Nel 2013 ho iniziato ad acquistare home movies 8 mm e 16 mm su Ebay. Da quel momento in poi la mia collezione è cresciuta sempre più, ma la vera svolta è stata quando, sfruttando un sistema di acquisizione professionale che mi sono creato, ho iniziato a mettere a disposizione quei film delle produzioni di documentari, prima attraverso i microstock, agenzie specializzate che vendono video su internet sotto forma di spezzoni di pochi secondi, poi da solo, tramite un sito che ho creato.
A qualche anno di distanza sono diventato uno dei più grandi fornitori al mondo di footage d’archivio. Ho:
- clienti in 5 continenti,
- un canale Youtube con centinaia di migliaia di visualizzazioni al mese
e ho salvato la storia immortalata su film che altrimenti sarebbero andati persi o, cambierebbe poco, sarebbero stati sepolti nella collezione privata di qualche amante del genere che si guarda bene dal fare vedere agli altri quelli che in lingua inglese si chiamano home movies.
Come questo qui sotto, girato durante la guerra da un turista tedesco a Milano nel 1941:
Cosa sono gli home movies
Per home movies si possono intendere tante cose, compresi i film che escono al cinema e vengono registrati su un supporto per essere resi disponibili al pubblico in ambito casalingo.
In quel settore la tecnologia si è molto evoluta nel tempo, tanto che fino agli anni 80 quei film si registravano su pellicola, prima 8 mm e dagli anni 70 in poi super 8. Poi si è (sciaguratamente) passati al VHS, poi al DVD e infine al Blue Ray, che è il primo supporto compatibile con la risoluzione 4k e verosimilmente l’ultimo supporto fisico che verrà utilizzato, visto l’avvento dello streaming video, ovvero della possibilità di vedere i film tramite dei servizi, gratuiti o a pagamento, erogati tramite internet.
Nel mio caso però, per home movies si intendono dei film amatoriali, girati quindi da registi non professionisti, che hanno immortalato la loro storia personale dagli anni 30 ai primi anni 90 del novecento. In particolare la mia collezione, più che su filmati di eventi privati, è incentrata su quella categoria di home movies che riguarda il viaggio, soprattuto nelle grandi città del mondo.
Come questo qui sotto che ho salvato grazie a un amico collezionista e che è stato girato da un turista italiano a New York nel 1970:
La mia intervista
Visto il valore storico del progetto che ho messo in piedi, il successo del mio canale YouTube e il crescente utilizzo dei contenuti che ho restaurato in produzione pluripremiate, ho iniziato a destare un certo interesse.
Il vantaggio di internet è che è un mezzo talmente potente, che quando crei qualcosa di valore e sai promuoverlo nel modo giusto (in questo senso YouTube è un mezzo straordinario), le occasioni ti arrivano in continuazione e, in un certo senso, la tua bravura deve essere addirittura quella di rifiutare quelle sbagliate, anziché quella di cercare quelle giuste come sarebbe avvenuto se il mio progetto fosse nato fuori dal web.
Una start up con base a Parigi, che si chiama Archive Valley, che aveva come scopo il mettere in contatto le produzioni documentaristiche con i fornitori di contenuto, un giorno mi chiese un’intervista che poi intitolò, riempiendomi di fierezza per il chiaro riferimento alla mia italianità:
Come creare un impero di film amatoriali (home movies)
Mi permetto di raccontare un po’ dei dietro le quinte di queste situazioni, conscio che chi legge difficilmente in vita sua ha rilasciato un’intervista.
Essendo un contenuto scritto e non video o sonoro, l’intervistatore manda le domande via mail, ovviamente in inglese visto che è la lingua del mondo globalizzato. Io, parlandolo sufficientemente bene, in quei casi rispondo senza chiedere aiuto ad un traduttore. Alla fine però faccio fare da un professionista che trovo su Fiverr quello che viene definito proofread, ovvero il controllo del testo da una persona madrelingua.
Il retroscena
Al di là delle procedure, c’è però un retroscena dell’intervista che è interessante raccontare per capire il mondo dell’informazione. Loro mi conoscevano per il successo del mio canale YouTube, e probabilmente, visto il tema a sfondo culturale del business che avevo messo in piedi, pensavano che fossi la classica persona che la pensa in un certo modo e, con fare democristiano, non andassi all’attacco.
In realtà si sbagliavano. Nella lista c’era una domanda che citava un Festival Italiano che io conoscevo solo di nome. Nel nominarlo fecero la classica manfrina sul fermento artistico, il coinvolgimento della gente e tutte le cose possibili e immaginabili che, sapete anche voi, si fanno in questi casi, quasi aspettandosi una sviolinata confermatoria da parte mia.
Avendo un passato da regista di cortometraggi politicamente scorretti (lo potete apprezzare nel mio sito personale) e sapendo come girano le cose negli ambienti dei festival, in realtà nel rispondere, scusate il paragone, andai giù con la mannaia, perché se mi fosse piaciuto leccare i piedi alle persone allora me ne sarei stato a lavorare in televisione, dove ci sono i gruppetti di adulatori che gravitano intorno ai capoccia di turno.
Dissi una cosa del tipo:
Secondo me i Festival, da quando è nato Youtube, sono inutili. Un festival costa allo Stato almeno 500 mila euro e ci vanno al massimo 10 mila persone.
Io con 10 mila euro mi sono pagato da solo una collezione che 10 mila visualizzazioni le fa in mezza giornata e ne genererà milioni finché Youtube esisterà, non solo per i 3 giorni che dura la manifestazione.
La censura
Sapete cosa hanno scritto loro?
Non hanno scritto niente ovviamente, perché hanno censurato la risposta.
Sottolineo: si trattava di un’intervista scritta, non in audio o in video, quindi non aveva dei tempi entro cui dover stare, quindi il taglio non era una questione di formato, ma di contenuto.
Questo per dirvi come funziona l’informazione e quanto felice io sia di aver costruito un progetto business che grazie a YouTube si rivolge direttamente alla gente senza il bisogno di vetrine gestite dal gruppetto di intellettuali di turno che, nel decidere la linea editoriale di quello su cui mettono le mani, è più intollerante di un gatto all’acqua.
Nel caso citato si trattava di una cosa piccola piccola, ma su questioni più grandi provate ad immaginare cosa succede quando le decisioni vengono prese solo in base alla volontà di una giuria o di chi si arroga il diritto di rappresentare la cultura.
Daniele Carrer
Chiunque sia interessato a giungere ad un accordo per distribuire la sua collezione di bobine 8 o 16 mm, o a digitalizzare i suoi film (8 mm, super 8 e 16 mm – muti o sonori) con il telecinema del mio laboratorio, può contattarmi usando il modulo qui sotto: