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Il telecinema

Fare telecinema di film 8 mm e super 8

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Barcellona

I film 8 mm nelle dittature

Molti dei tour acchiappaturisti che si fanno oggi nelle Capitali dell’est Europa sono incentrati sul periodo comunista. Chi non ha mai vissuto una dittatura, e tutt’oggi lo zoccolo duro di chi gira il mondo è formato da gente che ha conosciuto solo la democrazia, subisce il fascino dei regimi totalitari, per lo meno quando questi sono terminati e si sa che il finale, per quanto non del tutto indolore, è stato meno catastrofico di quello che alcuni prospettano in tempi come quelli che stiamo vivendo per colpa di chi è diventato il nuovo nemico dei buoni.

Praga, Budapest, Mosca e San Pietroburgo sono state raccontate con una discreta copertura dai film dei turisti occidentali, che erano all’epoca infinitamente di meno rispetto a quelli che le affollano oggi, ma erano comunque presenti, quasi sempre all’interno di tour organizzati e, a volte, all’interno di visite delle delegazioni dei Partiti Comunisti Occidentali, soprattutto Francesi ed Italiani, anche se tra le pellicole che ho trovato e restaurato, finora c’è traccia solo delle prime.

In più, e qui vengo ad un discorso opposto rispetto a quello che ho fatto nell’episodio precedente, filmati del genere sono molto più facilmente reperibili in Europa rispetto agli Stati Uniti, visto che è un po’ difficile immaginarsi un Americano in vacanza in Unione Sovietica ai tempi di Breznev da una parte o di Reagan dall’altra. Quest’ultimo, lo ricordo, aveva coniato il termine Impero del Male, sarà un caso proprio in concomitanza con l’uscita del trailer de “Il ritorno dello Jedi”, ma lo dico con lo stesso scherno con cui si giudica Cristiano Ronaldo quando sbaglia un dribbling, visto che alla fine è stato proprio lui quello capace di vincere, intendo Reagan.

Tra l’altro l’Austria, che insieme alla Germania è il luogo nel quale faccio i miei migliori affari da collezionista, ai tempi della guerra fredda aveva un Governo del tutto simile a quello degli altri Paesi occidentali, ma non faceva parte della NATO ed era quindi un bacino di turisti importante per tutto il blocco comunista sia, l’abbiamo capito, per motivi politici, sia per motivi geografici, visto che Bratislava, la seconda città più importante della Cecoslovacchia e oggi la Capitale della Slovacchia, è a soli 50 chilometri da Vienna.

Quello che un ventenne non percepisce, ma forse nemmeno un trentenne o un quarantenne come me che ha fatto a tempo a girare quasi tutto il Continente grazie a Ryanair, è che le dittature in Europa non si sono limitate all’est, e che non serve nemmeno tornare indietro ai tempi che hanno portato alla seconda guerra mondiale per trovare dei regimi totalitari alternativi al comunismo.

Se camminando per Berlino si ha l’evidenza del regime, considerato anche che c’era un muro a dividere i buoni dai cattivi e che oggi la grande cultura tedesca ha deciso di trasformare quello stesso muro in una mostra d’arte a cielo aperto dalle parti della East Side Gallery, e lo stesso vale per tanti altre città dove il comunismo anziché essere un’onta da cancellare è un motivo di attrazione turistica, camminando oggi per Barcellona e per Madrid non si ha la sensazione che la Spagna si sia liberata dalla dittatura con solo 15 anni di anticipo rispetto all’Europa dell’est. Non voglio infierire sull’ignoranza delle persone e mettere in piedi un giochino simile a quello che ho fatto nell’episodio precedente parlando dei Presidenti del Consiglio Italiani degli anni 60, ma se si chiede ad un qualsiasi turista quarantenne che cammina sulla Rambla che Governo c’era in Spagna cinquant’anni fa nove volte su 10 questo non nomina Franco.

L’ho già detto:

questo è un podcast che non parla di politica

visto che non ho nessuna voglia di leggermi le classiche mail indignate che arrivano quando si cita la parola fascismo e si finisce sempre con il trovare dall’altra parte qualcuno che è convinto di saperne più di te e che per dimostrare la sua superiorità si attacca agli errori grammaticali o al curriculum scolastico. Sto raccontando la sensazione che un normalissimo turista percepisce camminando per una qualsiasi città spagnola al giorno d’oggi, a differenza di quello che accade a Praga dove esiste un magnifico museo sul Comunismo e dove in ogni tour, fosse anche legato a luoghi ben più antichi del novecento, la guida riesce sempre a mettere dentro una notizia legata ai tempi in cui si stava peggio, e quel palazzo magari era diventato la sede di una qualche Istituzione con cui il regime esercitava il potere o del gruppo da cui poi è nata la rivoluzione di velluto dell’89. Nell’Europa dell’est parlare del passato è quasi una strategia di marketing di un brand, la città, che differenzia il proprio prodotto dagli altri nel mondo globalizzato. In Spagna Franco non si nomina, almeno non lo si fa con i turisti, per quanto riguarda i Cittadini non mi fido del sentito dire e visto che non ho intenzione di andarci a vivere, anche se tante volte vedendo un telegiornale in Italia un pensierino ce lo farei, ho la dignità di non esternare un’opinione incompetente.

