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Il telecinema

Fare telecinema di film 8 mm e super 8

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archivio

I telecinema di Milano: com’era la città ai tempi dei film 8 mm e super 8

Milano è la città Italiana che nel ‘900 ha avuto la più alta concentrazione di registi amatoriali.

Dagli anni ’30 agli ’80, i filmati non professionali venivano immortalati su tipi di pellicole:

  • 8 mm (dal 1932 ai primi anni ’70)
  • super 8 (dal 1965 alla metà degli anni ’80).

più raramente, in 16 mm (dal 1925 in poi).

Per lavoro mi occupo di telecinema, ovvero trasferisco film analogici in digitale. Comprando filmati in tutto il mondo ho messo in piedi un archivio storico con il quale fornisco documentari e programmi televisivi. Se, come me, amate la storia, potete vedere il migliaio di film della mia collezione in questo mio sito in inglese.

Dopo aver avuto tra i miei clienti la BBC, Netflix, Prime Video e praticamente tutti gli altri più importanti produttori di contenuti al mondo, ho deciso di mettere a disposizione l’esperienza che ho maturato a tutti coloro che vogliono salvare i loro ricordi di famiglia.

Sarà una questione statistica legata al fatto che Milano e il suo hinterland rappresentano l’area metropolitana più popolosa d’Italia. Sarà magari per il fatto che girare film 8 mm è stata un’attività molto costosa e Milano è storicamente il capoluogo della regione più ricca d’Italia, o sarà proprio per il fermento culturale che ha sempre caratterizzato la città, ma la maggior parte dei clienti che oggi si rivolgono a me provengono proprio dall’area milanese, e in questa pagina, oltre a dimostrare la qualità del mio sistema di restauro, volevo omaggiare alcuni dei luoghi che negli anni hanno fatto da sfondo ai film amatoriali girati in città.

Il mio archivio di film storici: la Milano dei telecinema

Prima solo per passione e poi anche per lavoro, una decina di anni fa ho creato il mio archivio di film 8 mm, super 8 e 16 mm. Nella maggior parte dei casi, si tratta di pellicole girate da registi non professionisti che documentano le città in un’epoca in cui la ripresa video, a differenza di oggi, era un hobby per pochi. Essendo queste pellicole girate durante viaggi effettuati da turisti, c’è molta fatica da parte mia a trovarne di ambientate a Milano, perché la città negli scorsi decenni non era una meta per milioni di visitatori da tutto il mondo come lo è oggi.

La mia collezione, piuttosto, è piena di filmati ambientati a:

  • Roma
  • Firenze
  • Venezia

che per molti anni sono state, di gran lunga, le tre mete turistiche più visitate d’Italia. Ciò non toglie che tra gli oltre 1000 film della mia collezione ci sia qualche perla ambientata a Milano.

Il film inedito di Milano durante la guerra

L’Italia entrò in guerra il 10 giugno 1940, quando Mussolini annunciò a una piazza Venezia esultante che saremmo scesi in campo a fianco della Germania in una guerra che, in quel momento, sembrava già avviata verso un finale scontato. Le cose poi sono andate molto diversamente, ma il motivo per cui cito questo evento non è parlare di un evento storico del quale non ho sufficienti competenze per aggiungere qualcosa di interessante, ma per mostrare il telecinema di un filmato inedito 16 mm della mia collezione che ritrae Milano nel 1941:

Se posso dare una mia modesta opinione da persona che la guerra, per fortuna, l’ha solo studiata nei documentari e nei libri di scuola, colpisce il vedere la Milano inaspettatamente serena che traspare dalle immagini di Piazza Duomo e della Stazione Centrale ma, lo ripeto, non sono qui per dare una visione alternativa della storia, per quanto i film amatoriali, essendo girati in piena libertà, riescono sempre a mostrare una prospettiva delle cose diversa da quella dei film istituzionali.

Il dato di fatto è che il 1941 fu l’unico anno di guerra in cui Milano non venne bombardata e questo senz’altro influisce sull’umore delle persone riprese da quello che credo fosse un soldato tedesco, o quanto meno una persona proveniente da un Paese di lingua tedesca. Questo lo posso dire con certezza non tanto perché ho acquistato qualche anno fa il film in Germania, come è effettivamente successo, ma perché la bobina reca la scritta Mailand ed è parte di una coppia di film 16 mm, il secondo dei quali è girato a Venezia, tipica abbinata turistica dell’epoca per chi arrivava in Italia via terra, considerato che i viaggi commerciali in aereo ancora non esistevano.

Come ho fatto a sapere di che anno è?

In questo caso ammetto di essere stato fortunato, perché all’inizio delle riprese, in una parte che ho tagliato, c’era un titolo con scritto 1941 e se non ci fosse stato, vista la relativa tranquillità che traspare dalle riprese avrei detto che erano i tardi anni ’40, ugualmente difficili visti i danni della guerra, ma nei quali le persone almeno potevano girare per strada senza la paura che piovessero bombe.

