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Il telecinema

Fare telecinema di film 8 mm e super 8

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Restaurare film 8 mm: le impostazioni per correggere i segni del tempo

La professionalità con cui si restaurano i film 8 mm e super 8 fa la differenza tra il:

  • buttare i propri ricordi,
  • conservare (e tramandare) qualcosa che, se andasse persa, non sarebbe mai più recuperabile.

Ecco perché tra i laboratori che effettuano la digitalizzazione delle pellicole esistono:

  • servizi che lavorano a prezzi di saldo, in cui il presunto restauro si limita a riprendere con lo smartphone il quadro sul muro illuminato dal proiettore (procedura che oltre a ottenere una qualità d’immagine scarsa rischia anche di rovinare irrimediabilmente il supporto).
  • servizi professionali, portati avanti da persone che sanno quello che fanno e che hanno a cuore l’importanza della storia immortalata nelle pellicole 8 mm.

Questo è uno dei tanti lavori che ho effettuato (siamo a Pisa nel 1967), anche se sembra girato ieri guardando la qualità del video:

Giudicate voi a quale delle due categorie appartiene il mio laboratorio.

Consigli approfonditi per il restauro (solo per gente molto appassionata)

Non tutti hanno:

  • voglia,
  • tempo

di imparare a restaurare i film 8 mm e super 8. Guardando al mio laboratorio, avendo uno scanner di acquisizione molto costoso, se qualcuno volesse ottenere la stessa qualità di restauro, dovrebbe anche investire migliaia di euro per comprare le apparecchiature.

Premesso questo però, per chi volesse procedere con le proprie forze, mi permetto di condividere dei consigli sulle diverse fasi della lavorazione che trasformano una pellicola analogica segnata dal tempo in un file digitale restaurato.

L’esposizione

Per quanto riguarda l’esposizione delle singoli immagini è prassi acquisire i film sottoesponendoli leggermente, perché la quantità di bit colore dei file jpg che elabora uno scanner professionale è molto alta, quindi, in fase di montaggio, la luminosità si può aumentare senza ripercussioni sulla qualità del video finale (se il film è in buono stato di conservazione ed è stato girato con una tecnica accettabile).

Adottando questa soluzione, l’ideale è intervenire poi sul filmato restaurato con un qualsiasi software di editing (DaVinci Studio, Final Cut, Adobe Premiere,), aumentando la luminosità, perché la procedura corretta che anch’io uso per i video della mia collezione (pubblicata su footageforpro.com) con la quale ho fornito produzioni andate in onda sulla BBC, su Netflix e su Prime Video, è ottenere prima un’immagine un po’ scura, per poi correggere durante il montaggio.

Si procede in questo modo perché se lo scanner fosse impostato con l’esposizione automatica, al cambio di scena si verificherebbe un fastidioso effetto di sovraesposizione (fino allo stabilizzarsi del sensore).

Se invece lo scanner fosse impostato in manuale, ma con un’esposizione maggiore, le immagini che in ripresa sono state, anche solo leggermente sovraesposte, cosa che accadeva frequentemente con i film 8 mm e super 8, a differenza di quelle sottoesposte sarebbero molto meno recuperabili durante il restauro.

I software per restaurare i film (consigli pratici per veri appassionati)

Il mio restauro dei film 8 mm e super 8 si svolge in questo modo.

  1. Acquisisco la pellicola fotogramma per fotogramma con il mio scanner (il FilmFabriek HDS+).
  2. Con il programma DaVinci Studio correggo i colori, la luminosità, la grana e altre imperfezioni che sono presenti.

DaVinci Studio è un programma professionale e richiede molta esperienza per produrre buoni risultati. Dopo aver lavorato a migliaia di film, sia del mio archivio personale (lo potete vedere nel mio Canale YouTube), sia delle centinaia di clienti che si sono rivolti a me, oggi sono perfettamente in grado di togliere la gran parte dei segni del tempo che si accumulano su pellicole che, magari, hanno 50/60 anni, o anche più:

  • togliendo i puntini neri e i graffi (grazie al plug in Neat Video)
  • modificando livelli, luminosità, contrasto, saturazione e tutti i valori dell’immagine che il tempo ha fatto deteriorare.