Di fondo questo spaccato storico implica che si trovino con molta difficoltà film 8 millimetri girati a Barcellona, Madrid o, tanto più, in qualsiasi altra città che fino al 1975 è stata a tutti gli effetti sotto una dittatura fascista. Quello che di solito si trova sono filmini girati sulla costa, che come tali sono molto incentrati sui turisti stessi, tendenzialmente tedeschi che già al tempo trovavano un motivo per preferire altre destinazioni ai nostri mari, quindi bagni nel Mediterraneo, pranzi di pesce e corride, e pochissimo sui luoghi, facendo di quelle pellicole uno spaccato storico meno interessante, a parte per i poliziotti vestiti di nero che di solito erano a guardia del palco delle autorità proprio nelle corride e che i turisti armati di cinepresa andavano a cercare allo stesso modo con cui filmavano i cartelli “Spiaggia riservata ai bianchi” in Sudafrica in quegli stessi anni.

Questo per quanto riguarda le persone che da fuori andavano a visitare il Paese. Se parliamo invece di registi amatoriali spagnoli, non so darmi una spiegazione, ma quello che ho sempre trovato è di scarso livello. La pellicola è buona, del tutto simile a quella che si usava in occidente, lo sottolineo perché non avete idea di quanti film io abbia acquistato dall’ex Germania Est e di quanto la buona tecnica di chi l’ha girata sia stata appiattita verso il basso dalla qualità di un supporto che, a decenni di distanza, appare sbiadito e pieno di quelli che volgarmente vengono definiti graffi, ma che in realtà sono degli scrostamenti dell’emulsione.

Dopo essermi sorbito un classico lotto di bobine acquistate in Spagna, ho di solito la sensazione che la peggiore invenzione applicata alle cineprese otto millimetri sia stata lo zoom che, in molti casi, nemmeno si trattasse di un giocattolino da esibire agli amici per dire

guarda quanto sono bravo

è stato fortemente abusato da chi c’era dietro l’obiettivo, riducendo i girati ad un ininterrotto andare avanti e indietro dell’inquadratura, facendo venire il mal di mare a chi guarda e contravvenendo alla regola documentarista di essere il più invisibili possibile, per concentrare l’attenzione dello spettatore sulla scena e non sulla regia.

Per motivi analoghi, e qui mi allargo all’intera storia della ripresa amatoriale, quando negli anni 90 le pellicole oramai erano state soppiantate dei nastri, i videomatrimonialisti, in seguito all’introduzione dei primi mixer analogici, riempivano i loro video di effetti improbabili, del genere transizione a mongolfiera o a bolla di sapone, proprio per suscitare in chi guardava l’effetto wow, anche se per quanto mi riguarda è lo stesso effetto wow che mi suscita il vedere un ragazzino di 18 anni con il collo tatuato da qualcuno che ha la mano tremolante e un senso dell’arte da graffitaro che disegna su una statua medievale.

C’è poi una terza categoria di film che si trovano di frequente su Ebay Spagna, e questa per una volta ci racconta il Paese del nuovo millennio, non quello di almeno trent’anni fa o quaranta se parliamo di Franco. Non è impossibile imbattersi in pellicole ambientate in Germania, nel Regno Unito o in Olanda, ma non il genere di film girati dallo Spagnolo medio, che poteva girare il mondo da turista più di quanto potessero fare in quella stessa epoca le persone che abitavano nell’Est Europa, ma i tipici film di famiglia che sono esattamente quello che un collezionista come me non vuole, anche se tutt’oggi mi imbatto spesso nelle tipiche scene del genere:

  • Prima Comunione
  • Cena di Natale

visto che compro a scatola chiusa e il talento che ho sviluppato per riconoscerli non è sempre sufficiente ad evitarli.

La Spagna è da una ventina d’anni il luogo in cui vanno a trascorrere la vecchiaia migliaia di Europei del Nord, che cercano un luogo caldo, tranquillo e rispettoso per vivere gli ultimi anni della loro vita, e in funzione di questo, chissà perché, non scelgono mai l’Italia. Questi Europei del Nord sono spesso ricchi e senza eredi, quindi il target perfetto per trovare gli ex registi di film otto millimetri che quando poi passano a miglior vita fanno la fortuna degli svuotacantine Iberici.

