Ascolta “Toilette per non bianchi” su Spreaker.
C’è una scena madre per raccontare questa storia: siamo nell’estate del 1965 e c’è una coppia, credo Francese, che sta facendo un tour in Nord America. Dopo aver visitato città all’epoca poco frequentate dai turisti, come Montreal o New Orleans, arrivano a Chicago e riprendono le strade di quella che, più di 4 decenni dopo, diventerà la città del primo Presidente nero degli Stati Uniti. Ho detto che si tratta probabilmente di Francesi, perché io, che sto guardando la pellicola nel millennio successivo a quello in cui è stata girata, l’ho comprata da uno “svuotacantine” di Parigi, ed è improbabile per quanto non impossibile che questa sia già passata di mano prima che io la trovassi su Ebay, e ho anche detto che siamo nell’estate del 1965 perché la città successiva che visitano è Miami, e ad un certo punto mentre riprendono una strada si vede l’insegna di un cinema con la locandina del film Harlow, che è uscito proprio in quell’anno, più precisamente a luglio ed è rimasto poche settimane nelle sale. Sono indizi che tanti anni fa, quando ho iniziato a collezionare pellicole, magari mi sfuggivano, ma che oggi, anche grazie a Google, riesco quasi sempre a collocare nello spazio e nel tempo, cosa che quando c’era solo l’enciclopedia Treccani non avrei potuto fare.
Ad un certo punto il cameraman indugia su un gruppo di persone che attendono il verde per attraversare la strada. 5 secondi, 10 secondi, tempi fin troppo lunghi per un regista amatoriale che usa la pellicola 8 mm, visto che questa costa un occhio della testa e uno dei più grandi difetti che riscontra un collezionista dei tempi del digitale come lo sono io, è che gli spezzoni sono troppo spesso corti per essere venduti nei siti che vi spiegavo nello scorso episodio.
Poi arriva il verde e il cameraman segue le persone mentre camminano, soffermandosi su una in particolare. Si tratta di un uomo che oggi, in tempi politicamente corretti, definiremo un Afroamericano, ma che all’epoca è, almeno negli Stati Uniti, semplicemente un negro, visto che quel Paese solo in quello stesso anno gli ha garantito il diritto di voto e fino all’anno prima lo obbligava ad utilizzare negli autobus posti riservati alla gente della sua razza.
La coppia di Francesi, che viveva probabilmente in una Parigi molto diversa da oggi e, almeno vedendo certi commenti sotto ad alcuni video storici che pubblico nel mio canale Youtube, rimpianta da tanti, si stupiva nel vedere un uomo di colore in giacca e cravatta attraversare la strada, e in virtù di tale diversità lo stava riprendendo. Sottolineo: io ho visto un sacco di film americani girati prima degli anni 60, e non intendo pellicole amatoriali ma quel genere di film con attori e registi che hanno fatto la storia del cinema. Ho visto anche una serie TV come Mad Man che è ambientata proprio in quel periodo e nella quale il tema della segregazione razziale è ben presente. Ma lì si tratta di finzione, e non sai mai quando quella descritta sia la realtà o la fantasia di uno sceneggiatore politicamente schierato, quindi ho dovuto aspettare di avere 40 anni e di comprare il filmato delle vacanze di una coppia di Francesi che nel 1965 si è fatta un viaggio negli Stati Uniti, per capire che aria tirava all’epoca e questo per un semplice motivo:
i film 8 mm sono la vita reale, sono l’occhio delle persone normali nei confronti di un mondo senza filtri. Sono Youtube decenni prima di Youtube.
Ci stiamo abituando ad una società che cambia ogni giorno, quindi è quanto di più scontato esista dire che ai tempi della pellicola 8 mm che, lo ricordo, già alla metà degli anni 80 è andata in disuso, tutto era diverso. Erano diverse le automobili, erano diversi i vestiti, erano diverse le abitudini. Una cosa che all’inizio della mia attività di collezionista mi stupiva era il tempo che le persone passavano a riprendere aerei ed aeroporti, dall’alto della momentanea ingenuità di una persona che, grazie alle compagnie aeree low cost, in più di un occasione si è fatto la giornata in una Capitale Europea: andata la mattina e ritorno la sera, spendendo molto di più per il pullman dall’aeroporto al centro che per il volo. Dico ingenuità perché, anche se da una ventina d’anni non ce ne rendiamo conto, una volta viaggiare in aereo era un cosa straordinaria e costosissima, quindi un qualsiasi regista amatoriale di film 8 mm si sentiva nell’obbligo di documentare l’evento, con buona pace di chi come me decenni dopo quel film se l’è comprato e con le riprese dal finestrino durante il volo non se ne fa nulla.
Una volta, sempre una coppia di coniugi senza figli si trovava in una spiaggia vicino a Città del Capo. Dico senza figli perché, lo sappiamo noi genitori, questi sono un bell’ostacolo al viaggio, e quella stessa coppia di tedeschi dell’ovest, come dimostra la loro intera collezione che ho comprato, viaggiava sempre da sola. In più, per le stesse congetture di cui parlavo all’inizio, il motivo per cui quelle pellicole oggi ce le ho io che nemmeno li conoscevo e la Germania Ovest, visto che oggi non esiste più, rimarrà uno di quegli Stati che non visiterò mai, è proprio perché nipoti o eredi lontani al momento della dipartita sono i primi a non farsene nulla dei ricordi dei loro parenti, e vendono per poche decine di euro a gente come me il patrimonio di ricordi che hanno ereditato.
