Molti dei tour acchiappaturisti che si fanno oggi nelle Capitali dell’est Europa sono incentrati sul periodo comunista. Chi non ha mai vissuto una dittatura, e tutt’oggi lo zoccolo duro di chi gira il mondo è formato da gente che ha conosciuto solo la democrazia, subisce il fascino dei regimi totalitari, per lo meno quando questi sono terminati e si sa che il finale, per quanto non del tutto indolore, è stato meno catastrofico di quello che alcuni prospettano in tempi come quelli che stiamo vivendo per colpa di chi è diventato il nuovo nemico dei buoni.
Praga, Budapest, Mosca e San Pietroburgo sono state raccontate con una discreta copertura dai film dei turisti occidentali, che erano all’epoca infinitamente di meno rispetto a quelli che le affollano oggi, ma erano comunque presenti, quasi sempre all’interno di tour organizzati e, a volte, all’interno di visite delle delegazioni dei Partiti Comunisti Occidentali, soprattutto Francesi ed Italiani, anche se tra le pellicole che ho trovato e restaurato, finora c’è traccia solo delle prime.
In più, e qui vengo ad un discorso opposto rispetto a quello che ho fatto nell’episodio precedente, filmati del genere sono molto più facilmente reperibili in Europa rispetto agli Stati Uniti, visto che è un po’ difficile immaginarsi un Americano in vacanza in Unione Sovietica ai tempi di Breznev da una parte o di Reagan dall’altra. Quest’ultimo, lo ricordo, aveva coniato il termine Impero del Male, sarà un caso proprio in concomitanza con l’uscita del trailer de “Il ritorno dello Jedi”, ma lo dico con lo stesso scherno con cui si giudica Cristiano Ronaldo quando sbaglia un dribbling, visto che alla fine è stato proprio lui quello capace di vincere, intendo Reagan.
Tra l’altro l’Austria, che insieme alla Germania è il luogo nel quale faccio i miei migliori affari da collezionista, ai tempi della guerra fredda aveva un Governo del tutto simile a quello degli altri Paesi occidentali, ma non faceva parte della NATO ed era quindi un bacino di turisti importante per tutto il blocco comunista sia, l’abbiamo capito, per motivi politici, sia per motivi geografici, visto che Bratislava, la seconda città più importante della Cecoslovacchia e oggi la Capitale della Slovacchia, è a soli 50 chilometri da Vienna.
Quello che un ventenne non percepisce, ma forse nemmeno un trentenne o un quarantenne come me che ha fatto a tempo a girare quasi tutto il Continente grazie a Ryanair, è che le dittature in Europa non si sono limitate all’est, e che non serve nemmeno tornare indietro ai tempi che hanno portato alla seconda guerra mondiale per trovare dei regimi totalitari alternativi al comunismo.
Se camminando per Berlino si ha l’evidenza del regime, considerato anche che c’era un muro a dividere i buoni dai cattivi e che oggi la grande cultura tedesca ha deciso di trasformare quello stesso muro in una mostra d’arte a cielo aperto dalle parti della East Side Gallery, e lo stesso vale per tanti altre città dove il comunismo anziché essere un’onta da cancellare è un motivo di attrazione turistica, camminando oggi per Barcellona e per Madrid non si ha la sensazione che la Spagna si sia liberata dalla dittatura con solo 15 anni di anticipo rispetto all’Europa dell’est. Non voglio infierire sull’ignoranza delle persone e mettere in piedi un giochino simile a quello che ho fatto nell’episodio precedente parlando dei Presidenti del Consiglio Italiani degli anni 60, ma se si chiede ad un qualsiasi turista quarantenne che cammina sulla Rambla che Governo c’era in Spagna cinquant’anni fa nove volte su 10 questo non nomina Franco.
L’ho già detto:
questo è un podcast che non parla di politica
visto che non ho nessuna voglia di leggermi le classiche mail indignate che arrivano quando si cita la parola fascismo e si finisce sempre con il trovare dall’altra parte qualcuno che è convinto di saperne più di te e che per dimostrare la sua superiorità si attacca agli errori grammaticali o al curriculum scolastico. Sto raccontando la sensazione che un normalissimo turista percepisce camminando per una qualsiasi città spagnola al giorno d’oggi, a differenza di quello che accade a Praga dove esiste un magnifico museo sul Comunismo e dove in ogni tour, fosse anche legato a luoghi ben più antichi del novecento, la guida riesce sempre a mettere dentro una notizia legata ai tempi in cui si stava peggio, e quel palazzo magari era diventato la sede di una qualche Istituzione con cui il regime esercitava il potere o del gruppo da cui poi è nata la rivoluzione di velluto dell’89. Nell’Europa dell’est parlare del passato è quasi una strategia di marketing di un brand, la città, che differenzia il proprio prodotto dagli altri nel mondo globalizzato. In Spagna Franco non si nomina, almeno non lo si fa con i turisti, per quanto riguarda i Cittadini non mi fido del sentito dire e visto che non ho intenzione di andarci a vivere, anche se tante volte vedendo un telegiornale in Italia un pensierino ce lo farei, ho la dignità di non esternare un’opinione incompetente.