La Spagna è solo uno dei tanti spaccati di storia che si può inquadrare meglio solo tramite i film 8 mm, piuttosto che tramite i telegiornali di regime o anche, per opposto, tramite le interviste di archivio di quegli artisti esiliati che lasciarono il Paese in contrapposizione con Franco.

Se questo podcast avrà un buon riscontro vi racconterò cosa accadeva altrove nei prossimi episodi. Come immagino sappiate il mio nome è Daniele Carrer e se visitate uno dei miei siti, potete vedere che ho messo in piedi il più grande progetto al mondo di restauro e conservazione di film amatoriali otto millimetri. Al momento ho qualche centinaio di pellicole e le ho messe a disposizione della collettività in uno dei miei canali Youtube. Non ho mai voluto soldi dallo Stato e quindi mi sono dovuto inventare un modo per mettere a reddito questa collezione per riuscire ad ingrandirla in continuazione. Nel prossimo episodio vi spiegherò nel dettaglio come ho fatto, nel frattempo vi ricordo che il podcast che state ascoltando è una delle voci del progetto e se quello che faccio vi piace vi invito a sostenerla mettendo semplicemente una recensione su Itunes.

Grazie di essere arrivati fino a questo punto e, come diceva un vecchio giornalista americano, arrivederci e buona fortuna.

I film amatoriali della Barcellona che non esiste più

Barcellona, come tutta la Spagna, è stata governata da una dittatura di stampo fascista dal 1939 fino al 1975, ovvero nel periodo di massima diffusione dei film amatoriali 8 mm e super 8.

Un rarissimo filmato di Barcellona girato nel 1949 da un turista inglese.

Per questo motivo, soprattutto nel primo dopoguerra, che corrisponde alla fase dell’autarchia del Regime, i filmati della città sono molto rari, come accade in tutti gli Stati totalitari (lo spiego bene in questo episodio del mio podcast). Se si aggiunge che la televisione nacque con un unico canale solo nel 1956, qualora aveste nella vostra collezione di film di famiglia una pellicola girata da quelle parti allora potreste avere un documento di grande valore storico che meriterebbe di essere pubblicato per metterlo a disposizione di tutti, come faccio io con i miei.

Barcellona negli anni 50

Quando a partire dal 1950 Franco decise di aprire le frontiere al turismo, iniziarono ad arrivare tante persone (anche se molte meno di oggi) dai Paesi dell’Europa occidentale, in particolar modo dalla Germania Ovest. Con loro ovviamente giunsero anche le cineprese 8 mm.

Barcellona, a giudicare dalla quantità di filmati che ho trovato negli ultimi anni, era la meta preferita di chi andava a visitare la Spagna ma, come è ovvio, era profondamente diversa da quello che è diventata ai giorni nostri, per quanto alcuni dei luoghi  principali siano riconoscibili a chi è pratico della città.

Uno dei tratti distintivi che salta agli occhi, non riguarda l’architettura, ma un’altra icona, ovvero i taxi gialli e neri, anche se le auto dell’epoca sembravano uscite da un film di gangster (come visibile nel film 8 mm qui sotto).

La Rambla


Un film 8 mm girato sulla Rambla negli anni 50 da un turista della Germania Ovest.

La Rambla è il viale pedonale che attraversa Barcellona da Plaça Catalunya fino al porto, in direzione perpendicolare al mare. Oggi è affollatissimo di turisti ma è sempre stato il cuore pulsante della città, anche nell’epoca gloriosa in cui era frequentata unicamente da residenti.

Tra i tanti luoghi famosi di Barcellona è forse quello che è rimasto più simile ad oggi, per quanto non esistessero negozi di souvenir cinesi ad ogni angolo o venditori ambulanti di birra in lattina che fanno di tutto per aumentare il tasso alcolico dei passanti.

L’unico tratto di Rambla che non c’era ai tempi dei film 8 mm è la Rambla de Mar, ovvero la parte che è stata costruita dopo la colonna dedicata a Cristoforo Colombo e che è stata inaugurata nel 1994.

La corrida a Barcellona

Oggi la corrida a Barcellona è illegale, dopo una Legge votata dal Parlamento Catalano nel 2010 e che, per motivi legati allo scontro sempre vivo tra lo Stato centrale e la Catalogna, è passata attraverso molti ricorsi e controricorsi.