Ci sono delle alternative a DaVinci Studio. Alcune efficaci ma ancora più complicate, come VirtualDubMod, un software Open Source che richiede una certa esperienza di programmazione per essere utilizzato e non ha un servizio di assistenza. Altre più semplici, ma non altrettanto precise, visto che ogni programma di montaggio, anche amatoriale (Pinnacle Studio, Movie Maker, Moravi Video Editor), ha funzioni di correzione basilari.

Una volta deciso il software, la vera sfida è impostarlo nel miglior modo possibile. Ciò richiede tanto studio e tanta passione, se si vogliono ottenere buoni risultati.

Il peso dei file che si esportano

La dimensione dei file video che si ottengono dal restauro, dipende da:

  • formato
  • risoluzione
  • codec

che si impostano in fase di esportazione.

Se, per esempio, si vuole il Full HD, 1920×1080, per apprezzarlo non ci si deve limitare ad esportare a quella risoluzione, ma bisogna lavorare in tutte le fasi precedenti con la stessa, e bisogna farlo con cognizione di causa. Non serve, infatti, essere perfezionisti quando il perfezionismo è inutile. Per esempio, la sequenza di fotogrammi che crea il mio scanner può essere indifferentemente:

  • jpg (compressa)
  • tiff (non compressa)

ma, da diverse prove che ho effettuato, posso dire che la differenza di qualità, di fatto, non è visibile. Quindi attenzione.

Le fasi del restauro

Dopo aver acquisito, importo le sequenze di fotogrammi in DaVinci Studio e le divido nelle diverse inquadrature. Su queste applico una prima correzione generica e poi passo gli spezzoni uno ad uno impostando, eventualmente, delle correzioni su misura. Una volta terminato il restauro, esporto il filmato in:

  • un formato
  • una compressione (codec)

compatibile con tutti i computer e tutti i televisori, ovvero:

  • .mov,
  • codec H.264

Lo stesso filmato può essere anche importato da chi lo riceve in un software di montaggio, così da inserire musiche, titoli ed eventualmente togliere gli spezzoni indesiderati.

I file .mov, codec H.264 possono avere diversi livelli di compressione che determinano la loro dimensione finale. In linea di massima, un filmato di mezz’ora pesa circa 2 Gb, e un filmato di 3/4 minuti, che corrisponde alle bobine da 7,5 cm di diametro, pesa circa 300 Mb.

Un filmino delle vacanze degli anni ’60

Questo è un film girato nel 1969 nella spiaggia di Rimini, ed è indicativo della qualità media che si può ottenere lavorando nel modo giusto con i filmati amatoriali di quell’epoca, visto che non è impeccabile dal punto di vista della tecnica di ripresa e dei parametri tecnici impostati, essendo leggermente sovraesposto.

In fase di restauro, se si sa come intervenire, anche in queste condizioni si possono però ottenere buoni risultati:

Il film in questione, essendo stato acquisito con l’esposizione manuale, è stato trasformato in un video infinitamente migliore di quello ottenibile lavorando con l’esposizione automatica, con la quale troppe parti avrebbero un’immagine “bruciata” e quindi irrecuperabile.

Gli scanner per pellicola 8 mm e super 8 economici

Gli scanner per film 8 mm e super 8 di buon livello partono tutti da almeno 10 mila euro. Quindi non ha nessun senso per una collezione che si acquisisce una volta per tutte in qualche giorno di lavoro, acquistarne uno.

Il modello più economico per ottenere buona qualità è il MovieStuff Retro Universal che trovate illustrato in questa pagina direttamente dal produttore.

Poi ci sono prodotti molto economici sul mercato, come il:

  • Reflecta Film Scanner Super 8 – Normal 8

che su Amazon costa intorno ai 400 euro e di cui esistono versioni identiche di altre marche (Film2Digital, Somikon…). O il:

  • Reflecta Super 8 Scanner

che si fa fatica a trovare ancora sul mercato, perché è un modello di qualche anno fa, e cche osta intorno ai 1000 euro.

Ho feedback diretto solo sul secondo modello, perché ce l’ha un amico, e posso garantire che non ne vale la pena.

