Se l’uomo che comprò quasi per caso le foto di Vivian Maier non avesse messo in piedi un business su queste, l’Umanità non avrebbe mai conosciuto la storia immortalata in quelle immagini.
Se non avesse trovato degli investitori che gli hanno permesso di produrre un documentario costato centinaia di migliaia di dollari, oggi Vivan Maier sarebbe un titoletto sulla rubrica culturale di qualche giornalino di Paese, e non una delle fotografe più famose della storia, come testimoniano le 60 mila persone che ogni mese la cercano su Google (tante quante cercano Henry Cartier-Bresson ed Helmut Newton).
Come Vivian Maier, ma con i film amatoriali
Nel 2013 ho iniziato ad acquistare su Ebay film amatoriali 8 mm, super 8 e 16 mm, i formati che furono utilizzati dagli anni 30 agli anni 90 del 900 per le riprese in ambito famigliare.
Quei supporti, a differenza di quelli che li hanno sostituiti, VHS e video 8, non sono soggetti a forte deperimento, ma hanno il grosso difetto di essere fruibili solo grazie a dei proiettori che sono fuori produzione da decenni. Anche nel caso se ne trovasse uno questo è parecchio scomodo perché è rumoroso, necessita di un telo ingombrante per la visualizzazione e funziona con lampade che vanno sostituite dopo poche ore.
In questo contesto, il dramma è che quando l’autore che li aveva creati muore, quei film finiscono in discarica, perché gli eredi, non sapendo come guardarli, pensano che non esistano più apparecchiature in grado di riprodurli. Così facendo va persa per sempre anche la storia che racchiudono.
Il filmato qui sopra, per esempio, è stato girato a Milano nel 1971 e ritrae il laghetto del Parco Lambro poco prima che sparisse (ho trovato anche riprese dello stesso luogo l’anno successivo, quando oramai il laghetto non c’era più).
Il punto di vista del regista amatoriale che ha fatto le riprese, che in questo caso si chiama Carlo Casu e con il quale mi sono accordato per distribuire una parte dei suoi film, è quello del frequentatore di quei luoghi in quell’epoca, che è ben diverso da quello del documentarista professionale che necessariamente ritraeva invece una realtà costruita.
Sapere che questi pezzi di storia film finiscono molto spesso nella spazzatura mi fa venire i brividi, ma purtroppo accade nel 90% dei casi, soprattutto in Italia dove il lavoro dello svuota-cantine non è particolarmente comune come in altri Paesi.
Negli USA, per esempio, esiste la tradizione delle estate sale, grazie alle quali è stata salvata anche la collezione di Vivian Maier, acquistata per 380 dollari da John Maloof (la storia la trovate su Wikipedia). Si tratta di aste che vengono organizzate con il patrimonio di alcune persone, perché queste sono appena decedute o per altri motivi (Vivian Maier non pagava l’affitto).
In Germania e in Francia si ottengono buoni risultati di salvataggio di materiale di valore storico grazie agli svuotacantine che, anche da noi ci sono, ma non hanno la stessa sensibilità dei loro colleghi d’oltralpe, vista la scarsa quantità di film amatoriali che, lo certifico, si riescono a trovare su Ebay Italia.
Anche per questi motivi la mia collezione proviene soprattutto dall’estero.
Una storia che può andare persa per sempre
Se si considera che fino al 1975 da noi c’erano solo due canali televisivi, è facile capire che tutto ciò che non è Roma, Milano e poche altre città, è stato immortalato nei 40 anni precedenti a quella data solo dalle pellicole amatoriali, che raccontano una storia che, se finisce nella spazzatura, sparisce per sempre.
In questo presupposto sono intervenuto io con un progetto che, oltre alla salvaguardia delle pellicole, prevede anche la pubblicazione di queste su YouTube che, ricordo, non è più un progetto per pochi, ma è visto ogni mese dalla metà degli Italiani (molto più della gran parte dei Canali televisivi).
Questi sono i numeri raggiunti dal mio canale YouTube dopo anni di lavoro:
Nel presupposto che i video esistono solo se la gente li vede, perché rinchiuderli in un caveau a temperatura controllata è sicuramente meglio di portarli in discarica, ma se questi non vengono resi pubblici la storia che custodiscono non contribuisce al benessere culturale del mondo, ho lavorato perché questi potessero essere accessibili al pubblico più grande possibile.
Oggi sono visti 600 mila volte al mese. Vale a dire che la collezione costruita solo con le forze di un Cittadino che non ha chiesto un euro di contributi pubblici ha un audience superiore a quella di una prima serata di La7 o Rete 4 e, a differenza di queste (non me ne vogliano), i valori culturali messi in campo sono decisamente più nobili.
Il business che ho dovuto mettere in piedi
Non essendo ricco di famiglia avevo due possibilità per portare avanti il mio progetto: pellegrinare per gli assessorati alla cultura di mezza Italia perdendo mesi tra complimenti di facciata e tanti le faremo sapere, o fare da solo e monetizzare la collezione, reinvestendo tutto quello che ricavavo.
Per mia fortuna, dal 2006 sono diventato un discreto produttore di stock footage, ovvero di spezzoni di video che alcune agenzie online vendono a pubblicitari e documentaristi (lo spiego molto più approfonditamente in questa pagina in un altro mio sito). Il passaggio dai contenuti contemporanei a quelli storici è stato quindi naturale per me.
Quello che ho fatto non è alla portata di tutti. Ogni tanto qualche ricercatore universitario mi contatta dopo aver visitato il mio canale Youtube, con la speranza di poter lanciare un progetto simile al mio. La mia risposta, senza giri di parole, è che non può riuscirci, perché anche se trovasse un milione di euro di finanziamenti, in un contesto controllato dallo Stato, sarebbe come sperare che in qualche eccellenza accademica nasca un motore di ricerca che faccia concorrenza a Google.