Ai tempi di Franco, che non era esattamente tollerante verso le spinte indipendentiste che c’erano all’interno della Spagna, quegli eventi rappresentavano un modo per esprimere l’orgoglio nazionale. Se guardate nel filmato qui sotto è evidente il palco delle Autorità, rigorosamente in camicia nera, con tanto di guardie del corpo che le circondano per evitare attentati, visto che l’aria che si respirava all’epoca non era propriamente serena.

Una corrida del 1969 all’arena Monumental

Se oggi vi trovate dalle parti di Plaça d’Espanya, che per i non esperti di Barcellona è quella dove ci sono le due torri che ricordano il campanile di San Marco a Venezia, in uno dei lati della piazza c’è un ex arena per la corrida, che nel frattempo è diventata un centro commerciale.

Ma dal 1977 fino al 2011 l’unica arena dove si ammazzavano i tori era La Monumental, capace di circa venti mila spettatori e che oggi ospita al suo interno il Museo Taurino, dove si può apprezzare la storia della corrida in Catalogna.

Il Montjuic

Il Montjuic, insieme al Parc Guell, è una delle colline da cui i turisti possono ammirare il panorama di Barcellona.

Durante le Olimpiadi del 1992 ha ospitato molti eventi, come le gare di tuffi, di calcio e le partite del più celebre Dream Team della storia del basket, quello di Michael Jordan, Magic Johnson e Larry Bird. Tutt’oggi allo stadio olimpico gioca la seconda squadra di Barcellona, l’Espanyol, e si svolgono importanti concerti.


Una gara motociclistica disputata il 10 maggio 1964 su un circuito cittadino del Montjuic a Barcellona

Dal 1950 al 1968 però, si sono svolte anche le gare del motomondiale, in un circuito cittadino ricavato sulle strade che normalmente percorrevano le auto dei Barcellonesi e che stato teatro di eventi motociclistici fino a 1976.

La Sagrada Familia

A più di cent’anni dall’inaugurazione del cantiere della Sagrada Familia, tanti Barcellonesi continuano a pensare che nemmeno i bambini potranno mai ammirarla finita, nonostante le ultime previsioni stimino che, anche grazie alle nuove tecniche di costruzione, si possa terminarla entro il 2030.

Nei vari filmati amatoriali che sono riuscito a salvare e restaurare è proprio evidente come il simbolo di Barcellona presenti uno stato dei lavori visibilmente diverso rispetto a quello di oggi.

A dire il vero da turista che ama talmente la città da averci girato anche una webserie (la potete vedere in questa pagina) e che l’ha vista in diverse occasioni, posso facilmente notare le differenze anche tra la versione della prima volta (2006) e l’ultima che ho visto (2012).

La Barcellona post franchista

Franco morì nel 1975, ma prima di farlo mise le basi per un passaggio graduale alla democrazia, affidando a Re Juan Carlos il periodo di transizione che la portò pacificamente ad abbandonare il fascismo.

Dopo la fine del regime il turismo iniziò a crescere. Prima grazie alle trasformazioni della città che sono state decise a partire dai lavori per le Olimpiadi del 1992, poi assecondando il boom mondiale del business legato ai viaggi, tanto che oggi alcune strade di Barcellona, come accade in tutta Europa, sembrano più un luna park per turisti che dei luoghi dove si è fatta la storia.

Barcellona nel 1983 nel filmato di un turista austriaco.

A partire dagli anni 70 le pellicole super 8 cominciarono a cadere in disuso, sostituite malamente dai nastri VHS e video8, che erano infinitamente più scarsi a livello di qualità, oltre che deperibili nel tempo, ma più comodi da consultare. Quindi, pur essendo un controsenso, ci sono pochi filmati su pellicola anche della Barcellona democratica.

Per altro gli anni 80, a detta di molti Barcellonesi doc, non sono nemmeno il miglior periodo che ha vissuto la città, ma di quelli rimane solo qualche VHS, se il tempo non l’ha già rovinato del tutto.

I problemi di un collezionista

Il problema per un collezionista come me è che i visitatori che frequentavano Barcellona non si concentravano con le loro riprese sull’architettura della città, ma sul mare e le spiagge. Giustamente, visto che erano turisti e non studiosi, anche se da amante della storia mi dispiace che la realtà fosse quella.

L’ideale sarebbe scovare le ancor più rare pellicole degli abitanti del luogo o quanto meno degli Spagnoli che venivano ad ammirare le influenze di Gaudì o, ma forse sto sognando un po’ troppo, la città nella sua vocazione industriale, prima dell’arrivo del turismo di massa che l’ha resa infinitamente più prospera, ma molto meno autentica di com’era ai tempi dei filmati 8 mm.

Daniele Carrer

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