Di fondo questo spaccato storico implica che si trovino con molta difficoltà film 8 millimetri girati a Barcellona, Madrid o, tanto più, in qualsiasi altra città che fino al 1975 è stata a tutti gli effetti sotto una dittatura fascista. Quello che di solito si trova sono filmini girati sulla costa, che come tali sono molto incentrati sui turisti stessi, tendenzialmente tedeschi che già al tempo trovavano un motivo per preferire altre destinazioni ai nostri mari, quindi bagni nel Mediterraneo, pranzi di pesce e corride, e pochissimo sui luoghi, facendo di quelle pellicole uno spaccato storico meno interessante, a parte per i poliziotti vestiti di nero che di solito erano a guardia del palco delle autorità proprio nelle corride e che i turisti armati di cinepresa andavano a cercare allo stesso modo con cui filmavano i cartelli “Spiaggia riservata ai bianchi” in Sudafrica in quegli stessi anni.
Questo per quanto riguarda le persone che da fuori andavano a visitare il Paese. Se parliamo invece di registi amatoriali spagnoli, non so darmi una spiegazione, ma quello che ho sempre trovato è di scarso livello. La pellicola è buona, del tutto simile a quella che si usava in occidente, lo sottolineo perché non avete idea di quanti film io abbia acquistato dall’ex Germania Est e di quanto la buona tecnica di chi l’ha girata sia stata appiattita verso il basso dalla qualità di un supporto che, a decenni di distanza, appare sbiadito e pieno di quelli che volgarmente vengono definiti graffi, ma che in realtà sono degli scrostamenti dell’emulsione.
Dopo essermi sorbito un classico lotto di bobine acquistate in Spagna, ho di solito la sensazione che la peggiore invenzione applicata alle cineprese otto millimetri sia stata lo zoom che, in molti casi, nemmeno si trattasse di un giocattolino da esibire agli amici per dire
guarda quanto sono bravo
è stato fortemente abusato da chi c’era dietro l’obiettivo, riducendo i girati ad un ininterrotto andare avanti e indietro dell’inquadratura, facendo venire il mal di mare a chi guarda e contravvenendo alla regola documentarista di essere il più invisibili possibile, per concentrare l’attenzione dello spettatore sulla scena e non sulla regia.
Per motivi analoghi, e qui mi allargo all’intera storia della ripresa amatoriale, quando negli anni 90 le pellicole oramai erano state soppiantate dei nastri, i videomatrimonialisti, in seguito all’introduzione dei primi mixer analogici, riempivano i loro video di effetti improbabili, del genere transizione a mongolfiera o a bolla di sapone, proprio per suscitare in chi guardava l’effetto wow, anche se per quanto mi riguarda è lo stesso effetto wow che mi suscita il vedere un ragazzino di 18 anni con il collo tatuato da qualcuno che ha la mano tremolante e un senso dell’arte da graffitaro che disegna su una statua medievale.
C’è poi una terza categoria di film che si trovano di frequente su Ebay Spagna, e questa per una volta ci racconta il Paese del nuovo millennio, non quello di almeno trent’anni fa o quaranta se parliamo di Franco. Non è impossibile imbattersi in pellicole ambientate in Germania, nel Regno Unito o in Olanda, ma non il genere di film girati dallo Spagnolo medio, che poteva girare il mondo da turista più di quanto potessero fare in quella stessa epoca le persone che abitavano nell’Est Europa, ma i tipici film di famiglia che sono esattamente quello che un collezionista come me non vuole, anche se tutt’oggi mi imbatto spesso nelle tipiche scene del genere:
- Prima Comunione
- Cena di Natale
visto che compro a scatola chiusa e il talento che ho sviluppato per riconoscerli non è sempre sufficiente ad evitarli.
La Spagna è da una ventina d’anni il luogo in cui vanno a trascorrere la vecchiaia migliaia di Europei del Nord, che cercano un luogo caldo, tranquillo e rispettoso per vivere gli ultimi anni della loro vita, e in funzione di questo, chissà perché, non scelgono mai l’Italia. Questi Europei del Nord sono spesso ricchi e senza eredi, quindi il target perfetto per trovare gli ex registi di film otto millimetri che quando poi passano a miglior vita fanno la fortuna degli svuotacantine Iberici.
La Spagna è solo uno dei tanti spaccati di storia che si può inquadrare meglio solo tramite i film 8 mm, piuttosto che tramite i telegiornali di regime o anche, per opposto, tramite le interviste di archivio di quegli artisti esiliati che lasciarono il Paese in contrapposizione con Franco.
Se questo podcast avrà un buon riscontro vi racconterò cosa accadeva altrove nei prossimi episodi. Come immagino sappiate il mio nome è Daniele Carrer e se visitate uno dei miei siti, potete vedere che ho messo in piedi il più grande progetto al mondo di restauro e conservazione di film amatoriali otto millimetri. Al momento ho qualche centinaio di pellicole e le ho messe a disposizione della collettività in uno dei miei canali Youtube. Non ho mai voluto soldi dallo Stato e quindi mi sono dovuto inventare un modo per mettere a reddito questa collezione per riuscire ad ingrandirla in continuazione. Nel prossimo episodio vi spiegherò nel dettaglio come ho fatto, nel frattempo vi ricordo che il podcast che state ascoltando è una delle voci del progetto e se quello che faccio vi piace vi invito a sostenerla mettendo semplicemente una recensione su Itunes.
Grazie di essere arrivati fino a questo punto e, come diceva un vecchio giornalista americano, arrivederci e buona fortuna.