I fotogrammi al secondo: differenze tra ieri e oggi

Fatto salvo per i rarissimi film 8 mm e super 8 girati in cinemascope (come il primo incorporato in questa pagina, girato a Pisa nel 1967) la differenza estetica che subito salta agli occhi tra un film amatoriale dello scorso secolo e un video odierno è il formato dello schermo.

I film 8 mm e super 8 erano infatti in formato 4/3, mentre i moderni video delle videocamere e degli smartphone sono in formato 16/9. I primi quindi, su un moderno televisore, si vedono con le bande nere verticali.

Nonostante l’apparenza, però, c’è un’ulteriore differenza tra i filmati di ieri e quelli di oggi, ed è ben più complicata da adattare ai moderni televisori/smartphone/computer: il numero di fotogrammi al secondo, che una volta erano 16 (film 8 mm) o 18 (film super 8) e oggi sono 25.

In questa pagina spiego tutto in maniera approfondita, e in quest’altra, per chi ha voglia di applicarsi, spiego come ottenere i migliori risultati nella conversione usando Adobe After Effects.

Faccio notare che nessuno dei laboratori che effettua digitalizzazioni di pellicola nomina tale questione. Ciò è esemplificativo del loro livello di serietà.

Adattare il numero di fotogrammi al secondo

Per adattare il numero di fotogrammi al secondo, si può procedere con un restauro che trasforma i 18 o 16 fotogrammi al secondo in 25 ripetendo (circa) un fotogramma ogni tre, sacrificando così la fluidità dei movimenti di quello che si vede, che appare scattoso.

E’ il metodo utilizzato da tutti i laboratori, compreso il mio, perché è il più semplice da gestire.

Interpolazione

In alterativa si può, con un metodo definito interpolazione (interpolation o sampling in inglese), ricreare i fotogrammi mancanti con un software, come faccio io con i video della mia collezione privata (guarda i miei video storici su YouTube). In quel caso il programma trasforma i 18 o 16 fotogrammi al secondo in 25 ricreando da zero i 7 o 9 fotogrammi mancanti, senza quindi ripetere quelli esistenti.

Si tratta di una lavorazione molto dispendiosa a livello di tempo, perché in alcuni passaggi richiede un intervento manuale dell’operatore:

  1. quando il computer non è in grado di calcolare perfettamente i fotogrammi e quindi bisogna tagliare qualche scena (di solito l’1 o 2% del totale)
  2. ad ogni cambio di inquadratura, quando si crea un fotogramma che fonde l’ultimo della scena precedente con il primo della successiva.

Quest’ultimo effetto non è fastidiosissimo ma, se si è puristi dell’immagine, bisogna mettere in conto di ripulire quell’imperfezione.

Conclusioni

Non esiste tecnologia attuale e futura in grado di ricreare un film amatoriale su pellicola una volta che questo è stato buttato, e nemmeno di recuperare la qualità di un film che è stato acquisito con metodi poco professionali.

In tanti anni di lavoro mi è capitato tante volte di parlare con clienti a cui avevo restaurato alcuni loro film e che dopo aver visto il risultato da me ottenuto mi avevano chiesto di intervenire anche su pellicole che avevano buttato e di cui conservavano solo il file digitale precedentemente digitalizzato da laboratori poco seri. La delusione che ricevono quando scoprono che non si può fare più nulla è la più grande pubblicità che posso fare al mio laboratorio.

Se la pellicola è stata cestinata, non esiste (e non esisterà mai) una tecnologia in grado di recuperare un acquisizione fatta male.

Fino a 20 anni fa, meno di una famiglia su 100 aveva una cinepresa in casa. Chi ha avuto la fortuna di essere stato ripreso in un’epoca in cui i film amatoriali erano per pochi dovrebbe pensarci due volte prima di affidare i propri ricordi a servizi di digitalizzazione non all’altezza della situazione.

Daniele Carrer

Daniele Carrer di fronte alla sua collezione di film 8 mm e film super 8

Chiunque sia interessato a digitalizzare i suoi film 8 mm e super 8, muti o sonori, con il mio telecinema può contattarmi usando il modulo qui sotto:

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