Nel film siamo nel 1973. Prima inquadratura: c’è un surfista biondo capellone con la tavola in mano. Non sono già più gli anni d’oro dei Beach Boys ma, anche se è un podcast, è facile immaginare quel giovane che sembra uscito dal film “Un mercoledì da leoni”. Seconda inquadratura: c’è un cartello, simile a quelli che si trovano anche nelle nostre spiagge con scritte del tipo: “divieto di balneazione” o “i bagni sono attivi solo d’estate”. Quel cartello è scritto in due lingue, una è l’Africaans, che è una lingua simile all’Olandese che si parla da quelle parti. Uno come me, che non la conosce, la riporterebbe più o meno così:
Nie Blankes mans en vrouens.
L’altra è l’inglese, ed è:
Toilets non whites
ovvero bagni per non bianchi.
Fin qui nulla di nuovo: io sono nato nel 1977 e mi ricordo bene gli anni dell’Appartheid e tutto quello che ha portato alla sua fine. Però fa davvero strano rivederlo al giorno d’oggi, collocato nel tempo a pochi anni prima che nascessi io, che in uno strano Paese come l’Italia ero considerato un giovane fino all’altro giorno.
La domanda che mi faccio però è un po’ diversa. Il regista era un cinquantenne Tedesco dell’ovest. Lo so per certo, oltre che per aver trovato la pellicola in Germania, che è un buon indizio ma non la prova definitiva, anche perché, come ho detto, ho comprato un lotto intero di suoi film, quasi sempre ambientati all’estero, ma con frequente partenza da Francoforte. Ho detto cinquantenne, perché l’ho visto in ore di girato e posso sbagliarmi al massimo di 5 anni , quindi, qui andiamo un po’ più nel profondo: 1973 meno 50 implica che abbia fatto la guerra dalla parte perdente. Ne avesse anche solo 45 farebbe 1928, ed Hitler poco prima della fine arruolò i sedicenni, quindi siamo perfettamente congruenti con quel presupposto anagrafico.
Riprende il cartello perché ne è schifato o perché rimpiange quello che succedeva nel suo Paese quando aveva vent’anni?
Fosse un film isolato quello del Sudafrica nel 1973 il dubbio rimarrebbe, ma come ho detto è solo una piccola parte di un lotto di almeno una ventina che, visti tutti insieme, mi danno un quadro ampio della persona e mi fanno dire oltre ogni ragionevole dubbio che l’ipotesi è la prima, ovvero è stupito che possa esistere ancora uno Stato che obbliga le persone a servirsi di toilette diverse a seconda del colore della palle.
Se proprio volessi dirla tutta, non avendo la possibilità di intervistare quel signore, visto che da qualche anno ci ha lasciato pur essendo diventato una star postuma di Youtube con migliaia di visualizzazioni all’attivo grazie ai suoi film restaurati che ho pubblicato, è che al massimo poteva vedere il Sudafrica dell’Apartheid con la stessa ipocrisia con cui molti anni dopo i politici occidentali stringevano la mano a Gheddafi, salvo poi bombardarlo il giorno dopo in quanto improvvisamente diventato l’uomo più cattivo del mondo.
Sì, sono contrario alla politica del Sudafrica, ma ci vado in vacanza e finanzio con i miei soldi quel sistema, tanto una volta chiusosi lo sportello dell’aereo tutto ciò rimarrà solo il ricordo di una settimana alternativa da raccontare agli amici.
Anche qui niente di nuovo: è lo stesso pensiero che fanno oggi quelli che si vantano di essere andati a Dubai, che non è esattamente un posto democratico e tollerante, in un mondo che sembra fare dell’incoerenza il modo più efficace per raggiungere il benessere.
Niente di nuovo nel mio approccio: tanta storia è scritta con il principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio perché, per esempio, non si sono prove che quando Mussolini fu arrestato e ucciso sul Lago di Como stesse scappando in Svizzera. Semplicemente si analizza il quadro storico e gli elementi certi:
- la partenza da Milano,
- la vicinanza con il confine,
- l’arrivo imminente dei Partigiani
e si crea una versione buona per i libri di scuola, che tra l’altro, visto che si parla di Mussolini, sarebbe stata profondamente diversa se l’esito della guerra fosse stato un altro, ma questo è un altro discorso.
La vita del collezionista è anche questa:
- un po’ storico,
- un po’ investigatore,
- un po’ amante del cinema,
- un po’ tecnico che cerca nuovi strumenti per ottenere restauri di qualità sempre maggiore, mano a mano che la tecnologia migliora.
Come sapete io mi chiamo Daniele Carrer, ho una collezione di circa 700 film 8 millimetri inediti, comperati in giro per il mondo. Questi film rappresentano una lettura diversa della storia, perché la raccontano con gli occhi veri di chi non aveva un editore a cui rendere conto o, e questo non avveniva solo nelle Dittature, dello Stato, che censurava con molta più facilità di quello che accade oggi ciò che era contrario alla pubblica morale o al potere politico. Vi invito a sostenere questo podcast e l’eventuale realizzazione di nuovi episodi inserendo una recensione su Itunes. E’ assolutamente facile riuscirci, ci impiegate pochi minuti, e se non trovate sufficienti motivazioni per farlo considerate che la sola creazione di questa puntata mi ha impegnato per una giornata intera. Concludo come da tradizione con le parole di un vecchio giornalista americano, portato sullo schermo qualche anno fa in un bel film in bianco e nero, augurandovi
buona notte e buona fortuna.