovrebbe essere felice, nella pratica tutto ciò si svolge all’Italiana, ovvero il finanziamento viene concesso non sulla base del merito, ma sulla base di ragionamenti politici. Quindi succede che ad ogni cambio di Amministrazione Comunale, giusto per ragionare in termini da sagra di Paese, la data manifestazione sparisce o rinasce, la stagione teatrale viene rivoluzionata e da Natalino Balasso si passa a Massimo Boldi o viceversa perché i cattivi non sono solo da una parte, e anziché fare la mostra fotografica sulla resistenza la si fa sulle foibe, giusto per disegnare un Paese che sa dare un colore politico anche alle tragedie.
Un’altra strada che va di moda è quella dei bandi, sempre pubblici ovviamente. Se avete la sventura di conoscere qualcuno che frequenta una scuola statale di cinema, sapete anche che esiste tra gli studenti, perfettamente addestrati dai loro insegnanti, il mito dei bandi. Quindi anziché pensare a migliorarsi tecnicamente e ad imparare a fare film che piacciono anche al pubblico, già a 20 anni questi ragazzi vivono nel presupposto tipicamente parassitario di pensare:
cosa può fare lo Stato per me?
A partire dal 2005 e per un paio di stagioni, in seguito a qualche partecipazione televisiva e a premi ricevuti ai Festival, sono stato un autore di cortometraggi discretamente conosciuto. Quando mi invitavano alle rassegne, per telefono il direttore della manifestazione quasi sempre mi chiedeva:
ma uno con il tuo curriculum, perché non partecipa ai bandi per finanziare i suoi prossimi lavori?
A più di 10 anni di distanza la mia risposta è sempre la stessa: perché voglio essere padrone di me stesso, e venire influenzato nelle mie scelte da gente che occupa quel posto per motivi di nascita e non di merito mi infastidisce. Anche per questo, la mia collezione di 700 film 8 mm e super 8 me la sono pagata da solo e, non essendo io ricco di famiglia, per farlo ho dovuto trovare una terza strada rispetto alle due che vi ho detto, rimanendo indipendente e soprattutto molto più efficiente di quanto sarei stato se avessi accettato la zavorra di avere lo Stato come socio.
Tempo fa ho fondato un altro podcast che si chiama vendere foto e video online e che spiega come fare a guadagnare pubblicando le proprie immagini e i prossimi video nei cataloghi di Agenzie che poi forniscono creatori di siti web, come anche produzioni televisive o registi di documentari. Non mi dilungo troppo in questa sede per spiegare come fare, vi specifico solo che il film storico, che ha normalmente una distribuzione vecchia maniera, è un settore che, se preso nel verso giusto, può far guadagnare un bel po’ di soldi, che io puntualmente reinvesto per acquistare nuovo materiale, visto che il costo della materia prima, ovvero della bobina 8 mm, è ancora piuttosto basso.
In poche parole, io acquisto su Ebay un filmato girato, tendenzialmente da un turista europeo o comunque occidentale, a Roma negli anni 60. Il documentarista che sta realizzando un documentario indipendente su, per esempio, un professore universitario de La Sapienza del quale esiste poco materiale filmato, ha un po’ di opzioni davanti per raccontare la sua storia. Considerate che, grazie alla distribuzione web, di progetti del genere ne esistono sempre di più, visto che non ci sono più barriere alla distribuzione, ed ogni video pubblicato su Youtube ha potenzialmente un pubblico. La strada più logica per ottenere quello che tecnicamente si chiama footage della città e con il quale intramezzare interviste e fotografie di repertorio, è fornirsi dall’archivio della RAI o da quello dell’Istituto Luce, che hanno i contenuti migliori, che non sono nemmeno paragonabili per qualità a quelli del regista amatoriale austriaco o tedesco che di solito è il mio principale fornitore di pellicola. O meglio: lo sono i suoi eredi.
Il problema è che se andate nei rispettivi siti (Istituto Luce, Rai) di quelle Istituzioni, siete bravi se in un quarto d’ora riuscite a capire come arrivare a richiedere il materiale che vi serve, che ovviamente non potete acquistare direttamente, ma dovete farlo scrivendo per prima cosa una mail. Il motivo per cui molti registi preferiscono fornirsi dalle Agenzie nelle quali vendo io i miei contenuti, è che 2 minuti dopo essere entrati in quei siti, possono in maniera del tutto intuitiva pagare e scaricare quello che serve. Se si tratta di compratori italiani, magari sanno come funzionano le cose in questo Paese e possono anche sopportare l’attesa, ma se si tratta di compratori stranieri, credetemi, questi scelgono l’opzione film amatoriale scaricabile in 2 minuti, piuttosto che film professionale scaricabile in un tempo a discrezione dell’impiegato che legge la mail.
Da Cittadini abbiamo tutti il diritto di lamentarci che Istituto Luce e Rai non valorizzano archivi che potrebbero fruttare milioni di euro l’anno in mano ad un imprenditore degno di questo nome, ma questo è un altro discorso, e c’entra molto con la stessa politica di cui ho parlato prima.
Quindi, a colpi di 25 o 50 dollari per uno spezzone di 5 o 10 secondi, ho costruito una collezione che mi frutta oramai molto più di 1000 dollari al mese. La cosa ovviamente non è avvenuta a caso, perché alla base di un progetto che sta in piedi economicamente, nel mondo ultra concorrenziale di internet, c’è innanzitutto la capacità di sapere qual è il contenuto che vende di più. Prima ho citato Roma, che è una città che amo profondamente e nella quale ho vissuto, ma con tutto l’amore che le voglio so che purtroppo Parigi, nella quale invece non vivrei mai, vale molto di più dal punto di vista del valore dei film storici che lì sono stati registrati e che, essendo sempre stata una meta turistica importante, non sono per me così difficili da trovare, perlomeno per quanto riguarda quelli girati negli anni 70. Dico anni 70 perché prima di quel periodo sono molto più rari per la scarsità di turisti e per la minore diffusione delle pellicole 8 mm e perché dagli anni 80 in poi, a causa dello sciagurato avvento dei nastri, non si trova più nulla che non si sia già ampiamente deteriorato.
Allo stesso modo e più ancora, so che New York, e qui allargo le colpe della distribuzione anche agli Stati Uniti, può essere una miniera d’oro. New York è stata ripresa in tutti gli angoli per tutto lo scorso secolo, essendo set di decine di film che tutti abbiamo visto e, più internamente alla realtà americana, anche di moltissime trasmissioni televisive. Il problema è che i grandi network d’oltreoceano non si sono organizzati per rivendere i loro contenuti, probabilmente perché non hanno interesse economico a farlo.
La difficoltà per me di trovare filmati di New York è legata al fatto che, come vi ho già spiegato, comprare dagli Stati Uniti non è esattamente facile. Certo è che, senza arrivare all’esempio estremo delle Torri Gemelle che per poco meno di 30 anni sono stati uno dei luoghi più ripresi della grande mela, ci sono delle riprese delle strade newyorkesi che ricordano molto Stursky e Hutch, che tra l’altro non era ambientato a New York, con i cui guadagni mi sono comprato decine di altre bobine 8 mm, alla faccia dei bandi pubblici e di tutta la trafila che bisogna fare per accedervi.
Bene, se volete approfondire i temi della vendita di foto e video online c’è l’altro mio podcast che parla della vendita generica di contenuti, foto e video, anche contemporanei e soprattutto c’è un altro mio sito, che si chiama stockfootage.it.
Ringrazio Silvia Torri, che ha lasciato un bellissimo commento relativamente alle prime tre puntate del podcast:
Nobile ideale quello di salvare il patrimonio culturale del passato. Sullo Stato non possiamo contare e tu sei un ottimo esempio di persona che rende questo posto migliore. Buon lavoro!
Conosco Silvia Torri proprio grazie all’altro mio sito che vi dicevo. Vi invito a fare altrettanto se volete sostenere il mio progetto di salvaguardia della memoria collettiva attraverso i filmati registrati su pellicole 8 mm.
Ringrazio anche gli utenti che hanno commentato il podcast su super8club.it, che è un sito pieno di appassionati di pellicola dove ci sono delle discussioni di livello culturale molto elevato e che proprio per questo apprezzo tanto. Non cito i loro nomi semplicemente perché in quel caso non sono a casa mia e non so se hanno piacere a sentirsi nominare, ma a loro dico pubblicamente un grande grazie.
Siamo giunti alla conclusione del quarto episodio. Questa volta vi ho spiegato come guadagnare un po’ di soldi online con i vostri filmini di famiglia, o meglio con una strategia imprenditoriale che potrebbe passare anche da quelli. Nella prossima puntata magari cercherò di approfondire ulteriormente l’argomento, ma per ora, come diceva un vecchio giornalista americano
arrivederci e buona fortuna.