Visto però che, anche in presenza di un titolo, non sarebbe stata la prima volta che un’indicazione del genere si fosse rivelata errata, a ulteriore conferma che il periodo è quello giusto ho fatto un controllo incrociato sul modello di autobus che si vede all’inizio del girato e ho avuto la conferma che è tutto coerente. Compreso il grigiore della facciata del Duomo, che è tipico di quell’epoca in cui i monumenti non venivano restaurati così di frequente.

I filmati degli aeroporti di Milano: Linate e Malpensa

Da quando ho fondato la mia Attività, ho digitalizzato migliaia di pellicole. Più di 1000 appartengono alla mia collezione personale e sono in parte film orfani (che quindi non hanno un autore conosciuto, per quanto io faccia di tutto per trovarlo) e in parte sono stati girati da registi amatoriali che me li hanno ceduti con tanto di liberatoria scritta. O, quanto meno, l’hanno fatto i loro eredi.

Una cosa che colpisce chi come me è nato negli anni ’70 dello scorso secolo, e quindi ha vissuto pienamente l’epoca delle compagnie low cost che hanno reso il viaggiare in aereo qualcosa di molto simile al prendere un autobus, è quanto gli aeroporti all’epoca fossero considerati dei luoghi avveneristici, e come tali andassero obbligatoriamente ripresi da chi portava in viaggio la sua cinepresa 8 mm. Un po’ come, forse, accadrà a breve con i viaggi turistici spaziali, e magari gli uomini del XXII secolo si stupiranno del perché eravamo così esageratamente interessati a riprendere le stazioni di lancio.

Il primo film degli aeroporti di Milano che ho acquistato, documenta un viaggio in aereo di un turista inglese da Londra a Roma, con l’aeroporto di Malpensa a fare da scalo tecnico tra le due città.

Inutile dire che all’epoca l’aeroporto di Malpensa, di cui nel filmato si vede la pista e l’esterno del terminal, sono irriconoscibili rispetto ad oggi. A conferma che il mondo e i trasporti oggi sono completamente diversi, si pensi che nel 1955 i passeggeri a Milano Malpensa erano 255 mila, contro i 24 milioni del 2018 (94 volte di più).

Questo qui sotto invece, è ambientato a Linate ed stato girato da un regista amatoriale che citerò ancora in questa pagina. Carlo Casu, classe 1938, con la sua cinepresa super 8 ha ripreso la città negli anni ’60 e ’70, con una qualità notevole, se si considera che non era un professionista.

Come è facile vedere dalle riprese, all’epoca l’aereo era un mezzo di trasporto elitario e i nonni la domenica mattina accompagnavano i nipoti ad ammirare la pista di atterraggio :

Piazza Duomo e Galleria Vittorio Emanuele II

Quando si parla di film turistici amatoriali, i soggetti più comuni sono di gran lunga i simboli del luogo che si visita. In una città, all’epoca, povera di visitatori, un simbolo importante come il teatro Alla Scala, per esempio, non l’ho ancora trovato immortalato, nonostante la vicinanza con Piazza Duomo. Questo succede, anche per il fatto che le pellicole erano molto costose. Per motivi anagrafici, il ricordo personale che ho è del 1998, quando 3 minuti e 20 secondi di film super 8 costavano 35 mila lire.

Riprendere dell’epoca era un’altra cosa rispetto ad oggi quando, visto il venir meno del costo del supporto di registrazione, è diventato fastidiosamente prolisso farlo (opinione personale, scusate).

Nei due telecinema di Milano che potete vedere qui sotto, datati 1958 e 1981, il centro è il protagonista assoluto:

Nel primo caso, a dire il vero, ci sono anche il Cimitero Monumentale, Parco Sempione e il Castello Sforzesco, per quanto molto di sfuggita.

Nel secondo, girato da un turista francese nel 1981 (in primavera-estate a giudicare dall’abbigliamento) c’è solo Piazza Duomo e Galleria Vittorio Emanuele II.

La grande Inter

Gli anni ’60 sono stati una grande epoca per la Milano del Calcio, con 4 Coppe dei Campioni vinte, 2 dal Milan (1963 e 1969) e 2 dall’Inter (1964 e 1965) e 6 scudetti.

Il filmato inedito qui sotto è stato girato con una pellicola 8mm nell’aprile 1967 e ritrae il dietro le quinte della trasferta dell’Inter a Sofia per la semifinale di Coppa dei Campioni contro il CSKA.

Si vedono le persone che hanno fatto grande l’Inter di quell’epoca, e non solo: il Presidente Angelo Moratti e il figlio Gian Marco, l’Avvocato Peppino Prisco, Mister Helenio Herrera, giocatori come Giacinto Facchetti, Sandro Mazzola, Luis Suárez, Tarcisio Burgnich, Mario Corso, Armando Picchi e Jair, e una schiera di giornalisti al seguito dove si riconoscono, tra i tanti, Gianni Brera e Aldo Biscardi.

Un altro calcio, senza dubbio:

Nell’immagine qui sopra, al centro il Presidente Angelo Moratti, con Helenio Herrera a destra e a sinistra, di spalle, l’Avvocato Peppino Prisco. Al centro, sullo sfondo, Mariolino Corso, bandiera dell’Inter di quell’epoca e, negli anni ’80, anche allenatore della stessa Inter.

Tre anni prima l’Inter, da Campione uscente d’Europa, il 3 dicembre 1964 volava a Bucarest per affrontare la Dinamo negli Ottavi di ritorno di Coppa dei campioni, forte del 6-0 di San Siro all’andata. La formazione di quella partita era: Sarti, 
Burgnich

,
 Guarneri

,
 Malatrasi

, Picchi, Bedin

, Tagnin

, Corso

, Domenghini

, 
Gori

, Joaquín Peiró
. Finirà 0-1 con gol di Domenghini.

Qui sotto il video del dietro le quinte di quella trasferta dove si vedono i protagonisti dell’epoca: l’Avvocato Peppino Prisco, Vicepresidente, Erminia Cremonesi (moglie del Presidente Angelo Moratti e, a detta di molti, la persona che gli trasmise la passione per l’Inter), i giocatori Armando Picchi (il capitano) e Mario Corso.

Lo zoo di Milano

I film 8 mm e super 8, se li si analizza con un occhio un po’ meno superficiale di quello che un’epoca di video straripanti in tutte le forme ci porta ad avere, possono descrivere molti aspetti di un’epoca.

Mi spiego meglio. Per il mi archivio storico, in questa fase, cerco principalmente filmati che mostrano i luoghi, perché descrivono il cambiamento di queste più di mille parole. In Italia fino al 1975 c’erano solo due canali televisivi, quindi di città importanti, che non siano Roma e Milano, c’è poco a livello di video di quegli anni e io, salvando i filmati amatoriali dal cestino nel quale finiscono di solito dopo i lasciti ereditari, contribuisco a preservare la storia che questi hanno immortalato.

Uno dei miei sogni, attualmente in naftalina perché non è ben chiaro se la mia idea è realizzabile per motivi di tutela della privacy, è descrivere quel mondo che non esiste più attraverso la documentazione degli eventi privati, perché sono fortemente convinto che sia con i pranzi di Natale o con le immagini all’uscita dei bambini dalle Chiese dopo le Prime Comunioni che si capisce un’epoca, magari semplicemente dal modo di vestire e di comportarsi delle persone.

Proprio perché il mondo è cambiato, non immaginate quanti filmati di nuvole riprese dal finestrino dell’aereo io debba invece sorbirmi, in anni in cui volare era qualcosa di straordinario e come tale andava documentato, a differenza di quanto accade oggi quando un biglietto di una compagni low cost costa meno del viaggio in autobus dall’aeroporto al centro, e anche persone come me che non amo l’aereo, sono già abbondantemente al di sopra dei 100 voli effettuati.

In un’epoca in cui i documentari ambientati nella Savana di certo esistevano, ma non si vedevano a tutte le ore del giorno in televisione come accade oggi, gli zoo erano un altro luogo delle meraviglie, e che come tale andavano ripresi.

Lo zoo di Milano, a giudicare dalla quantità di telecinema che ho effettuato per i miei clienti, è paradossalmente il posto più ripreso della città. Come è ovvio, i film che non sono di mia proprietà non mi sognerei mai di pubblicarli, e tanto meno di guardarli più di quello che mi è consentito per verificare se il lavoro che ho svolto è allo stato dell’arte, ma sono riuscito a trovare anche un filmato del 1964 ambientato proprio allo zoo dei Giardini Pubblici di Porta Venezia.

Il proprietario, come nel caso degli altri film pubblicati in questa pagina, mi ha dato autorizzazione scritta a donarlo al mondo:

Fatto salvo per l’inizio, ambientato anche nei dintorni di Piazza Duomo e di Palazzo Dugnani, le immagini sono un trionfo di bambini milanesi divertiti dalla visita. Oggi quegli stessi bambini sono probabilmente nonni, ma non essendoci più lo zoo (è stato chiuso nel 1991) hanno altri luoghi in cui andare con i loro nipoti.

Questi 4 filmati di Carlo Casu invece lo documentano dal 1969 e al 1973:

I giardini di Porta Venezia

Lo zoo di Milano chiuse nel 1992. Era situato, ed è tutt’ora visibile attraverso i ruderi che ne rimangono, in quelli che all’epoca si chiamavano Giardini Pubblici di Porta Venezia e oggi si chiamano Giardini Pubblici Indro Montanelli, perché il giornalista, come tanti Milanesi, ci amava andare.

A testimonianza di quanto la città li abbia sempre amati ho restaurato questi due filmati, datati 1969 e 1973, che documentano il trenino dei giardini, ovvero un treno in miniatura nel quale intere generazioni di bambini di Milano sono saliti, e una classica domenica di inverno dei primi anni ’70 in cui le famiglie approfittavano delle giornate di sole per passeggiare senza pensieri, nonostante il clima dell’Italia e della città, in quegli anni, non fosse dei migliori, tra terrorismo e criminalità.

Parco Lambro

Le città di ogni luogo del mondo cambiano. La linea dell’orizzonte, dove qualche decennio prima si stagliava al massimo qualche raro grattacielo, col tempo si infittisce, e luoghi che prima esistevano spariscono. Alcuni lasciando solo i rimpianti della propria gioventù, come lo zoo, nel caso di Milano. Altri scorci iconici, che in rete, dove in genere si trova di tutto, si fanno anche fatica a trovare sotto forma di foto.

Forse non tutti sanno che… il Parco Lambro aveva un lago, dove i ragazzini pescavano. A giudicare dalle immagini qui sotto che lo ritraggono prima rigoglioso e poi desolatamente asciutto, deve essere sparito tra il 1971 e il 1972, ma i Milanesi che c’erano all’epoca sapranno sicuramente essere più precisi di me:

O luoghi temporanei, che magari esistono tutt’ora, come i mercatini di Natale, che però nel 1972 erano completamente diversi rispetto ad oggi, non tanto per le bancarelle, ma per il modo di essere delle persone che li popolavano:

La Stramilano

Dal 1972, ogni anno, nei giorni in cui si passa dall’inverno alla primavera, i Milanesi che amano correre, o più verosimilmente camminare veloci, trovano nella Stramilano un evento collettivo che unisce migliaia di persone che una domenica mattina vivono la città percorrendone le strade.

Da un balcone di Corso Buenos Aires, non lontano da Piazzale Loreto , Carlo Casu ha ripreso l’edizione 1978:

La Fiera campionaria

Milano è sempre stata la Capitale economica d’Italia e, in quanto tale, ha ospitato le più importanti manifestazioni fieristiche del nostro Paese. Oggi la Fiera di Milano è a Rho perché, seguendo una tendenza in atto dappertutto, i padiglioni fieristici tendono ad essere spostati verso la periferia, come in qualche modo era già successo negli anni ’30, quando la Fiera traslocò dai Bastioni di Porta Venezia al Portello.

Successivamente, fino al 2006, la Fiera Campionaria si è svolta infatti dove oggi c’è City Life. Erano gli anni in cui le aziende spesso portavano il nome del loro fondatore e tra i padiglioni fieristici giravano quasi esclusivamente uomini in giacca a cravatta.

Questi due filmati 8 mm e super 8 sono stati girati il primo, probabilmente, nel 1953 e il secondo nel 1969, quindi dal punto di vista storico: prima e dopo il boom economico.

Gli scioperi degli anni ’60

La seconda parte degli anni ’60 è stato un periodo di conflitti, a volte pacifici e a volte violenti. Da fornitore di video storici a documentaristi, una delle richieste più comuni che mi vengono fatte è quella relativa a immagini delle manifestazioni degli studenti a Parigi nel ’68 o dei vari movimenti per i diritti civili negli USA nello stesso periodo. Purtroppo non ho né le une né le altre, per quanto la buona diffusione dei film 8mm all’epoca implica che queste ci siano da qualche parte, anche se non è facile trovarle.

Il filmato qui sotto è ambientato a Milano, in particolare nella zona di Piazza della Scala dove aveva sede all’epoca la Banca Commerciale Italiana (nel palazzo che oggi ospita le Gallerie di piazza della Scala). Le immagini ritraggono uno sciopero di bancari che, da ricerche che ho effettuato, dovrebbe essere avvenuto il 7 novembre 1969.

Da notare che circa un mese dopo una bomba scoppierà presso la sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, non lontana dai luoghi dove si svolge la manifestazione.  Mette i brividi pensare che tra le persone che si vedono nel video è probabile che qualcuno abbia poi perso la vita nell’attentato.

Tra l’altro lo stesso giorno, proprio nella Banca Commerciale che si vede nel filmato, fu piazzato un ordigno altrettanto potente che, grazie al cielo, non esplose, evitando decine di morti.

Il telecinema di Monza

La Provincia è stata raramente il soggetto di film 8 mm e super 8. Anche quella, all’epoca, di Milano (Monza ne ha fatto parte fino al 2004, quando è diventata autonoma).

O meglio, di registi amatoriali nei centri più piccoli ce n’erano, come, quanto meno nei Capoluoghi, c’erano anche i cineclub. Il problema è che stando lontani dalla città, in tempi comodi come quelli che viviamo oggi, al lascito generazionale delle bobine, spesso, quei tesori di storia vanno persi. Di conseguenza si fa anche molta fatica a trovarne e a renderli disponibili alla collettività.

Questo è ancor più preoccupante se si pensa che fino al 1975 in Italia c’erano solo due televisioni, RAIUNO e RAIDUE, quindi i film 8 mm e super 8 sono gli unici che hanno documentato la Provincia italiana di quegli anni.

Il telecinema che ho fatto qui sotto è relativo a un filmato girato a Monza il 15 settembre 1963. Contrariamente agli altri a cui, nella maggior parte dei casi, a malapena si riesce a dare con precisione una data a livello di anno, qui c’è anche un mese e un giorno, perché documenta un evento sportivo, ovvero il Gran Premio di motociclismo. Che io sappia, queste è l’unico video (quantomeno tra quelli pubblici) di quel giorno.

La prospettiva da cui si vede la corsa e è la stessa che si aveva stando lì in mezzo a meccanici e piloti, a differenza delle riprese ufficiali:

Dall’immagine qui sopra capirete perché oggi i box vengono chiamati “muretto”.

Perché è importante digitalizzare i film 8 mm e super 8 oggi

L’attuale tecnologia, a differenza di quella di anche solo 10 fa, ha raggiunto il massimo della qualità che i supporti 8 mm e super 8 possono consentire. Chi ha trasferito tali pellicole negli anni 90 e 2000, usando per questo nastri VHS e DVD, ha degradato la loro qualità originaria, a favore della comodità di consultazione, visto che proprio VHS e DVD, per essere guardati, non richiedevano l’utilizzo di scomodi e rumorosi proiettori.

Nei film 8 e super 8, oltre ai ricordi di famiglia che se andassero rovinati non sarebbero in nessun modo recuperabili, c’è un patrimonio storico su cui nemmeno i film professionali della stessa epoca possono contare. In quelle pellicole amatoriali c’è la vita reale dell’Italiano medio e, da creatore di un archivio, so perfettamente quanto alto sia il rischio che tale tesoro vada perso a causa della difficoltà di riprodurli, a oltre 30 anni dall’uscita di produzione dell’ultimo proiettore per pellicole.

Ecco perché ho messo in piedi un telecinema tecnologicamente avanzato dove la qualità di visione è all’altezza della storia che nei film 8 mm e super 8 è conservata.

Attenzioni infatti ad una cosa:

Non è vero che i telecinema sono tutti uguali.

Non sono io a dirlo, ma lo dice il filmato qui sotto, che vi invito a guardare. Da una parte il mio sistema di restauro, frutto di investimenti e di anni di prove per arrivare alla qualità di restauro più alta possibile, dall’altra il laboratorio medio che offre i suoi servizi sul mercato:

Se volete ulteriormente approfondire il discorso sulla qualità, vi invito a visitare questa pagina dove spiego tutto.

Le mie sono sicuramente le parole di un appassionato che sulla sua passione ha costruito un’attività, grazie alla quale ha fornito filmati d’archivio a decine di produzioni in tutto il mondo. Ma al di là del mio giudizio interessato, rivolgersi a un laboratorio professionale per salvare i propri ricordi, considerando che non esiste nessuna tecnologia in grado di trasformare il filmato che sopra vedete sulla destra in quello di sinistra una volta digitalizzato, è la spesa più sensata che potete fare.

Se avete dei film 8 mm, e non volete dare in mano i vostri ricordi a gente che non li rispetta, potete contattarmi con il modulo qui sotto. Prima di farlo, se vi va, potete consultare il mio listino.

Daniele Carrer

Daniele Carrer di fronte al suo scanner per il telecinema e al computer durante la fase di restauro dei film

Chiunque sia interessato a digitalizzare i suoi film 8 mm e super 8 con il mio telecinema può contattarmi usando il modulo qui sotto.

Non sono a Milano, ma in Veneto. Grazie ad internet però, corrieri come spediamo.it per solo 7 euro vengono a casa vostra a ritirare le pellicole e ve le riportano, senza nemmeno la perdita di tempo di dover uscire.

Con le migliaia di bobine che ho ricevuto nel mio laboratorio non ho mai avuto un solo problema di consegna.

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    Come ho costruito il mio impero degli home movies 8 mm

    Nel 2013 ho iniziato ad acquistare home movies 8 mm e 16 mm su Ebay. Da quel momento in poi la mia collezione è cresciuta sempre più, ma la vera svolta è stata quando, sfruttando un sistema di acquisizione professionale che mi sono creato, ho iniziato a mettere a disposizione quei film delle produzioni di documentari, prima attraverso i microstock, agenzie specializzate che vendono video su internet sotto forma di spezzoni di pochi secondi, poi da solo, tramite un sito che ho creato.

    A qualche anno di distanza sono diventato uno dei più grandi fornitori al mondo di footage d’archivio. Ho:

    • clienti in 5 continenti,
    • un canale Youtube con centinaia di migliaia di visualizzazioni al mese

    e ho salvato la storia immortalata su film che altrimenti sarebbero andati persi o, cambierebbe poco, sarebbero stati sepolti nella collezione privata di qualche amante del genere che si guarda bene dal fare vedere agli altri quelli che in lingua inglese si chiamano home movies.

    Come questo qui sotto, girato durante la guerra da un turista tedesco a Milano nel 1941:

    Cosa sono gli home movies

    Per home movies si possono intendere tante cose, compresi i film che escono al cinema e vengono registrati su un supporto per essere resi disponibili al pubblico in ambito casalingo.