Il vero ostacolo, cioè creare delle procedure di lavoro efficienti, non è superabile in un contesto dove le decisioni, essendo condivise, non possono essere prese velocemente. Trasformare quelle che su Ebay sono delle inserzioni anonime, dove al massimo si vede la bobina ma non il contenuto di questa, in dei filmati utilizzabili dalle produzioni televisive e documentaristiche di tutto il mondo non è un’impresa per tutti, perché richiede cultura storica, conoscenza del supporto di registrazione, capacità tecnica di montaggio, esperienza nel settore dello stock footage e decisionismo, caratteristiche che difficilmente risiedono in una sola persona.
Creare una macchina produttiva che funziona significa, oltre che evitare di perdere tempo elemosinando soldi pubblici, dover fare quello che uno storico non farebbe mai, ovvero buttare quello che non serve. In molti anni di lavoro come montatore professionista, ho ottimizzato questa mia caratteristica: saper tirar fuori la parte più interessante delle cose. Dando, attraverso questa selezione, maggiore forza a quello che rimane, ad un prezzo intollerabile per un uomo di cultura: condannare all’oblio eterno quello che resta fuori.
I film si acquistano sempre nella speranza che in questi siano immortalate le Torri Gemelle, il ritiro della Nazionale Italiana nel 1970 dopo il 4 a 3 con la Germania (come nel filmato qui sopra) o i Beatles che suonano ad Amburgo nel 1961 (quest’ultima è l’unica delle tre cose non mi è ancora riuscita). In realtà questi sono pieni di cene di Natale, compleanni o picnic in mezzo alla natura, eventi che hanno un valore storico, ma dai quali è molto difficile trarne un vantaggio commerciale, senza il quale la mia collezione imploderebbe domani.
In quei casi il modo migliore per agire è guardarli in un minuto e, anche nella consapevolezza che senza il mio intervento quel pezzo di storia non esisterà più, avere la forza di volontà di fermarsi e rimettere in vendita quello stesso film su Ebay, consci che a quel punto il destino migliore che gli possa capitare è entrare a far parte dei trofei di qualche collezionista che se lo guarderà in solitaria una volta e poi lo riporrà su uno scaffale.
Mettere in piedi un sito che vende film storici
Mentre guardavo Alla ricerca di Vivian Maier, da ex uomo di televisione ero colpito, oltre che dalla magnifica storia della fotografa, anche dallo sforzo produttivo messo in piedi.
Uno dei problemi che più mi spaventa dell’Italia è il rapporto che c’è tra politica e cultura. Questo dà per scontato che la prima finanzi la seconda, cosa che è sempre vincolata all’interesse di chi quella politica la porta avanti di ricevere un tornaconto carrieristico derivante dall’assegnazione dei fondi pubblici. Tale interesse non coincide quasi mai con la ricerca del benessere culturale della collettività.
Grazie alla pubblicazione delle foto di Vivian Maier il mondo è un posto migliore. In maniera minore, è migliore anche grazie ai film storici che ho salvato dalla discarica, perché le persone che li guardano sono messe nelle condizioni di osservare la vita reale di tanti anni fa senza i filtri dei documentari istituzionali di quel periodo, avendo così un elemento in più per maturare un’opinione sulle differenze con quello che accade oggi.
Tutto questo nè stato ottenuto dando al mio progetto una dimensione di business, come ha fatto il proprietario della collezione di Vivian Maier. Alla fine questo modo di operare ha permesso a tutti di guadagnare: a chi guarda, che così può osservare con i suoi occhi un pezzo di storia e a noi produttori, che con i guadagni che stiamo ottenendo non siamo stati costretti a relegare i nostri progetti al girone dell’inferno dei passatempo, che nel mio caso avrebbe significato salvare 5 film all’anno anziché 400.
In Italia, in certi ambienti, il denaro è lo sterco del diavolo. Questo presupposto ha portato lo Stato a diventare il protagonista finanziario del mondo della cultura. Il problema è che la selezione dei soggetti su cui investire non può essere affrontata accontentando tutti. L’obiettività nel valutare se sia opportuno finanziare quella sceneggiatura, fare una certa mostra o rifare l’Ara Pacis esiste solo in quelli che pretendono di essere i depositari della conoscenza, categoria che dalle nostre parti per altro non manca.
Nel momento in cui agli spin doctor dei partiti si sostituisce il business, la quantità di problemi che si risolvono è di gran lunga superiore a quella che si crea che, sono il primo ad ammetterlo, purtroppo è un dato di fatto, ma è il male minore visto il modo approssimativo in cui si muove lo Stato.
In questo presupposto, dall’esperienza del mio canale Youtube, ho creato un sito, il cui unico scopo, non me ne vergognerò mai a dirlo, è fare più soldi possibili. Quel denaro finanzierà i prossimi film che acquisterò, uno scanner di qualità ancora maggiore o il tempo che mi serve per imparare tecniche di restauro più efficaci per consegnare al mondo ancora più storia.
Nel mettere in piedi un progetto in questo modo, il proprietario della collezione di Vivian Maier mi ha insegnato un sacco di cose.
Daniele Carrer
Chiunque sia interessato a giungere ad un accordo per distribuire la sua collezione di bobine 8 o 16 mm, o a digitalizzare i suoi film (8 mm, super 8 e 16 mm – muti o sonori) con il telecinema del mio laboratorio, può contattarmi usando il modulo qui sotto: