Negli Stati Uniti le garage sale sono una sorta di istituzione che è del tutto interiorizzata dalla società. Le avete sicuramente viste nei telefilm:
- si organizza nel proprio giardino una vendita informale di materiale che non si usa più, che può andare dal tostapane, ai vestiti usati e ad ogni genere di cianfrusaglia che normalmente in Italia si porta in discarica o si mette al massimo nei bidoni della Caritas.
- Si invitano gli amici.
- Si mettono dei bei cartelli scritti a mano appesi agli alberi nelle strade intorno alla casa dove si svolgerà la vendita
- Si cominciano le contrattazioni.
Io francamente mi troverei un po’ in imbarazzo ad invitare dei conoscenti a rovistare tra le mie cose per poi chiedere 2 euro per una tuta usata o per la macchinina telecomandata di mio figlio, però in America si usa fare così.
Le garage sale hanno poi una variante, che si chiama estate sale, e questa si organizza invece quando una persona viene a mancare e i suoi eredi mettono in breve tempo tutto all’asta per dividersi il patrimonio. Anche in questo caso si va dai vestiti del morto, ai set di pentole, quando non anche agli album di fotografie, che evidentemente poco interessano a chi è stato nominato nel testamento. So che detta così è quasi da non crederci, ma se voi aprite Ebay.com è pieno di ricordi molto intimi di persone decedute messi in vendita da utenti che dichiaratamente li comprano proprio in queste estate sale.
Ora, da Italiani ci viene spontaneo giudicare con una certa supponenza il fenomeno: ti muore un genitore e una settimana dopo organizzi un’asta per vendere i ricordi di famiglia. E, nemmeno fossimo uno Stato che può permettersi di guardare gli altri dall’alto al basso, ci chiediamo senz’altro:
ma che razza di Paese sono questi Stati Uniti?
Ve lo dico io: sono un Paese che grazie a questa mentalità, che gira e rigira è la stessa per cui ogni cosa lì diventa business, sta salvando il suo intero patrimonio di film amatoriali in 8 mm, che in uno Stato che è 32 volte più vasto dell’Italia e che non è solo New York, la California e poche altre grandi città come sembrerebbe ad una persona che limita la sua conoscenza alla lettura dei giornali, è quello che più di ogni altro ha documentato la parte più rurale del Paese, quella stessa parte che i nerd della Silicon Valley o i radical chic newyorkesi considerano su un piano di inferiorità antropologica, salvo poi ricordarsi l’indomani delle elezioni che le Leggi prevedono l’uguaglianza di tutte le persone.
Grazie alle aste del patrimonio del morto, se così si può tradurre in maniera per niente letterale estate sale, e alla capacità degli Americani di fare business su qualsiasi cosa, una buona parte del patrimonio dei film 8 mm del Paese finisce prima su Ebay e poi nelle mani di collezionisti che di sicuro costituiscono per quelle pellicole un finale nettamente migliore della discarica, come invece accade quasi sempre in Italia, dove a colpi di:
Il denaro è lo sterco del diavolo
ci stiamo giocando una parte della nostra storia.
Gli Americani sono molto più nazionalisti di noi. Io non giudico se sia una cosa positiva o meno, non in questo podcast che parla d’altro. Come vi ho accennato nell’episodio precedente, ho dato una dimensione di business a quelle che poco prima di registrare questa puntata sono diventate le 700 pellicole della mia collezione. Perché due strade avevo davanti:
- perdevo mesi andando a bussare alla porta di qualche Associazione o Partito Politico chiedendo finanziamenti
- facevo tutto da solo, e non essendo io ricco, l’unico modo per farlo era mettere a reddito la mia collezione, in un modo che vi spiegherò nel dettaglio in altri episodi.
Nel mondo globalizzato, per fare business in maniera sana bisogna cercare clienti negli Stati Uniti, per il semplice motivo che sono il Paese più ricco. Il modo migliore per riuscirci se decidi di creare un archivio di film amatoriali, è ovviamente quello di andare a comprare dei film che sono stati girati lì. Ci sono una serie di problemi però nel farlo:
il primo è ovvio e sono le spese di spedizione, che sono più alte se il compratore acquista dall’Europa, ma è un problema relativo perché ti dà un GAP di una quindicina di dollari ad acquisto, che sono nulla quando il tuo progetto smette di essere un hobby e diventa un business.
Il secondo sono i dazi doganali, e questo è un problema propriamente Italiano. Non che i dazi negli altri Paesi non esistano. Il problema è che le volte che ho acquistato delle pellicole negli Stati Uniti, il pacco è stato fermo, nel mio caso a Malpensa, per qualche giorno, poi è arrivato il postino a casa per consegnarmelo chiedendomi i dazi + l’IVA, sia sul costo della pellicola che sul trasporto. In più, e questo vale per me che ho la Partita IVA e che come ogni Italiano onesto pago le tasse, non mi è arrivato un documento dove si certifica quello che ho già pagato a livello di IVA e dazi, ma c’è una scritta, so che è difficile da credere, a penna biro sul pacco. Una scritta a mano del tipo:
Pagare 45 euro
che, come mi disse la Commercialista quando gliela mostrai:
non è sufficiente per scaricare fiscalmente il costo.
Quindi, e questo lo ripeto, succede solo in Italia:
bisogna pagare dazi + IVA x 2 volte, visto che non si possono detrarre dai guadagni che si dichiarano.
Ma nonostante tutto non è questo il vero dramma per uno come me che se potesse comprerebbe a man bassa pellicole oltreoceano. Il problema più grosso, l’ho detto prima:
è il nazionalismo degli Americani.
Una volta trovai ad un’asta una pellicola otto millimetri inedita girata al funerale di John Kennedy, ovvero al funerale di quello che è probabilmente il simbolo più importante della storia Americana dello scorso secolo, anche se un’affermazione così netta potrebbe far aprire molte discussioni. Dal punto di vista commerciale, anche se ad un profano il discorso non torna, non è che un filmato del genere valga chissà che, e questo per un motivo molto semplice:
il funerale di Kennedy non è un evento inaspettato, è un evento che ha avuto la più grande copertura mediatica di quel decennio, più ancora dello sbarco sulla luna, con una regia da far invidia ad un moderno Super Bowl visto che scaturiva da un fatto di cronaca di cui ancora oggi se ne parla, figuriamoci cosa è stato all’epoca. Quindi il filmato 8 mm inedito del funerale di John Kennedy, sottolineo John perché anche Robert 5 anni dopo fu assassinato, non vale in sé tanti soldi, considerato anche che su Ebay si compra a scatola chiusa e, questo ve lo dico dall’alto dei 700 filmati che ho già restaurato, è del tutto probabile che sia un’insieme di inquadrature lontane dalla scena principale e molto traballanti, quindi non aggiunge nulla a quello che è già stata documentato.
Al contrario, tre giorni prima, ovvero il 22 novembre 1963, un sarto di origine Russa che si chiamava Abrham Zapruder registrò il più famoso film 8 mm della storia, ovvero la scena in cui si vede lo stesso Presidente Kennedy mentre viene assassinato a Dallas. In quel momento sul posto con una cinepresa non ci sono le decine di cameraman professionali che saranno a Washington per il funerale, ma c’è
- Zapruder
- Altri cineamatori, almeno due dei quali riescono ugualmente a riprendere gli spari
ma Zapruder ha la posizione perfetta:
quella che il caso ha voluto essere la stessa che avrebbe scelto un ipotetico regista che avesse saputo in anticipo del luogo e del momento in cui si sarebbe svolta la scena. Qualche giorno dopo Life pagò a Zapruder 150 mila dollari per i diritti del filmato, che rivalutati dell’inflazione sarebbero oggi più di un milione.
Il nazionalismo è il motivo principale per cui quando c’è all’asta un filmato inedito di un’icona Americana, sia esso proprio Kennedy, per quanto nel caso citato si trovasse dentro alla bara che lo stava portando al riposo eterno, ma anche Elvis Presley, Marilyn Monroe e tanti altri personaggi che noi percepiamo semplicemente come artisti ma a cui gli Americani danno un valore che va ben oltre il personaggio stesso, quel filmato viene venduto ad un prezzo fuori mercato, per chi come me, per portare avanti il suo progetto, deve guardare al lato economico di quello che compra, senza dargli un valore affettivo come il nazionalismo comporta che si faccia.
Nel caso in oggetto io abbandonai l’asta a 1000 dollari, e non ricordo francamente a quanto finì, ma non mi stupirei se si trattasse di cifre 5 o 6 volte più alte.
Parliamoci chiaro, noi Italiani non siamo così. Prima cosa se si chiede a qualcuno che non c’era negli anni 60 solo di nominare uno dei Presidenti che abbiamo avuto, nel 90% dei casi questa persona non sa dire un solo nome. Tra l’altro per la cronaca noi ne abbiamo avuti 6, alcuni con più mandati, contro i 4 degli Stati Uniti:
- Eisenhower
- Kennedy
- Johnson
- Nixon.
Siamo un Paese che non ha rispetto della sua storia, siamo un Paese in cui la gente usa la storia solo quando questa serve a fare propaganda alla parte politica che preferisce.
A questo punto, se io fossi uno di quegli uomini che riempiono i teatri, dopo avervi portato nello sconforto e magari nei casi di maggiore emotività anche sull’orlo delle lacrime, le regole della buona comunicazione comporterebbero che dovrei lasciarvi con una speranza del tipo:
Sì, questo è vero, ma provate anche a vederla da quest’altra prospettiva.
Che è più o meno la stessa tecnica che usano i politici, fateci caso, soprattutto adesso che ci sono tre schieramenti:
quello che parla deve andare un po’ contro a uno, ma contemporaneamente anche contro all’altro, per ritagliarsi uno spazio di diversità che alla fine evidentemente paga, nell’economia della sua carriera non in quella del Paese.
Ma io non sono un uomo di teatro. Io sono un semplice podcaster: non devo soddisfare dei clienti paganti e non devo vendervi un libro. Io vi racconto solo la mia verità e non ho nessuna intenzione di compiacere qualcuno per farlo.
Mi chiamo Daniele Carrer e durante il mio tempo libero, contando solo sulle mie forze, sto cercando di salvare quella parte di storia dell’Italia raccontata dai registi amatoriali che l’hanno ripresa in pellicola 8 mm. Se vi sono piaciuto ascoltatevi un altro episodio, altrimenti, come diceva un vecchio giornalista americano, arrivederci e buona fortuna.