    In quel settore la tecnologia si è molto evoluta nel tempo, tanto che fino agli anni 80 quei film si registravano su pellicola, prima 8 mm e dagli anni 70 in poi super 8. Poi si è (sciaguratamente) passati al VHS, poi al DVD e infine al Blue Ray, che è il primo supporto compatibile con la risoluzione 4k e verosimilmente l’ultimo supporto fisico che verrà utilizzato, visto l’avvento dello streaming video, ovvero della possibilità di vedere i film tramite dei servizi, gratuiti o a pagamento, erogati tramite internet.

    Nel mio caso però, per home movies si intendono dei film amatoriali, girati quindi da registi non professionisti, che hanno immortalato la loro storia personale dagli anni 30 ai primi anni 90 del novecento. In particolare la mia collezione, più che su filmati di eventi privati, è incentrata su quella categoria di home movies che riguarda il viaggio, soprattuto nelle grandi città del mondo.

    Come questo qui sotto che ho salvato grazie a un amico collezionista e che è stato girato da un turista italiano a New York nel 1970:

    La mia intervista

    Visto il valore storico del progetto che ho messo in piedi, il successo del mio canale YouTube e il crescente utilizzo dei contenuti che ho restaurato in produzione pluripremiate, ho iniziato a destare un certo interesse.

    Il vantaggio di internet è che è un mezzo talmente potente, che quando crei qualcosa di valore e sai promuoverlo nel modo giusto (in questo senso YouTube è un mezzo straordinario), le occasioni ti arrivano in continuazione e, in un certo senso, la tua bravura deve essere addirittura quella di rifiutare quelle sbagliate, anziché quella di cercare quelle giuste come sarebbe avvenuto se il mio progetto fosse nato fuori dal web.

    Una start up con base a Parigi, che si chiama Archive Valley, che aveva come scopo il mettere in contatto le produzioni documentaristiche con i fornitori di contenuto, un giorno mi chiese un’intervista che poi intitolò, riempiendomi di fierezza per il chiaro riferimento alla mia italianità:

    Come creare un impero di film amatoriali (home movies)

    Copertina dell'intervista a Daniele Carrer: how to build a home movies empire

    Mi permetto di raccontare un po’ dei dietro le quinte di queste situazioni, conscio che chi legge difficilmente in vita sua ha rilasciato un’intervista.

    Essendo un contenuto scritto e non video o sonoro, l’intervistatore manda le domande via mail, ovviamente in inglese visto che è la lingua del mondo globalizzato. Io, parlandolo sufficientemente bene, in quei casi rispondo senza chiedere aiuto ad un traduttore. Alla fine però faccio fare da un professionista che trovo su Fiverr quello che viene definito proofread, ovvero il controllo del testo da una persona madrelingua.

    Il retroscena

    Al di là delle procedure, c’è però un retroscena dell’intervista che è interessante raccontare per capire il mondo dell’informazione. Loro mi conoscevano per il successo del mio canale YouTube, e probabilmente, visto il tema a sfondo culturale del business che avevo messo in piedi, pensavano che fossi la classica persona che la pensa in un certo modo e, con fare democristiano, non andassi all’attacco.

    In realtà si sbagliavano. Nella lista c’era una domanda che citava un Festival Italiano che io conoscevo solo di nome. Nel nominarlo fecero la classica manfrina sul fermento artistico, il coinvolgimento della gente e tutte le cose possibili e immaginabili che, sapete anche voi, si fanno in questi casi, quasi aspettandosi una sviolinata confermatoria da parte mia.

    Avendo un passato da regista di cortometraggi politicamente scorretti (lo potete apprezzare nel mio sito personale) e sapendo come girano le cose negli ambienti dei festival, in realtà nel rispondere, scusate il paragone, andai giù con la mannaia, perché se mi fosse piaciuto leccare i piedi alle persone allora me ne sarei stato a lavorare in televisione, dove ci sono i gruppetti di adulatori che gravitano intorno ai capoccia di turno.

    Dissi una cosa del tipo:

    Secondo me i Festival, da quando è nato Youtube, sono inutili. Un festival costa allo Stato almeno 500 mila euro e ci vanno al massimo 10 mila persone.

    Io con 10 mila euro mi sono pagato da solo una collezione che 10 mila visualizzazioni le fa in mezza giornata e ne genererà milioni finché Youtube esisterà, non solo per i 3 giorni che dura la manifestazione.

    La censura

    Sapete cosa hanno scritto loro?

    Non hanno scritto niente ovviamente, perché hanno censurato la risposta.

    Sottolineo: si trattava di un’intervista scritta, non in audio o in video, quindi non aveva dei tempi entro cui dover stare, quindi il taglio non era una questione di formato, ma di contenuto.

    Questo per dirvi come funziona l’informazione e quanto felice io sia di aver costruito un progetto business che grazie a YouTube si rivolge direttamente alla gente senza il bisogno di vetrine gestite dal gruppetto di intellettuali di turno che, nel decidere la linea editoriale di quello su cui mettono le mani, è più intollerante di un gatto all’acqua.

    Nel caso citato si trattava di una cosa piccola piccola, ma su questioni più grandi provate ad immaginare cosa succede quando le decisioni vengono prese solo in base alla volontà di una giuria o di chi si arroga il diritto di rappresentare la cultura.

    Daniele Carrer

    Daniele Carrer di fronte al suo scanner per il telecinema e al computer durante la fase di restauro dei film

    Chiunque sia interessato a giungere ad un accordo per distribuire la sua collezione di bobine 8 o 16 mm, o a digitalizzare i suoi film (8 mm, super 8 e 16 mm – muti o sonori) con il telecinema del mio laboratorio, può contattarmi usando il modulo qui sotto:

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      Come finanziare la propria collezione

      Ascolta “Come finanziare la propria collezione” su Spreaker.

      Per una persona che vuole portare avanti un progetto di valore storico o culturale, in Italia, ci sono due strade:

      la prima è quella dello Stato, e può avere la forma di una collaborazione con un’Associazione che a fine anno riceve il classico finanziamento pubblico. Dico classico finanziamento pubblico, perché, se nella teoria è una cosa assolutamente nobile e della quale ogni contribuente dovrebbe essere felice, nella pratica tutto ciò si svolge all’Italiana, ovvero il finanziamento viene concesso non sulla base del merito, ma sulla base di ragionamenti politici. Quindi succede che ad ogni cambio di Amministrazione Comunale, giusto per ragionare in termini da sagra di Paese, la data manifestazione sparisce o rinasce, la stagione teatrale viene rivoluzionata e da Natalino Balasso si passa a Massimo Boldi o viceversa perché i cattivi non sono solo da una parte, e anziché fare la mostra fotografica sulla resistenza la si fa sulle foibe, giusto per disegnare un Paese che sa dare un colore politico anche alle tragedie.

      Un’altra strada che va di moda è quella dei bandi, sempre pubblici ovviamente. Se avete la sventura di conoscere qualcuno che frequenta una scuola statale di cinema, sapete anche che esiste tra gli studenti, perfettamente addestrati dai loro insegnanti, il mito dei bandi. Quindi anziché pensare a migliorarsi tecnicamente e ad imparare a fare film che piacciono anche al pubblico, già a 20 anni questi ragazzi vivono nel presupposto tipicamente parassitario di pensare:

      cosa può fare lo Stato per me?

      A partire dal 2005 e per un paio di stagioni, in seguito a qualche partecipazione televisiva e a premi ricevuti ai Festival, sono stato un autore di cortometraggi discretamente conosciuto. Quando mi invitavano alle rassegne, per telefono il direttore della manifestazione quasi sempre mi chiedeva:

      ma uno con il tuo curriculum, perché non partecipa ai bandi per finanziare i suoi prossimi lavori?

      A più di 10 anni di distanza la mia risposta è sempre la stessa: perché voglio essere padrone di me stesso, e venire influenzato nelle mie scelte da gente che occupa quel posto per motivi di nascita e non di merito mi infastidisce. Anche per questo, la mia collezione di 700 film 8 mm e super 8 me la sono pagata da solo e, non essendo io ricco di famiglia, per farlo ho dovuto trovare una terza strada rispetto alle due che vi ho detto, rimanendo indipendente e soprattutto molto più efficiente di quanto sarei stato se avessi accettato la zavorra di avere lo Stato come socio.

      Tempo fa ho fondato un altro podcast che si chiama vendere foto e video online e che spiega come fare a guadagnare pubblicando le proprie immagini e i prossimi video nei cataloghi di Agenzie che poi forniscono creatori di siti web, come anche produzioni televisive o registi di documentari. Non mi dilungo troppo in questa sede per spiegare come fare, vi specifico solo che il film storico, che ha normalmente una distribuzione vecchia maniera, è un settore che, se preso nel verso giusto, può far guadagnare un bel po’ di soldi, che io puntualmente reinvesto per acquistare nuovo materiale, visto che il costo della materia prima, ovvero della bobina 8 mm, è ancora piuttosto basso.

      In poche parole, io acquisto su Ebay un filmato girato, tendenzialmente da un turista europeo o comunque occidentale, a Roma negli anni 60. Il documentarista che sta realizzando un documentario indipendente su, per esempio, un professore universitario de La Sapienza del quale esiste poco materiale filmato, ha un po’ di opzioni davanti per raccontare la sua storia. Considerate che, grazie alla distribuzione web, di progetti del genere ne esistono sempre di più, visto che non ci sono più barriere alla distribuzione, ed ogni video pubblicato su Youtube ha potenzialmente un pubblico. La strada più logica per ottenere quello che tecnicamente si chiama footage della città e con il quale intramezzare interviste e fotografie di repertorio, è fornirsi dall’archivio della RAI o da quello dell’Istituto Luce, che hanno i contenuti migliori, che non sono nemmeno paragonabili per qualità a quelli del regista amatoriale austriaco o tedesco che di solito è il mio principale fornitore di pellicola. O meglio: lo sono i suoi eredi.

      Il problema è che se andate nei rispettivi siti (Istituto Luce, Rai) di quelle Istituzioni, siete bravi se in un quarto d’ora riuscite a capire come arrivare a richiedere il materiale che vi serve, che ovviamente non potete acquistare direttamente, ma dovete farlo scrivendo per prima cosa una mail. Il motivo per cui molti registi preferiscono fornirsi dalle Agenzie nelle quali vendo io i miei contenuti, è che 2 minuti dopo essere entrati in quei siti, possono in maniera del tutto intuitiva pagare e scaricare quello che serve. Se si tratta di compratori italiani, magari sanno come funzionano le cose in questo Paese e possono anche sopportare l’attesa, ma se si tratta di compratori stranieri, credetemi, questi scelgono l’opzione film amatoriale scaricabile in 2 minuti, piuttosto che film professionale scaricabile in un tempo a discrezione dell’impiegato che legge la mail.

      Da Cittadini abbiamo tutti il diritto di lamentarci che Istituto Luce e Rai non valorizzano archivi che potrebbero fruttare milioni di euro l’anno in mano ad un imprenditore degno di questo nome, ma questo è un altro discorso, e c’entra molto con la stessa politica di cui ho parlato prima.

      Quindi, a colpi di 25 o 50 dollari per uno spezzone di 5 o 10 secondi, ho costruito una collezione che mi frutta oramai molto più di 1000 dollari al mese. La cosa ovviamente non è avvenuta a caso, perché alla base di un progetto che sta in piedi economicamente, nel mondo ultra concorrenziale di internet, c’è innanzitutto la capacità di sapere qual è il contenuto che vende di più. Prima ho citato Roma, che è una città che amo profondamente e nella quale ho vissuto, ma con tutto l’amore che le voglio so che purtroppo Parigi, nella quale invece non vivrei mai, vale molto di più dal punto di vista del valore dei film storici che lì sono stati registrati e che, essendo sempre stata una meta turistica importante, non sono per me così difficili da trovare, perlomeno per quanto riguarda quelli girati negli anni 70. Dico anni 70 perché prima di quel periodo sono molto più rari per la scarsità di turisti e per la minore diffusione delle pellicole 8 mm e perché dagli anni 80 in poi, a causa dello sciagurato avvento dei nastri, non si trova più nulla che non si sia già ampiamente deteriorato.

      Allo stesso modo e più ancora, so che New York, e qui allargo le colpe della distribuzione anche agli Stati Uniti, può essere una miniera d’oro. New York è stata ripresa in tutti gli angoli per tutto lo scorso secolo, essendo set di decine di film che tutti abbiamo visto e, più internamente alla realtà americana, anche di moltissime trasmissioni televisive. Il problema è che i grandi network d’oltreoceano non si sono organizzati per rivendere i loro contenuti, probabilmente perché non hanno interesse economico a farlo.

      La difficoltà per me di trovare filmati di New York è legata al fatto che, come vi ho già spiegato, comprare dagli Stati Uniti non è esattamente facile. Certo è che, senza arrivare all’esempio estremo delle Torri Gemelle che per poco meno di 30 anni sono stati uno dei luoghi più ripresi della grande mela, ci sono delle riprese delle strade newyorkesi che ricordano molto Stursky e Hutch, che tra l’altro non era ambientato a New York, con i cui guadagni mi sono comprato decine di altre bobine 8 mm, alla faccia dei bandi pubblici e di tutta la trafila che bisogna fare per accedervi.

      Bene, se volete approfondire i temi della vendita di foto e video online c’è l’altro mio podcast che parla della vendita generica di contenuti, foto e video, anche contemporanei e soprattutto c’è un altro mio sito, che si chiama stockfootage.it.

      Ringrazio Silvia Torri, che ha lasciato un bellissimo commento relativamente alle prime tre puntate del podcast:

      Nobile ideale quello di salvare il patrimonio culturale del passato. Sullo Stato non possiamo contare e tu sei un ottimo esempio di persona che rende questo posto migliore. Buon lavoro!

      Conosco Silvia Torri proprio grazie all’altro mio sito che vi dicevo. Vi invito a fare altrettanto se volete sostenere il mio progetto di salvaguardia della memoria collettiva attraverso i filmati registrati su pellicole 8 mm.

      Ringrazio anche gli utenti che hanno commentato il podcast su super8club.it, che è un sito pieno di appassionati di pellicola dove ci sono delle discussioni di livello culturale molto elevato e che proprio per questo apprezzo tanto. Non cito i loro nomi semplicemente perché in quel caso non sono a casa mia e non so se hanno piacere a sentirsi nominare, ma a loro dico pubblicamente un grande grazie.

      Siamo giunti alla conclusione del quarto episodio. Questa volta vi ho spiegato come guadagnare un po’ di soldi online con i vostri filmini di famiglia, o meglio con una strategia imprenditoriale che potrebbe passare anche da quelli. Nella prossima puntata magari cercherò di approfondire ulteriormente l’argomento, ma per ora, come diceva un vecchio giornalista americano

      arrivederci e buona fortuna.

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